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Carlo Nicolato per “Libero quotidiano”
Brexit dura o Brexit soft, l'ultima è che ci potrebbero voler due anni per approvare la legge, da quando il referendum popolare ha decretato che la Gran Bretagna lascerà l' Europa ai suoi affanni, l' economia e la finanzia inglese hanno ricominciato a volare. Pil, Borsa e ora anche l' occupazione che ha raggiunto livelli ben al di sopra della media europea con un tasso di senza lavoro ridotto ad appena il 4,8%, quasi quanto quello dell' osannata Germania (4,2%).
DAVID CAMERON E L ADDIO A DOWNING STREET
La bellezza di 31,8 milioni di persone con un contratto su una popolazione di 64 milioni, con un incremento dal 2010 di 2,8 milioni di lavoratori, più di quanto Berlusconi e Renzi insieme abbiano soltanto promesso in 16 anni. Nel 2016 sono stati registrati 461mila lavoratori in più rispetto al 2015 e l' altra buona notizia è che la gran parte dei nuovi impieghi sono a lungo termine.
david cameron e famiglia lasciano downing street
Perfino le retribuzioni sono cresciute del 2,8% nell'ultimo anno, che coi tassi quasi sotto zero è quasi un record. E se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul buon momento dell'economia britannica sappi che tra i tanti nuovi occupati dell' ultima ora c'è anche l' ex disoccupato numero uno del Regno Unito, l'unica vera grande vittima della Brexit: David Cameron. A dire il vero l' ex premier non ha fatto né più né meno di quello che prima di lui hanno fatto Blair ad esempio, o quasi tutti i recenti presidenti americani: conferenze, lezioni, comparsate e una montagna di soldi.
david cameron con larry il gatto di downing street
Ma c' è una differenza, o forse dovremmo chiamarla «un'ironia della sorte», e cioè è che quasi tutte le conferenze tenute da David in questi mesi hanno riguardato il motivo per cui è stato costretto a dare le dimissioni, ovvero la Brexit, sulla quale lui stesso ha voluto indire un referendum con la certezza, rivelatasi poi una topica colossale, che i britannici avrebbero votato per rimanere in Europa.
Per parlare di quello di cui non avrebbe mai voluto parlare e di cui forse ha meno voce in capitolo per parlare (anche solo per una questione di decenza) l'ex premier incassa qualcosa come 120mila sterline in un'ora di discorso, pari a 2mila sterline al minuto (2300 euro al cambio attuale). Un bel salto per lui che da Primo ministro prendeva 143.462 sterline l' anno, come previsto dal ruolo che rivestiva.
Ma che sia un periodo di vacche grasse lo dimostra anche il fatto che perfino il suo ex partner di coalizione, l' incolore liberaldemocratico Nick Clegg, conosciuto più per essere stato un maestro di sci e per le sue memorabili gaffe che per essere stato ai vertici del Paese, riesce ad arrotondare con comparsate da 35 mila sterline.
Per la verità pochino se confrontato a Cameron, rispetto al quale almeno parla correttamente quattro lingue oltre l' inglese (contro il francese stentato di David), e perfino la metà del triste Gordon Brown, accreditato per 75mila sterline. Un nonnulla rispetto ai veri professionisti del «paid speech»: pensate che l' ex premier labour Tony Blair nel 2012 è riuscito a guadagnare per due discorsi da mezz' ora l' uno nelle Filippine qualcosa come 400mila sterline, 6mila al minuto (record tuttora imbattuto per un inglese).
Neanche a dirlo la coppia d' oro in questo senso rimane la ditta Clinton, marito Bill e moglie Hillary, una macchina da soldi. Per 72 interventi nel 2012 hanno preso 16,3 milioni di dollari (una media di quasi 220mila dollari a botta), mentre dal 2014 a oggi hanno incassato 24 milioni. Bill detiene anche il record assoluto mondiale per il discorso ufficiale meglio pagato: 750mila dollari a Hong Kong per la Ericsson.
Purtroppo non è tutto oro quello che luccica. O meglio, l' oro luccicherà fintanto che qualcuno, l' Europa, cercherà di far pagare a Londra la sua scelta. Se ne parla da mesi a Bruxelles, ne ha riparlato il Financial Times di recente, ma pare proprio che la Commissione Europea sia pronta a chiedere al Regno Unito una bella somma a titolo di risarcimento una volta che il governo inglese si appellerà all' Articolo 50 del Trattato di Lisbona che prevede l' abbandono volontario dall' Unione. Si parla di 60 milioni di euro, cifra paventata dal francese Michel Barnier, commissario agli Affari Interni. Anche se il Regno Unito potrebbe saldare il conto continuando a partecipare al bilancio UE per alcuni anni.
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