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Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica” - Estratti
Una marea di lucine rosse ondeggia davanti alla cancelleria, il grido di battaglia è “ nazis raus ”, ma ogni tanto qualcuno intona, in italiano, “siamo tutti antifascisti”. Si sono radunati in migliaia ieri sera a Vienna davanti al più importante palazzo del potere, per impedire che Herbert Kickl ne varchi mai la soglia. Un cartello recita “niente coalizioni con gli amici di Putin”.
E il tedesco Jan, che studia medicina a Vienna, ha dedicato al leader dell’estrema destra austriaca un cartoncino con tre semplici parole: “ Mai più Volkskanzler ” (cancelliere del popolo, ndr ). È ancora incredulo, dice, perché «conosco la storia tedesca, e ovviamente associo Volkskanzler ad Adolf Hitler. Sappiamo tutti com’è andata a finire. Che Kickl usi questo termine volutamente, dimostra quanto sia un pericolo per la democrazia».
corteo di protesta a vienna contro kickl
Ventidue anni fa una manifestazione come questa costrinse Wolfgang Schuessel, il primo cancelliere dei popolari che si alleò con la Fpö, a passare attraverso un tunnel sotterraneo per raggiungere il suo ufficio. Le cosiddette “manifestazioni del giovedì”, stavolta, puntano a impedire che avvenga una cosa ancora più grave: che l’ultradestra esprima direttamente un cancelliere.
Tra i manifestanti c’è anche Shoshana Duizend-Jensen, che da storica raccoglie da anni le dichiarazioni di Kickl e dei capi della Fpö: «Sono anni che li combatto, che lotto contro neonazisti ed estremisti di destra. Perché se tornano al governo, saranno un pericolo per i migranti, le persone Lgbtqi+, gli ebrei e la stampa libera. Non possiamo permetterlo. Sarebbe il ritorno al potere del nazionalismo xenofobo e antisemita».
Intanto i negoziati tra i popolari della Övp e l’ultradestra Fpö sono iniziati ufficialmente, ma piuttosto in salita. Christian Stocker, neo leader dei popolari, ha tirato le sue linee rosse per accettare di governare con il partito di Herbert Kickl. «Vogliamo far parte della Ue o no? Vogliamo far parte del mondo libero o delle dittature?», ha tuonato mercoledì, prima di elencare le sue condizioni: tutela della libertà di stampa, fedeltà all’Europa e indipendenza dalla Russia. Ma si tratta proprio dei punti principali su cui la destra estrema di Kickl basa la sua politica estera e interna: smantellamento dell’informazione pubblica, ostilità verso l’Unione europea e fine del sostegno all’Ucraina.
Fonti della Övp parlano di “sconcerto” a proposito della prima dichiarazione pubblica di Kickl, che martedì aveva preso letteralmente a schiaffi il potenziale partner di governo, intimando ai popolari di «non alzare la testa» e ricordandogli «chi ha vinto le elezioni». Il leader dei popolari Stocker, dunque, ha replicato il giorno dopo a Kickl sostenendo che «non abbiamo paura delle elezioni anticipate».
corteo di protesta a vienna contro kickl
Ma si tratta di una bugia. Primo, nei sondaggi Kickl veleggia al 36%, e l’ultradestra è l’unica che può sostenere davvero di non temere il voto anticipato. Secondo, osserva una fonte Övp, «le casse del partito sono vuote». I popolari non hanno un centesimo, al momento, per organizzare una campagna elettorale.
Ecco perché a microfoni spenti vengono disegnati due scenari, per le prossime settimane. Nel primo, dato al 50%, Övp e Fpö si mettono d’accordo per formare un esecutivo guidato da Kickl. Nel secondo, le trattative falliscono: in quel caso Övp si metterebbe d’accordo con i socialdemocratici della Spö e con i liberali Neos per un governo di minoranza monocolore dei popolari, guidato dallo stesso Stocker con l’appoggio esterno delle due forze moderate. Un’opzione che consentirebbe ai popolari di prendere tempo e rimpinguare le casse del partito.
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