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Giuliano Balestreri per "Repubblica.it"
L'Italia raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2013 in termini strutturali solo "grazie a una manovra aggiuntiva pari a oltre mezzo punto del Pil". Tradotto: serve un'altra manovra finanziaria da almeno 8 miliardi di euro. In realtà il commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn ha provato a gettare acqua sul fuoco spiegando che "l'Italia è sulla strada giusta per raggiungere il pareggio strutturale di bilancio e non ha bisogno di nuove manovre".
Un'affermazione in netta contraddizione alle previsioni economiche di primavera dell'Ue pubblicate oggi dalla Commissione europea secondo cui il rapporto deficit/Pil italiano sarà a -2% nel 2012 e a -1,1% nel 2013 (più ottimista il governo che prevede un deficit all'1,7% quest'anno e allo 0,5% l'anno prossimo). Di certo - emerge dal documento di Bruxelles - l'obiettivo del pareggio di bilancio non potrà essere quindi raggiunto a politiche invariate.
SPREAD.
E, come se non bastasse, la spesa per interessi continuerà a crescere fino a raggiungere il 5,4% del Pil a causa del maggiore costo del rifinanziamento del debito: nonostante le misure approvate dal decreto Salva Italia lo spread non si allontana da quota 400 punti base. In sostanza gli investitori per acquistare debito italiano (sotto forma di titoli di Stato, Bot o Btp) chiedono premio per il rischio Paese più alto di 400 punti base più alto rispetto a quello tedesco. Come a dire, quindi, che se la Germania si indebita pagando
l'1,5% l'Italia deve offrire il 5,5%. Facendo lievitare la sua spesa per interessi. L'unica nota positiva arriva dall'avanzo primario, destinato ad arrivare al 3,4% del Pil, grazie alle misure di risanamento dei conti pubblici prese nel biennio passato.
DEBITO E RECESSIONE.
Insomma di male in peggio perché dai dati di Bruxelles emerge che il rapporto tra debito e Pil per l'Italia sarà al 123,5% alla fine del 2012 e al 121,8% nel 2013, mentre l'inflazione crescerà fino al 3,2% per scendere al 2,3% l'anno prossimo. Si aggrava anche la recessione: per l'anno corrente il Pil diminuirà dell'1,4%, contro il meno 1,3% previsto a febbraio. Bruxelles stima per il 2013 una ripresa positiva con un aumento dello 0,4% del Pil, rispetto allo 0,5% previsto dal governo.
Secondo la Commissione europea, quest'anno la crescita del Pil nell'Eurozona sarà negativa, a quota -0,3%, mentre l'anno prossimo tornerà positiva a quota +1%. Meglio nell'Ue a 27 dove la variazione sarà nulla per il 2012 e la crescita tornerà all'1,3% l'anno prossimo. Oltre all'Italia, il 2012 sarà un anno di recessione per Grecia (-4,7%), Spagna (-1,8%), Cipro (-0,8%), Olanda (-0,9%), Portogallo (-3,3%) e Slovenia (-1,4%). A preoccupare è la situazione di Madrid che, unico Paese nella Ue, sarà in recessione nel 2013 con un'ulteriore contrazione dello 0,3%.
FRAGILE RIPRESA.
"La ripresa è in vista, ma la situazione resta fragile": così Olli Rehn commenta le previsioni economiche di primavera. Il commissario segnala un miglioramento di bilancio e un superamento degli squilibrii, ma avverte: "Senza ulteriori azioni determinate, resterà bassa crescita". Nel frattempo però la situazione delle finanze pubbliche mostra segnali di miglioramento: il deficit dell'eurozona si attesterà nel 2012 a 3,2% e nel 2013 a -2,9%. In calo anche nella Ue-27 con 3,6% nel 2012 e del 3,3% nel 2013. La Commissione segnala però una "forte differenziazione" tra Stati membri. "Una graduale ripresa - continua Rehn - è previsto che cominci nella seconda metà di questo anno e prenderà velocità nel 2013".
DISOCCUPAZIONE.
Occupazione ancora in calo nella zona euro: la Commissione Ue prevede una diminuzione degli occupati dello 0,5% nel 2012 e una situazione invariata nel 2013 (0,0%). La disoccupazione toccherà così il record dell'11% nel 2012 e si confermerà a questo livello anche nel 2013. Peggiora anche la situazione italiana con un incremento superiore all'un per cento nel prossimo biennio. "L'alta disoccupazione - ha spiegato Rehn - ridurrà i consumi privati" un problema a cui si aggiungono "gli sforzi delle banche per migliorare i loro bilanci mantenendo strette le condizioni del credito, la cui domanda resta comunque bassa".
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