FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Toh, ecco il tram, in ritardo come sempre. Sbuffando, con la valigia in mano il vecchio fiorentino con il suo trolley si è avvicinato a quella sorta di metropolitana leggera che porta a Scandicci dalla stazione di Santa Maria Novella. Dovrebbe partire proprio da lì, ma questa corsa poco prima delle 11 è davvero strana: è partita più indietro, e chissà perché. Pazienza, ecco il tram.
Il convoglio rallenta, si ferma per non travolgere il gruppo di passeggeri sbuffanti e già in ritardo. Ma le porte non si aprono. Quando i viaggiatori provano a salire, ecco un gruppo di nerboruti signori dai modi cortesi, ma decisi, che dice «no, non si può». Raccontano le agenzie di stampa che in effetti «qualcuno ha cercato di salire, ma è stato loro spiegato che il convoglio era riservato per motivi di sicurezza».
Motivi di sicurezza? Trasportava una bomba? Più o meno: su quel tram era appena salito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con i suoi cari (lo staff che lo assiste), le sue guardie del corpo (i nerboruti signori), il sindaco di Firenze, il renzianissimo Dario Nardella, lo staff di Nardella, il prefetto Luigi Varatta, i suoi collaboratori, e addetti aggiunti alla sicurezza. È stato così plasticamente evidente a tutti l’ultimo mostro nella storia della casta: il tram blu. Un convoglio ad uso esclusivo del potente di turno e della sua corte, che l’aveva sequestrato a quella cittadinanza che paga le sue tasse per avere servizi in orario.
Il presidente della Repubblica era arrivato in treno a Firenze su un Freccia d’Argento partito dalla stazione Termini. Anche in quel caso era stato sequestrato per motivi di sicurezza un vagone per l’augusto ospite, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, gli staff di entrambi, e gli addetti alla sicurezza. Mattarella era atteso a Scandicci per inaugurare i corsi della scuola superiore della Magistratura. Dicono i suoi collaboratori che il presidente ha scelto di parlare poco e di comunicare molto con i gesti. Quel viaggio prima in treno e poi sulla tramvia elettrica di Firenze sarebbe una sorta di messaggio presidenziale.
Simile a quello di un paio di settimane fa, quando Mattarella andò a Palermo per una visita privata imbarcandosi su un volo di linea Alitalia. Il messaggio sarebbe : ecco un presidente che non spende e non spande, e viaggia come i comuni mortali. E già qui qualche crepa emerge: i comuni mortali non hanno il potere di farsi sequestrare vagoni di treno o interi tram per i loro spostamenti. Secondo messaggio in quel gesto, il risparmio: ecco un presidente che non butta via i soldi dei contribuenti, utilizzando auto blu e aerei presidenziali.
E anche qui non ci siamo: possibile che il volo di linea Alitalia con le caratteristiche particolari del caso sia costato un po’ meno del rullìo dei motori dell’aereo di Stato. Ma per la gita a Firenze per lo show treno-tram i contribuenti italiani ci hanno rimesso assai più di un banale viaggio in auto blu di Mattarella e tutta la compagnia da Roma.
Naturalmente questi banali conti non sono venuti in mente a gran parte dei media e dei politici italiani, che già due minuti dopo esultavano commossi per l’evento. I giornali, si sa, non hanno ancora esaurito gli ettolitri di bava restati in magazzino dopo la sbronza già presa con Giorgio Napolitano, Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi. E sui politici siamo rassegnati. «Che onore avere il presidente della Repubblica Mattarella in tramvia! Benvenuto a Firenze».
Così il sindaco Dario Nardella ha accolto il capo dello Stato alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella dove ha preso il tram che lo ha condotto a Scandicci. Cinguettava l’eurodeputata Pd Simona Bonafè: «"#Mattarella in tramvia verso Scandicci!…». Peggio ancora il governatore della Toscana, Enrico Rossi, colto a tubare con il Capo dello Stato: «Il presidente Mattarella a Firenze prima in treno e poi in tramvia. Uno stile che deve essere di esempio per tutti».
Non aveva finito di dirlo che a Mattarella alla fermata di Scandicci veniva raccolto dalla solita auto blu presidenziale che lo aveva seguito in incognito per portarlo alla scuola superiore di Magistratura, che non era proprio a due passi. L’auto blu quindi c’era, ed è un costo da aggiungere. A quelli che ieri hanno pagato i contribuenti fiorentini per il tram blu.
La linea Firenze-Scandicci, gestita dai francesi di Gest, prende dal comune di Firenze un contributo di esercizio pari a circa 60 euro per ogni corsa effettuata su quella tratta (che è di circa 7,5 km). Oltre a quello, ripaga i costi di esercizio con il biglietto che costa 1,20 euro. In esercizio dall’alba fino a mezzanotte e mezza, la tranvia trasporta 164 passeggeri medi a tratta.
Nelle ore di punta (quella in cui è salito a bordo il presidente della Repubblica) la media è di 250 passeggeri (ne può tenere 272). Il costo di base di quel viaggio presidenziale è dunque di 360 euro solo andata, 720 euro per l’andata e ritorno per 15 km. Tanto per capirci, il costo di affitto di una limousine da 8 posti a Firenze per quelle due tratte varia a seconda dei gestori fra 150 e 400 euro. Ma nel prezzo è compresa una bottiglia di Franciacorta (per i low cost) o di champagne quando il prezzo sale...
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