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LA TREGUA IN UCRAINA? SIAMO NELLE MANI DEI TURCHI - IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ANKARA, HAKAN FIDAN, È A MOSCA PER FARSI CONSEGNARE IL MEMORANDUM CON LE RICHIESTE DEL CREMLINO PER CESSARE LA GUERRA IN UCRAINA (È POSSIBILE CHE IL MINISTRO DI ERDOGAN VENGA RICEVUTO DA PUTIN) - DOPODICHÉ, FIDAN ANDRÀ A KIEV PER RICEVERE LE CONTRO-RICHIESTE DI KIEV - DOPO CHE PUTIN HA BOCCIATO LA POSSIBILITÀ DEI COLLOQUI IN VATICANO O A GINEVRA, È POSSIBILE CHE LE DELEGAZIONI RUSSE E UCRAINE SI INCONTRINO DI NUOVO A ISTANBUL...

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Estratto dell'articolo di Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

 

Sergei Lavrov con il ministro degli esteri turco Hakan Fidan

È il secondo tempo del negoziato. Ed è figlio di un piccolo successo diplomatico, in mezzo alle bombe che continuano a uccidere a Kiev: lo scambio di mille prigionieri tra Russia e Ucraina, appena concluso. La fase due è iniziata nel tardo pomeriggio di ieri, quando un aereo con la mezzaluna e la stella a cinque punte è atterrato a Mosca. A bordo, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. Ad attenderlo, il suo potente omologo russo Serghei Lavrov e Vladimir Medinskij, delegato di Putin alle trattative con il nemico.

 

Resterà nella capitale russa fino a domani. E a dispetto di quanto lasciato trapelare, potrebbe essere ricevuto direttamente da Vladimir Putin. Alle cancellerie occidentali risulta in queste ore che Fidan sia lì per uno scopo ben preciso: ricevere l’atteso memorandum con il quale il Cremlino metterà nero su bianco le proprie richieste. Quelle per arrivare al cessate il fuoco e per porre fine al conflitto in Ucraina.

Sergei Lavrov con il ministro degli esteri turco Hakan Fidan

 

Il lavoro dell’inviato di Erdogan non terminerà domani a Mosca. Dopo una breve sosta intermedia, il suo aereo punterà il muso verso Kiev, così almeno risulta alle stesse fonti europee. Durante questa nuova tappa, il titolare degli Esteri turco riceverà un secondo memorandum: quello stilato da Volodymyr Zelensky. Sono le contro-proposte ucraine. Questo passaggio dovrebbe consumarsi tra giovedì e venerdì.

 

A quel punto, inizierà il difficile: costruire un terreno condiviso. Fare sintesi, se possibile. Cercando di individuare un nuovo risultato diplomatico – probabilmente ancora solo umanitario – che permetta all’aggressore e all’aggredito di ritrovarsi attorno entro pochi giorni al tavolo delle trattative. L’obiettivo è far sì che accada prima del 15 giugno. La sede prescelta dovrebbe essere Istanbul. Si tornerebbe dunque lì dove russi e ucraini si sono già confrontati lo scorso 16 maggio: [...]

VOLODYMYR ZELENSKY DONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN

 

È un percorso incerto, l’esito appeso a molte variabili. E non solo perché gli europei viaggiano quasi al buio, ricevendo notizie dirette soltanto dalla parte ucraina e da quella turca (non dai russi). Anche lo stesso Erdogan, pare, si muove per tentativi, senza una visione certa del quadro generale: Trump non avrebbe chiarito neanche a lui il contenuto del colloquio telefonico avuto con Putin, che ha segnato la marcia indietro dalla minaccia di sanzioni Usa contro Mosca. E ha mandato in crisi Kiev e il resto dell’Occidente. [...]

VOLODYMYR ZELENSKY E VLADIMIR PUTIN COME PUGILI SUL RING - FOTO CREATA CON GROK

 

Senza trascurare il nodo del formato dell’eventuale “Istanbul 2”: gli ucraini puntano a far confrontare i leader o, visto che al momento sembra impossibile, almeno i ministri degli Esteri. Il Cremlino invece continua a frenare, preferendo consultazioni tra “tecnici”.

 

La sensazione è comunque quella che Erdogan abbia realmente preso in mano la mediazione, sfruttando alcuni dettagli decisivi: l’avversione di Putin per gli europei e la necessità di Zelensky di tenere in piedi una trattativa. Il Cremlino, infatti, dopo aver bocciato il Vaticano, sembra aver congelato anche l’idea di tenere i negoziati a Ginevra, come proposto da Emmanuel Macron: un altro schiaffo al continente. Il presidente francese - e con lui Giorgia Meloni e gli altri big Ue - non si mette comunque di traverso: meglio una “Istanbul 2” che nessun vertice. [...]

 

MEME SULL INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO BY EMAN RUS

A spiegare questo pragmatismo di necessità, quasi emergenziale, non è solo la diplomazia, ma anche alcuni recenti fatti di cronaca. Nelle ultime ore, Putin ha bombardato massicciamente Kiev, facendo almeno 12 vittime. Un’escalation utilizzata come arma di pressione per soffocare dubbi e resistenze degli europei. Anche perché, come riporta la Bild , pesa un’altra minaccia incombente: il disimpegno di Trump.

 

Il presidente ha ipotizzato di sfilarsi dalla crisi, “scioccando” le cancellerie dell’Unione. «La Russia e l’Ucraina - avrebbe detto nell’ultima call tra alleati - cercheranno ora una soluzione tra di loro». Un passaggio agghiacciante che ha reso immediatamente più concreto lo scenario di un collasso della resistenza di Kiev.

 

Tenere la Casa Bianca ancorata al tavolo, allora, diventa vitale: serve a evitare che il tycoon sfrutti il G7 del Canada (dal 15 al 17 giugno) per rompere il fronte occidentale, bloccando le conclusioni e ufficializzando l’isolazionismo americano. [...]

EMMANUEL MACRON - keir starmer - DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

LA TELEFONATA TRUMP-PUTIN VISTA DA GIANNELLI

STUDIO OVILE - MEME BY EMILIANO CARLI

VOLODYMYR ZELENSKY E VLADIMIR PUTIN COME PUGILI SUL RING - FOTO CREATA CON GROKVOLODYMYR ZELENSKY VLADIMIR PUTINTERRE DI MEZZO - MEME BY EMILIANO CARLI