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Estratto dell’articolo di Alessandro Di Matteo per “La Stampa”
Il governo andrà avanti e, salvo colpi di scena dell'ultimo minuto, le speranze dei governatori del nord della Lega sembrano destinate ad andare deluse.
Sul terzo mandato dei presidenti di regione palazzo Chigi non intende mollare, nonostante l'appello di Massimiliano Fedriga ieri su La Stampa: al prossimo Consiglio dei ministri dovrebbe essere formalizzata la scelta di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale della Campania che manda in fibrillazione il Pd (perché di fatto autorizza un terzo giro per Vincenzo De Luca), ma che è materia esplosiva anche per il centrodestra, visto che regioni importanti come Veneto e Friuli sono guidate da due presidenti che alle prossime elezioni non potrebbero ricandidarsi.
VINCENZO DE LUCA ALFREDO MANTOVANO A POZZUOLI
«Gli uffici legislativi stanno ultimando la verifica, ma l'intenzione è di impugnare la legge», conferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, Fdi.
Le verifiche sono necessarie, perché quando si tratta di questioni giuridiche è sempre bene studiare tutti i particolari. E mai come in questo caso i dettagli sono fondamentali, appunto perché le partite in gioco sono tante.
Vincenzo De Luca, innanzitutto, potrebbe scegliere di sfidare l'eventuale impugnazione della sua legge dimettendosi e portando la regione al voto già in primavera, rendendo molto difficile un pronunciamento della Consulta prima delle elezioni.
luca zaia e massimiliano fedriga 4
Fulvio Martusciello, Fi, uno dei pretendenti del centrodestra alla candidatura a presidente della Campania, non ha dubbi e lo ripete da giorni: «Il ricorso non sarà discusso in tempo, la Corte costituzionale ci mette almeno un anno. De Luca sarà candidabile».
Nel Pd sperano che le cose non stiano così, al governo stanno valutando se con l'impugnazione scatterebbe anche la sospensiva della legge voluta da De Luca, rendendo dunque impossibile la ricandidatura fino alla sentenza.
Antonio Misiani, commissario del Pd in Campania, si limita a dire: «Aspettiamo le decisioni del governo. Per noi poco cambia, perché politicamente la nostra contrarietà al terzo mandato per le cariche monocratiche l'abbiamo già espressa in Senato a marzo 2024 e ribadita in tutte le elezioni amministrative.
E non abbiamo condiviso l'approvazione della legge da parte della regione Campania nei termini in cui è stata approvata: ha recepito la legge sul limite dei due mandati, facendo ripartire il contatore da zero».
Ma non è del tutto vero che cambia poco, perché se Elly Schlein ha detto già molto chiaramente che per lei il terzo mandato non esiste, proponendo a De Luca di sedere al tavolo della coalizione per la scelta del prossimo candidato, è un fatto che se non interviene il governo il presidente uscente sarà un bel problema per i democratici: se davvero sceglierà di ricandidarsi, rompendo col Pd, una vittoria del centrosinistra diventerebbe davvero molto difficile.
Da questo punto di vista a Giorgia Meloni potrebbe persino convenire avere un De Luca in campo, ma la vicenda si ripercuoterebbe subito al Nord dove è in scadenza il mandato di Luca Zaia in Veneto (per il Friuli di Fedriga c'è tempo, le elezioni sono nel 2028).
Le regioni del settentrione sono tutte guidate dal centrodestra, ma nessuno dei presidenti attuali è di Fdi, nemmeno Marco Bucci in Liguria, che pure è stato voluto fortemente dalla premier. Aprire ad un ulteriore mandato di Zaia significherebbe escludere di nuovo in partenza Fratelli d'Italia. Senza contare che anche in Forza Italia qualche tentazione di rivendicare la candidatura sta affiorando. […]
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