
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Dal "Messaggero"
L'Italia come il Belgio, andato avanti due anni senza un nuovo Governo. L'idea l'ha lanciata ieri Beppe Grillo sul suo blog. Per il fondatore del M5S il Parlamento può e deve lavorare anche senza un esecutivo nel pieno dei poteri. Di qui l'idea di proroga del Governo Monti per gli affari correnti, con l'attività legislativa completamente affidata al Parlamento fino a nuove elezioni.
Di più. La crisi attuale può essere l'occasione per consentire al Parlamento «sovrano» di «riprendere la sua centralità ». Grillo ricorda infatti che «se l'Italia è senza Governo (in realtà è in carica il Governo Monti) ha però un Parlamento che può già operare per cambiare il Paese». Di qui la convinzione che «non è necessario un Governo per una nuova legge elettorale o per avviare misure urgenti per le Pmi o per i tagli delle Province». Il Parlamento le può «discutere e approvare, se solo volesse, sin da domani». Il tutto «senza la necessità di un Governo in carica».
Una tesi, quest'ultima, in realtà smentita da vari costituzionalisti. Come Francesco Clementi («è una tesi che porta alla dittatura dell'assemblea, invece la sovranità appartiene al popolo») e Stefano Ceccanti («l'assemblearismo giacobino di Grillo non è praticato da nessuna democrazia parlamentare»). Grillo la pensa diversamente. E a sostegno di questo percorso di uscita dalla crisi il M5S interpella anche l'ideologo Paolo Becchi che sostiene con forza l'idea della "prorogatio".
Mentre sul blog Grillo risponde anche alle accuse di chi gli rimprovera che un mancato accordo del M5S con il Pd impedirebbe la rimozione di Berlusconi dalla scena politica: «Se così è - attacca - invito la cosiddetta opposizione a votare in aula l'ineleggibilità di Berlusconi, l'approvazione di una legge sul conflitto di interessi», nonché l'abolizione della legge Gasparri, la rinegoziazione delle frequenze tv.
Intanto però i parlamentari grillini, già pronti per tornare a casa per Pasqua, sono stati costretti al dietrofront dalla notizia delle consultazioni indette per oggi dal capo dello Stato per formare il Governo, dopo il "congelamento" del tentativo di Bersani. I capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi rivedranno alle 16 Napolitano. Si lavora a una lista di persone "gradite". Nomi che potrebbero ottenere se non proprio il voto del Movimento almeno un appoggio esterno (magari con l'uscita dall'Aula al momento del voto di fiducia). In pole position l'ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky.
La linea ufficiale resta quella della fermezza: no ad un Governo dei partiti. à anche la linea che Beppe Grillo (che potrebbe partecipare alle consultazioni al Quirinale) ha indicato dal blog, escludendo tra l'altro l'appoggio ad un esecutivo guidato dal presidente del Senato, Piero Grasso. Tra i neoeletti M5S però la discussione è aperta. E l'idea di dare vita a un esecutivo prende quota. Lo stesso capogruppo al Senato, Vito Crimi, ha accennato all'ipotesi di un nome esterno.
Dalla riunione di ieri dei parlamentari a Montecitorio (senza diretta streaming) ci si attendeva un "intervento" nei confronti della capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, accusata di «voler fare tutto di testa sua». Ma per il momento Lombardi resta al suo posto. Anzi si scopre, che i grillini hanno deciso che i capigruppo non turneranno, mentre a ruotare ogni tre mesi sarà il portavoce.
2 - IL «NO» DEI COSTITUZIONALISTI
Dal "Messaggero"
La posizione dei giuristi
Raccoglie un coro di no, con una sola apertura, la tesi sostenuta da Grillo sul Parlamento che può legiferare senza nuovo governo.
I contrari
Per l'ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli «un governo dimissionario non è un interlocutore a pieno titolo del Parlamento e non potrebbe affrontare riforme come quella elettorale». D'accordo Francesco Paolo Casavola: un esecutivo dimissionario non può mettere mano alla riforma della legge elettorale «che richiede il consenso di tutti». Per Michele Ainis il rischio è l'abuso «di un Parlamento che pretende di sostituirsi al Governo». Stefano Ceccanti mette in guardia «dall'assemblearismo giacobino». Mentre per Francesco Clementi le tesi di Grillo portano alla «dittatura dell'assemblea».
L'apertura
Per Enzo Cheli l'esercizio della funzione legislativa in linea di principio non può «essere precluso in assenza di un Governo nella pienezza delle sue funzioni in quanto investito dalla fiducia». Una circostanza del genere potrebbe trovare legittimazione nei casi di «stallo» nella formazione del Governo
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