SUL LASTRICO IL MARINE CHE AMMAZZO’ BIN LADEN - IL NAVY SEAL RESTA SENZA PENSIONE NE’ ASSICURAZIONE SANITARIA, AVENDO LASCIATO LA MARINA IN ANTICIPO NON NE HA DIRITTO - IL RACCONTO: “CI ADDESTRAMMO AL BLITZ IN DUE POLIGONI IDENTICI ALLA CASA DI BIN LADEN” - “ENTRAI NELLA STANZA, LO VIDI VICINO AL SUO MITRA CHE SPINGEVA UNA DONNA. ERA UNA MINACCIA, SPARAI DUE COLPI ALLA FRONTE” - IL COLPO DI GRAZIA DAVANTI AL LETTO DEL BOSS DI AL QAEDA…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Guido Olimpio per Corriere.it

È lo sparatore. Il navy seal che ha ucciso Bin Laden. Un eroe. Ma senza assicurazione sanitaria né pensione. Avendo lasciato la Marina in anticipo non ne ha diritto. Lo sparatore è venuto allo scoperto, in forma anonima, con una lunga intervista al settimanale Esquire. Un racconto personale. Un romanzo breve, pieno di emozioni, ma anche essenziale come è la vita di un membro delle forze speciali. Dritto sull'obiettivo.

Partiamo dalla fine, da quella notte di maggio 2012, quando il Seal team 6 entra nella palazzina di Abbottabad, in Pakistan, l'ultimo rifugio di Osama. Spazzate via le sentinelle e un figlio del capo di Al Qaeda, i soldati americani salgono le scale. Arrivano al terzo piano, dove vive lo sceicco del terrore. Un Seal intercetta due donne che escono sul ballatoio, si lancia verso di loro per proteggere lo sparatore nel caso indossino una cintura esplosiva.

«È il gesto più eroico che abbia mai visto. Entro nella stanza - è la descrizione minuziosa - Bin Laden è lì. La sua mano sulla spalla di una donna, la spinge avanti... Lo guardo... È vicino ad un mobile dove c'è un mitra Ak47, quello corto, famoso... Si sta muovendo verso l'arma. Non so se lei (la donna) ha una cintura (esplosiva)... Lui ha l'arma a portata di mano... È una minaccia. Devo colpirlo alla testa così non ha la possibilità di farsi saltare per aria. In quel attimo gli sparo, due volte alla fronte. Bam. Bam.

La seconda mentre sta scivolando sul pavimento. Finisce davanti al suo letto e lo colpisco ancora. Bam. Stesso punto. La sua lingua è di fuori. Lo osservo mentre emette il suo ultimo respiro. E rammento che mentre lo guardavo mi sono chiesto: "È la miglior cosa che abbia mai fatto o la peggiore?"». Un «gesto automatico», come in una esercitazione.

Lo sparatore, una volta rientrato alla base, regalerà il suo caricatore a «Maya», l'analista raccontata nel film della Bigelow, che con la sua determinazione avrebbe avuto un ruolo decisivo all'individuazione di Bin Laden. Il membro del commando ricorda anche come tutto sia iniziato il 1° aprile, quando insieme ai suoi compagni è stato messo in allarme e informato su una missione top secret. Solo in seguito i superiori diranno ai militari che il bersaglio è il fondatore di Al Qaeda. Con un ordine «implicito» di eliminarlo.

Lo sparatore descrive gli addestramenti in due poligoni che riproducono la casa di Bin Laden. Copie perfette. Una nella base in Virginia, la seconda nel deserto del Nevada. Quando i navy seal entreranno nella palazzina di Abbottabad scopriranno che gli agenti Cia avevano informazioni davvero precise sul nascondiglio.

Dopo 16 anni di carriera, 300 giorni di missioni ed una «trentina di nemici» uccisi, lo sparatore ha lasciato la Marina in anticipo rispetto ai 20 anni previsti. E questo gli è costato caro, visto che ha perso i benefici. Alto il prezzo per la sua famiglia che è diventata un bersaglio potenziale della vendetta qaedista. Così ha insegnato ai suoi bambini a nascondersi nella vasca da bagno, ha addestrato la moglie a sparare con il fucile, ha preparato due borse con abiti e poche cose nel caso debbano scappare all'improvviso, ha proibito al figlio più grande di nominare Bin Laden: «È un brutto nome, una maledizione». E così da allora lo hanno ribattezzato «Poopyface», faccia di popò.

 

abbottabad L'elicottero Usa abbandonato per un problema tecnico nei pressi del complesso in cui era nascosto Osama Bin Laden ad Abbottabad (Epa)elicotteroabbottabad I NAVY SEALS IN AZIONE NOTTURNAabbottabad Zero Dark Thirty