DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Arianna Ravelli per “corriere.it”
Anche il Milan ha i suoi miliardari cinesi. Dopo tanto mistero la cordata che è a un passo dall’acquistare il club (firma del preliminare la prossima settimana) comincia ad avere dei nomi e delle facce. Non appartengono — come per la verità era già emerso — ai cinesi più famosi, pubblicizzati (e smentiti) nei mesi scorsi.
Sono facce e nomi meno conosciuti (rivelati da Bloomberg) — che con il passare delle ore hanno trovato più di una conferma —, ma non per questo meno solidi (e rassicuranti per i tifosi): Zheng Jianming (occidentalizzato in Steven Zheng), per esempio, 50 anni, a dispetto del bassissimo profilo che ama tenere e dei giubbottini da vela casual che predilige («Non ho mai indossato un completo», ama ripetere), è il 77° uomo più ricco di Cina, secondo Forbes.
È fondatore e presidente della Asia Pacific Resources Development Investment, una società, basata a Hong Kong, che sta pensando di quotarsi a Wall Street, e che ha investito soprattutto in energie pulite, dai pannelli solari alle auto elettriche e i sistemi geotermici.
Ecco perché, a un esame più approfondito, sembra che sia lui, il nome volutamente fin qui rimasto più in ombra, il vero leader della cordata che vuole comprarsi il Milan: di sicuro è quello con la fortuna personale maggiore, vedremo se sarà anche quello — tra i 6-7 soci — che ha deciso di investire di più nel Milan. Le risorse però non dovrebbero mancare, la sicurezza in se stesso neanche («In tanti anni, mi sono sempre concentrato nello sviluppo di tutta la catena dell’industria: ecco perché non ho mai fatto un errore»): Zheng racconta di aver accumulato entrambe con investimenti al momento giusto (anche nel mercato immobiliare).
L’altro nome, che secondo Bloomberg è a capo della cordata del Milan, è Wu Shenjun (occidentalizzato in Sonny Wu), 48 anni, cofondatore di Gsr Capital, che fa parte del fondo di investimenti Gsr Venture, di cui è uno dei manager director, non l’unico proprietario. Anche questa società ha investito in energie rinnovabili (è questo un punto di contatto con Zheng, ma anche con il futuro a.d. del Milan Nicholas Gancikoff), ma anche molto altro: veicoli elettrici, tecnologie informatiche, nuovi materiali farmaceutici, oltre a specializzarsi nel far crescere start up.
Wu — che ha detto di voler costituire con Berlusconi «una partnership sul mercato globale» — si è trasferito in Canada da giovane con i genitori insegnanti, ha studiato alla British Columbia, a Berkeley (abbandonò il dottorato in fisica perché «non avrei avuto una chance di vincere il Nobel», come ha raccontato a Fortune) e al Mit di Boston. Ha iniziato a fare business negli Usa (dove ha conosciuto l’advisor Sal Galatioto, che ha aiutato a mettere assieme la cordata), ha tentato senza riuscirci di comprare una divisione della Philips.
La Gsr (sedi a Pechino, Singapore e Silicon Valley) ha creato un fondo per le acquisizioni all’estero (pare con disponibilità 5 miliardi), ma non è chiaro se l’investimento nel Milan è personale di mr Wu o del fondo.
Quello che si sa è che alla firma del preliminare sarà versata la famosa caparra/penale di 100 milioni (Fininvest la incasserà se la cordata cinese dovesse ripensarci prima del closing): i 100 milioni saranno versati in due tranche, subito 15, poi altri 85. Anche Bloomberg conferma la valutazione fin qui data del Milan: 750 milioni (debiti compresi) per il 100% che dovrebbe passare di mano tutto e subito.
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