di battista di maio

LUIGINO, GUARDATI LE SPALLE - NEL M5S S’INGROSSA IL “CORRENTONE” DEGLI SCONTENTI PER IL GOVERNO CON IL PD - E’ LA PATTUGLIA DI QUELLI RIMASTI FUORI DAL GIRO DI POLTRONE, CHE HANNO PERSO POTERE O NON NE HANNO GUADAGNATO ABBASTANZA - SONO I SOSTENITORI DI ALESSANDRO DI BATTISTA CONTRO DI MAIO COME LE EX MINISTRE GRILLO E LEZZI FINO A PARAGONE E TONINELLI...

Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

di battista di maio

 

"Il correntone degli scontenti". Dentro il Movimento 5 stelle, la nuova fronda coalizzata contro Luigi Di Maio e la sua leadership, la chiamano così. Non si tratta più degli "ortodossi" che chiedevano di non cedere spazio alla Lega. Non è più il presidente della Camera Roberto Fico, l' oppositore interno che il capo politico deve temere. A remare contro sono adesso persone che non hanno gradito l' intesa con il Pd, ma soprattutto, che non hanno apprezzato di esserne rimasti fuori.

 

O perché hanno perso potere, o perché non ne hanno guadagnato abbastanza. Tutti, più o meno esplicitamente, fanno capo ad Alessandro Di Battista. La novità, rispetto alle correnti sotterranee che da sempre vivono dentro i 5 stelle, sebbene negate, è che i nuovi protagonisti dell' opposizione interna si coordinano. Si sentono, si parlano, rimandano l' uno all' altro nei post che scrivono sui social.

 

DI BATTISTA DI MAIO

Hanno creato una rete e puntano a risultati immediati: come aumentare la loro influenza nei gruppi parlamentari e tra gli eletti nei comuni e nelle regioni di tutt' Italia. Perché non avendo Beppe Grillo dalla loro parte, è solo da lì che possono sperare di scalzare l' attuale vertice. Così, l'ex ministra della Salute Giulia Grillo, il 19 settembre, ha condiviso il post con cui Di Battista attaccava il Pd accusandolo di tutti i mali del mondo. E ieri, l'ex ministra del Sud Barbara Lezzi ha attaccato frontalmente il ministro Vincenzo Spadafora per aver osato dire che l' ex deputato «è stato», non «è», un riferimento importante.

 

barbara lezzi

«Gli iscritti non hanno votato per un governo con dentro anche Leu e Renzi», scrive Lezzi, che pare non ricordare che l' ex premier era già in maggioranza. Perché era nel Pd. E che Leu è stata della partita fin dal primo momento. A parte questo, la senatrice salentina continua: «Non è accettabile leggere che se la legislatura non dovesse concludersi alla scadenza naturale "regaleremmo il Paese a una destra populista e dannosa"».

 

E ancora: «Il radicamento sul territorio si può fare solo con le alleanze? È gravissima quest' affermazione ». L'ex ministra ce l' ha con le intese regionali. «Sono totalmente d'accordo con lei», dice l' europarlamentare Ignazio Corrao, che pure in Europa si sta battendo per un' alleanza con i Verdi, quindi a sinistra.

 

Giulia Grillo

Ma che condivide su Twitter il post della senatrice («Giusto Barbara. Troppo facile giudicare seduti su un piedistallo costruito da chi viene giudicato») ed è fedele amico di Di Battista. Come il senatore Gianluigi Paragone. Come il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, che voleva andare all' Economia e che sabato ha detto di voler incontrare l' ex deputato quanto prima.

 

E come un altro ex ministro, Danilo Toninelli, tentato in queste ore dal candidarsi alla guida del gruppo del Senato. Ruolo che lo stesso Di Maio gli aveva affidato prima di spostarlo ai Trasporti e alle Infrastrutture, per poi lasciarlo cadere senza difenderlo. Il 7 settembre, Di Battista scriveva un post in difesa proprio di Toninelli, citando un estratto del libro in cui gli tributava «un coraggio da leone» per aver lottato «contro il sistema».

TRENTA COSTA BONISOLI TONINELLI LEZZI GRILLO

 

Non sono oppositori qualsiasi, ma ex fedelissimi che hanno gestito molto potere. E che hanno un legame anche con l'associazione Rousseau, attraverso Max Bugani. Dopo la lite che li ha divisi, il socio di Davide Casaleggio, consigliere comunale a Bologna, è tornato dalla parte di Di Maio.

 

Ma è ancora arrabbiato per com'è andata la trattativa. Soprattutto, per la fretta con cui si è siglato un contratto col Pd considerato un accordo al ribasso. Il nemico è quindi il premier Giuseppe Conte. Nemici sono i parlamentari schierati per l'accordo a tutti i costi. Ma gli ex colonnelli adesso ce l'hanno anche e soprattutto con il capo politico. E continueranno a farsi sentire. Nel mirino degli ex colonnelli del partito anche il premier Conte.