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D’Alema, docente a contratto della Link University, difende Conte e il mondo Link sul caso Barr: “non vedo dove sia il giallo. Sinceramente mi sembra si sia fatta una gran confusione attorno a un episodio che rientra nella normale collaborazione fra Paesi alleati”
— jacopo iacoboni (@jacopo_iacoboni) 11 ottobre 2019
D' ALEMA SI IMPROVVISA DIFENSORE DI CONTE
Carlo Tarallo per la Verità
Cosa dirà, davanti al Copasir, Giuseppi Conte? Quale sarà la sua linea difensiva, rispetto a chi lo accusa di aver utilizzato i servizi segreti italiani al fine di ingraziarsi il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump? Ieri l' agenzia Adnkronos ha pubblicato un servizio che anticipa, in qualche modo, quella che potrebbe essere la strategia di Conte, a partire da quando sarà convocato in audizione dal Copasir.
«Fonti Usa con diretta conoscenza», scrive l' Adnkronos, «delle visite compiute a Roma dall' attorney general William Barr e dal procuratore John Durham esprimono una certa sorpresa per quanto sta accadendo nel nostro Paese. Barr, spiegano, ha incontrato i capi dell' intelligence italiana nella sua veste di vertice dell' Fbi quale supervisore e direttore delle attività del dipartimento di Giustizia. Fbi che oltre a una divisione investigativa interna ha anche una divisione intelligence.
È quindi in questa veste, che Barr ha chiesto e ottenuto gli incontri avvenuti ad agosto e a settembre, entrambi nella sede di Piazza Dante. Ed è per questo che Barr e il premier Giuseppe Conte, stando sempre alle fonti Usa, non hanno mai avuto alcun contatto diretto, nemmeno telefonico». Dunque, stando a questa ricostruzione, Conte potrebbe sostenere (la data dell' audizione verrà decisa martedì 15 dall' ufficio di presidenza del Copasir e cadrà nella settimana successiva) di non essere a conoscenza degli incontri di Barr e Durham con i capi dei servizi segreti italiani, poiché Barr avrebbe contattato direttamente la nostra intelligence, per uno scambio di informazioni che tra Paesi alleati fa parte della consuetudine.
Certo, è possibile che Trump abbia anticipato telefonicamente a Conte l' arrivo di Barr in Italia, ma su questo punto non ci sono conferme neanche dalle fonti Usa.
Cosa avrebbero chiesto Barr e Durham ai nostri 007? Naturalmente, se avessero raccolto elementi riguardo a presunti complotti contro Trump nel periodo immediatamente precedente alle elezioni presidenziali americane del 2016. Inoltre, Barr e Durham avrebbero chiesto informazioni sul professore maltese Joseph Mifsud. I nostri servizi, stando alle fonti Usa, avrebbero risposto picche a entrambe le domande poste dagli americani: nessuna prova di complotti contro Trump sarebbe stata mai riscontrata in Italia, e nessuna informazione su Mifsud sarebbe stata data a Barr e Durham.
Pochissime sono ancora le certezze su questo incontro, quindi, tranne una: è evidente che nel 2016 la corsa alla Casa Bianca è stata un duello all' ultimo sangue tra Trump e Hillary Clinton, e nessuno può escludere che in questo braccio di ferro abbiano avuto un ruolo anche altre nazioni; ora che siamo entrati nella campagna presidenziale per il 2020, sia Trump che i dem americani faranno di tutto per trovare, in giro per il mondo, materiale che possa avvantaggiare la propria campagna e danneggiare quella dell' avversario. Ieri anche Massimo D' Alema, alla Stampa, ha detto la sua sulla vicenda: «Non vedo il giallo.
Se il governo di un Paese alleato chiede di poter incontrare i capi dei servizi italiani», ha spiegato D' Alema, «è giusto che lo possa fare. Chi poteva opporre un diniego? Parliamo del nostro principale alleato. Non ho alcun dubbio che l' interlocuzione si sia mantenuta sul terreno della correttezza e del rispetto delle nostre prerogative. Sinceramente», ha aggiunto D' Alema, «mi sembra si sia fatta una gran confusione attorno a un episodio che rientra nella normale collaborazione fra Paesi alleati».
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