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ANCHE SULLA LEGGE ELETTORALE E’ MELONI CONTRO SALVINI – IN SENATO, LA DUCETTA SI È DETTA “FAVOREVOLE ALL'INTRODUZIONE DELLE PREFERENZE NELLA LEGGE ELETTORALE” – MA IL SEGRETARIO DELLA LEGA SI OPPONE: “SE SI VUOLE COSTRUIRE UN SISTEMA CHE CI DANNEGGIA, ALLORA PER NOI L'ATTUALE LEGGE VA BENISSIMO, NON C'È BISOGNO DI MODIFICARLA”. ANCHE FORZA ITALIA FRENA – I SOSPETTI A DESTRA DI UN ACCORDO SOTTERRANEO TRA FDI E PD – IL MINISTRO “MEDIATORE”, LUCA CIRIANI, GETTA ACQUA SUL FUOCO: “È PRESTO PER PARLARNE...”

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Estratto dell’articolo di Federico Capurso per "la Stampa"

giorgia meloni - question time al senato - foto lapresse

 

Dopo la fiammata dell'ultimo fine settimana, il chiacchiericcio dei parlamentari sulla nuova legge elettorale si era rapidamente sopito. D'altronde «è ancora presto per parlarne», andavano dicendo tutti i big di maggioranza, compresi quelli che avevano iniziato a mettere le prime ipotesi sul tavolo.

 

Poi però, ieri mattina, a precisa domanda di Matteo Renzi in Aula, al Senato, Giorgia Meloni risponde: «Sono favorevole all'introduzione delle preferenze nella legge elettorale».

 

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giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse

Il primo problema di Meloni dovrebbe essere quello di trovare un accordo sul testo con il centrosinistra, o almeno con parte delle opposizioni, perché, è buona regola, le regole del gioco si scrivono insieme. Invece sembra che l'ostacolo più grande per la premier, in questo momento, sia costituito da Forza Italia e Lega.

 

Matteo Salvini, ieri mattina, parlando con i suoi fedelissimi ha chiarito che la nuova legge elettorale che hanno in mente i colonnelli di Fratelli d'Italia «non va bene. Se si vuole costruire un sistema che ci danneggia, allora per noi l'attuale legge va benissimo, non c'è bisogno di modificarla». Dentro Forza Italia sono meno tranchant, ma comunque continuano a frenare. [...]

 

elly schlein bacia giorgia meloni creato con ia

Sintonia e unità che quindi, per inciso, al momento non ci sono. A cominciare dalla nuova passione di Meloni per le preferenze, che non piacciono a nessun'altro. Hanno tre effetti principali, uno che non piace alle procure, l'altro ai partiti, l'ultimo ai leader.

 

Il primo è quello di aumentare l'opacità delle campagne elettorali e il rischio di corruzione; poi crea una competizione serrata tra compagni di partito piuttosto che tra avversari, e per finire toglie la possibilità ai leader di assicurarsi, attraverso la formazione delle liste, dei gruppi parlamentari fedeli e plasmati quanto più possibile a immagine e somiglianza del capo.

 

Dentro Forza Italia, poi, sono convinti che nelle urne la possibilità di esprimere una preferenza andrebbe a vantaggio del partito di Meloni. È lo stesso sospetto che si nutre a sinistra: le preferenze aiuterebbero il Pd. Insomma, rafforzerebbero i due maggiori partiti delle coalizioni.

 

luca ciriani foto lapresse

E questo alimenta le voci di un accordo sotterraneo a cui i due gruppi abbiano iniziato a lavorare. Ai Dem non piace il premio di maggioranza, ma dall'altra parte incassano una soglia di sbarramento alta per chi corre da solo, che dovrebbe aiutare a unire il campo largo. Tutto a danno, però, dei partiti junior partner delle coalizioni.

 

Così, i veleni tornano a scorrere copiosi. E infatti, a metà giornata, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, di cui è nota l'anima da mediatore, cerca di riporre tutto il faldone "legge elettorale" nell'armadio: «Mi sembra ancora troppo presto per poter entrare nel merito. Se quando si rifa la legge elettorale, è solitamente segno che si sta avvicinando il momento di tornare al voto, credo che se ne riparlerà a fine legislatura». [...]

ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSEantonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse