DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Paolo Baroni per “La Stampa”
giuseppe conte esce dal quirinale
Sebbene la prospettiva di elezioni sia «improbabile», il governo «indebolito dalla recente crisi» ha di fronte a sé «sfide politiche spaventose, sia nel gestire l' attuale fase della pandemia sia nel garantire l' assorbimento efficace e tempestivo dei fondi di ripresa dell' Ue, chiave per migliorare il basso potenziale di crescita dell' Italia» sentenzia Moody's in un report sulla nostra situazione politica.
Sull' Italia si riaffaccia così lo spettro del declassamento e i mercati accusano subito il colpo con lo spread che tocca quota 126 punti (ai massimi da novembre), il rendimento dei Btp decennali che tocca lo 0,75% e la borsa di Milano che perde l' 1,52%, trascinata giù dalle banche (Unicredit -3,2, Bpm -2,8%, Bper -2,65% e Intesa -1,72%) che scontano il contraccolpo sui tassi.
A pesare sui mercati anche le previsioni della Bce che a causa del persistere del Covid ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell' Eurozona fissandole per quest' anno al 4,4% dal precedente 5,3%, al 3,7% per il 2022 e all' 1,9% per il 2023.
Il report sull' Italia L' agenzia di rating Usa, in particolare, segnala che «una incapacità italiana nel trarre vantaggio dalle ingenti risorse del Next generation Ue allo scopo di aumentare il suo potenziale di crescita a lungo termine eserciterebbe probabilmente pressioni al ribasso sul profilo del credito».
L' accesso ai fondi europei richiede, infatti, che «le autorità italiane realizzino le misure programmate per semplificare i processi degli investimenti pubblici e per migliorare l' efficienza degli appalti e della pubblica amministrazione». C' è tempo fino alla fine di aprile per inviare a Bruxelles i piani dettagliati ricorda Moody' s, «ma ci sono alcune grandi questioni che il governo deve risolvere», come la governance ed i criteri di priorità scelti. Problemi «cruciali», perché «il tasso di assorbimento dei fondi strutturali Ue finora è stato debole», al punto da fermarsi al 39% nel periodo 2014-2020 («uno dei livelli più bassi nella Ue»).
Conte e le parti sociali Sul Recovery plan il governo, giusto ieri, ha avviato il confronto con le parti sociali, incontrando prima i sindacati, quindi le organizzazioni agricole e a seguire l' Alleanza delle cooperative. Conte, di fronte ai leader di Cgil, Cisl e Uil, ha spiegato che «il ritardo nella convocazione» è stato causato delle vicende interne che hanno interessato la maggioranza.
Questo passaggio è però servito a migliorare il piano italiano che ora potrà essere «ulteriormente modificato e migliorato». Il premier, che punta ad un «rapporto «intenso e costruttivo» con le parti sociali, è convinto che con il Recovery plan l' Italia potrà finalmente compiere quella «svolta produttiva e occupazionale e quella modernizzazione» attesa da tempo dal Paese.
Il cambio di passo è stato apprezzato dai sindacati. Maurizio Landini segretario generale della Cgil ha chiesto di avviare nei prossimi giorni un confronto serrato sui contenuti del piano e delle diverse missioni al fine di condividere i progetti da presentare a Bruxelles.
Anna Maria Furlan (Cisl) ha sollecitato la definizione di una «governance chiara» all' interno della quale devono essere presenti anche i sindacati per valutare l' attuazione di progetti e garantire il rispetto dei tempi. Anche Pierpaolo Bombardieri della Uil ha chiesto di coinvolgere i sindacati in ogni fase oltre ad esprimere preoccupazione per il possibile ripristino delle regole del patto di stabilità.
Cgil, Cisl e Uil sono tornate a chiedere la proroga degli ammortizzatori e del blocco dei licenziamenti: la questione - ha assicurato il ministro dell' Economia Gualtieri - verrà affrontata la prossima settimana, quando il governo prevede di illustrare alle parti sociali i contenuti del nuovo decreto ristori che si accinge a varare.
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