“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Marco Antonellis per Dagospia
Conte chi? A dispetto del "volemose bene" elargito a piene mani dalle dichiarazioni ufficiali non sono mai stati così tesi come in queste ore i rapporti tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (sempre blindatissimo in ogni dove dal suo uomo ombra Rocco Casalino) e i dioscuri di Lega e 5 Stelle Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Tanto che in nottata si era addirittura sparsa la voce delle possibili dimissioni del Premier se i due vice non avessero accettato di buon grado di bere l'amaro calice dell'accordo con l'Europa a tutti i costi.
"Conte da qualche giorno è in pieno delirio di onnipotenza" raccontano tra il serio e il faceto dal Movimento 5Stelle che pure lo aveva fortemente voluto a Palazzo Chigi: "Da quando l'establishment gli fatto credere che cedere dal 2,4% al 2,04 nel rapporto deficit/Pil sia stato un enorme successo politico non riusciamo più a gestirlo" spiegano, invece, senza mezzi termini da parte leghista. Anche la visita a Papa Bergoglio è stata funzionale a questo schema "benedetto" da Sergio Mattarella: rendersi sempre più autonomo e indipendente dai dioscuri di governo, i leader di Lega e 5Stelle.
"È un Premier che ormai pensa al dopo" spiegano ambienti di governo. "Ha capito che non conviene farsi troppi nemici nell'establishment" spiegano non senza malizia alcuni deputati in Transatlantico "soprattutto se presto o tardi dovrà tornare alla professione di avvocato". A differenza di Di Maio e Salvini "lui un lavoro ce l'ha". E intende tenerselo stretto anche per il futuro.
Ma in Parlamento c'è anche chi sussurra che Conte voglia fare un percorso alla Lamberto Dini con un partitino tutto suo da presentare alle europee piuttosto che sfidare Dibba come candidato premier a 5Stelle in vista delle prossime elezioni politiche (Casaleggio, a quanto pare, non sarebbe del tutto contrario all'ipotesi).
Il più contento di tutti in queste ore siede però al Quirinale: "Finalmente a Palazzo Chigi abbiamo un Premier che ha trovato un suo spazio di manovra politica, in grado di fare la sintesi tra posizioni diverse e che non si limita più a fare il portalettere dei leader di Lega e 5Stelle". Esattamente quello che voleva, sin dall'inizio, il Capo dello Stato (e che spesso era stato oggetto di colloqui riservati) tanto che per mesi era stato il cruccio di tutti i consiglieri del Colle. Ma alla fine, il partito del Quirinale ha vinto ancora una volta.
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