“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Francesco Bei e Emilio Randacio per "la Repubblica"
In un processo rompicapo - tra termini di prescrizioni ballerini, sentenze della Cassazione che impongono lo stop a sentenze sottoposte a ricusazioni - un dato sembra ormai certo. La sentenza sul caso Mills, per Silvio Berlusconi non arriverà l'11 febbraio, come invece aveva preventivato la decima sezione penale del tribunale milanese ormai da settimane.
La Corte d'appello, infatti, ieri ha fissato alla settimana successiva, sabato 18, la camera di consiglio nella quale verrà discussa l'istanza di ricusazione che hanno presentato i legali del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Fino ad allora, il verdetto sulle accuse di corruzione giudiziaria al Cavaliere sarà congelato. La validità dell'intero dibattimento, invece, resterà appesa alla decisione Corte d'appello. E la notizia sulla data del 18 febbraio è un risultato favorevole ai legali dell'imputato Berlusconi.
Se la ricusazione venisse infatti accolta, il processo dovrebbe riprendere di fronte a un nuovo collegio, ma sarebbe ormai dichiarato prescritto. In caso contrario, si aprirebbe un piccolo spiraglio per tentare di raggiungere almeno la sentenza di primo grado.
Il 18 febbraio, infatti, si sforerebbe il termine massimo di prescrizione (nessuno sa indicare la data precisa, sarebbe compresa però tra il 14 e proprio lo stesso 18). Nell'udienza dell'11, dunque, per tenere in vita l' affaire Mills, l'unica soluzione praticabile sarebbe quella di congelare ulteriormente i termini di prescrizione in attesa della decisione sulla ricusazione. Ma la giurisprudenza, sul punto, non è pacifica.
Il fatto che la giornata di ieri si sia conclusa a favore dell'ex premier, lo dimostra anche la virata dei vertici del Pdl sul raduno di piazza anti-pm. «Al momento la manifestazione non si farà » ha detto il coordinatore del Pdl Denis Verdini. «Il presidente Berlusconi - ha aggiunto - è emozionato e commosso per questa ondata di calore, che lo rafforza nel desiderio di moltiplicare il suo impegno per il Pdl e per il Paese, ma ha scelto un profilo di responsabilità al quale non intende derogare».
In realtà , dietro la rinuncia a organizzare una manifestazione davanti al Tribunale di Milano, sabato prossimo, ci sono state manovre ai piani alti di via dell'Umiltà . A suggerire l'idea di una protesta di piazza contro i giudici milanesi è stato lo stesso Berlusconi, in una riunione con i vertici del suo partito, in cui aveva manifestato tutto il suo sdegno per la decisione adottata dal tribunale di non ammettere più gli ultimi suoi testimoni al processo Mills.
Una linea che ha trovato subito l'appoggio dei «falchi» del partito, come il coordinatore lombardo Mario Mantovani, Daniela Santanchè e lo stesso Verdini. Quando la decisione era ormai stata presa, però, è intervenuto un quartetto di «colombe»: Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Paolo Buonaiuti e lo stesso segretario Angelino Alfano.
Tutti avrebbero sconsigliato al Cavaliere una manifestazione in piazza che avrebbe potuto avere anche un forte segnale di sfiducia nei confronti dell'esecutivo guidato da Mario Monti. Ma anche perché nella fase politica attuale, una manifestazione sulla giustizia, rischiava di non essere capita dagli stessi simpatizzanti del Pdl. Il doppio rischio-boomerang ha fatto rientrare l'idea.
Berlusconi arriva in Tribunale per il processo MillsDavid MillsLONGO E GHEDINI big DANIELA SANTANCHE VERDINI gmt
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