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IL MARCIUME EMERSO CON LA VICENDA DI BANCA ETRURIA HA RESO RENZI VULNERABILE E L’EUROPA LO PESTA ANCORA: "QUELLO CHE STA FACENDO METTE A REPENTAGLIO L'UNITÀ DELL'EUROPA” - RENZI ORMAI VIAGGIA SPARATO SU QUEL PIANO INCLINATO SUL QUALE GIÀ FU FATTO ROTOLARE BERLUSCONI

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Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”

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L'unica forza rimasta a Matteo Renzi è la debolezza degli altri: non si vede alternativa possibile alla sua premiership.
Talvolta questo è sufficiente per campare a lungo, ma non sempre. Di certo lo scenario senza di lui, che prima spaventava, inizia a essere preso in considerazione a Bruxelles e a Berlino, dove è grande la nostalgia per i bei tempi (belli per loro) in cui potevano contare su due interlocutori affidabili: Giorgio Napolitano al Quirinale e la sua invenzione Mario Monti a palazzo Chigi.

 

Personaggi con i quali i contatti, soprattutto informali, erano diretti e continui. Sergio Mattarella non ha peso e conoscenze internazionali paragonabili a quelle del suo processore (Jean-Claude Juncker che si lamenta perché «a Roma manca un interlocutore» non chiama in causa solo il premier...) e Renzi ormai viaggia sparato su quel piano inclinato sul quale già fu fatto rotolare Silvio Berlusconi.


All' attacco del presidente della Commissione, tedesco di adozione politica, ieri ha fatto seguito quello ancora più duro di Manfred Weber, tedesco di passaporto e capogruppo del Ppe a Strasburgo. «Quello che sta facendo Renzi mette a repentaglio l' unità dell' Europa», ha accusato Weber, che se dice certe cose è perché sono condivise o quantomeno gradite dalla sua referente, la cancelliera Angela Merkel.

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Il governo italiano ha chiesto che i tre miliardi che l' Unione darà alla Turchia per gestire l' accoglienza dei immigrati siano presi dal bilancio comunitario, senza chiedere ulteriori sforzi ai Paesi membri. Per questo Weber ha accusato Renzi di favorire la crescita del «populismo» e l' Italia di essere «preparata solo a mettere ostacoli».


L' argomento non giustifica però toni duri come quelli usati dal capogruppo del Ppe e questo conferma che il problema è molto più ampio degli aiuti ad Ankara: anche Renzi si è rivelato "unfit to rule" secondo gli standard continentali.

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Non siamo ancora all' opera di rimozione vera e propria, ma siamo già agli avvertimenti che la precedono: sulla scala della delegittimazione definitiva del premier ci sono ancora gradini da salire. Di certo per creare problemi al governo di un Paese con un debito pubblico alto come il nostro e alla ricerca continua di deroghe al patto di stabilità gli strumenti non mancano. Proprio ieri, per dire, la Ue ha aperto un' indagine contro l' Italia per sospetti aiuti di Stato all'Ilva di Taranto.

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Renzi comunque non sembra mollare. Prima che partisse l' attacco di Weber, ha detto ai suoi detrattori: «Se ne facciano una ragione, l' Italia è tornata, più solida e ambiziosa». Belle parole, ma nelle capitali europee il sentimento prevalente nei suoi confronti non è più il rispetto, ma il fastidio.

 

E non sarà certo la nomina del viceministro Carlo Calenda come nuovo rappresentante del governo a Bruxelles, attesa oggi in Consiglio dei ministri e decisa in fretta e furia dopo l' attacco di Juncker, a cambiare la situazione.

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Il conflitto con l' Unione europea e il marciume emerso con la vicenda di Banca Etruria hanno reso Renzi vulnerabile. Come uno di quei malati che corrono il pericolo di essere portati via da un semplice raffreddore, se arriva nel momento sbagliato. Lo starnuto letale potrebbe essere il voto segreto di fine mese, al Senato, sulle unioni civili.

 

Rischio che il premier ha presente e intende disinnescare in due modi. Intanto modificando il testo Cirinnà negli articoli 2 e 3, in modo da distinguere bene le unioni civili dal matrimonio, visto che la confusione tra i due istituti condannerebbe la legge a essere affossata dalla Corte costituzionale. E poi derubricando l' approvazione del ddl a semplice vicenda parlamentare, non legata cioè alle sorti del governo, che intende essere osservatore e non parte in causa.

renzi e la pappagorgia foto da panoramarenzi e la pappagorgia foto da panorama


Renzi non si fida di molti dei suoi e certo non può mettersi nelle mani dei Cinque Stelle: è vero che tanti di loro sono favorevoli al riconoscimento delle unioni omosessuali, ma è vero anche che quel voto rappresenta un' occasione troppo ghiotta per azzoppare un Renzi già claudicante e tra i grillini c' è chi non intende farsela scappare.