FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
Alessandro Trocino per il Corriere della Sera
«Se la posizione del Pd è quella di Renzi, allora torniamo al voto subito. Anche a giugno». Luigi Di Maio è deluso, arrabbiato, quasi indignato. Ascolta le parole di Matteo Renzi da Fabio Fazio e capisce che è tutto finito, che le aperture dei giorni scorsi di esponenti del Pd non servono a niente. Perché decide tutto Renzi con il suo «ego smisurato». Ci sarebbe ancora la direzione dem del 3 maggio, ma il dado ormai sembra tratto.
Nel caso di un esecutivo congiunto, il Movimento era pronto a cedere quattro o cinque ministeri, senza mollare la poltrona di premier per Luigi Di Maio. Ma l' ipotesi sembra tramontare. Come conferma anche il commento a caldo di Max Bugani: «Renzi quando vuol far ridere, sbaglia la battuta. Quando vuol fare lo statista, pecca di arroganza. Quando vuol fare il realista, emerge un finto modesto. Quando vuol giocare in attacco, sbanda in curva. Quando vuol ribaltare la frittata, gli cadono le uova sui piedi».
La lettera di Di Maio al Corriere della Sera aveva chiarito i punti di convergenza potenziali con i dem, sulla scorta anche del rapporto commissionato al professor Giacinto Della Cananea. E pazienza se il docente aveva sentenziato: «Sarà arduo formare un governo coeso». La politica ha le sue strade, che gli accademici talvolta ignorano. Ma in questo caso, la strada è un vicolo cieco. Fino a poche ore prima della trasmissione, i vertici dei 5 Stelle continuavano a dirsi fiduciosi: «Renzi parla con due lingue, una pubblica e una privata». In serata, la rabbia nel Movimento era palese: «Ci siamo fidati di lui, ma è stato falso e ipocrita».
E dunque? Dunque, il Movimento sbanda. Il tempo per riprovarci ci sarebbe: «Abbiamo trattato per 50 giorni con la Lega, potremmo aspettare ancora un po'». Ma aspettare cosa? L' affaire Renzi somiglia sinistramente al caso Salvini.
In entrambi i casi i 5 Stelle aspettavano con fiducia un passo nella loro direzione. In entrambi i casi sono arrivati solo no. Ora si potrebbe pensare a riaprire il forno con la Lega. Ma a meno di un' improvvisa resipiscenza di Salvini, magari collegata ai risultati delle urne in Friuli Venezia Giulia, una convergenza passerebbe da un via libera in qualche forma a Berlusconi e dal passo indietro di Di Maio.
Alcuni parlamentari M5S lo chiedono da giorni. Ma il leader sembra fermo. E Berlusconi resta il «male assoluto».
E dunque si guarda al voto.
Volendo, ci sarebbe tempo per andarci a giugno, magari il 24, in concomitanza con il secondo turno delle Amministrative. La decisione va presa entro il 9 maggio, per rispettare la finestra di 45 giorni. Altrimenti, a ottobre. Ma servirebbe un esecutivo ponte. Di che tipo e appoggiato da chi, è tutto da scoprire.
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