AUMENTO RCS: PER ORA C’È SOLO IL 36% DEL CAPITALE – CACCIA GROSSA PER L’INOPTATO

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Laura Galvagni per "Il Sole 24 Ore"

Archiviata la presentazione del piano industriale ora la palla sul futuro di Rcs passa direttamente nelle mani dei soci. La prossima settimana cominceranno a riunirsi i consigli di amministrazione dei singoli azionisti per decidere se partecipare o meno alla ricapitalizzazione fino a 600 milioni di euro. Il tutto dovrà avvenire prima del prossimo 10 aprile, data indicativa per la nuova riunione del board del gruppo editoriale che dovrebbe definire nel dettaglio il progetto di ristrutturazione.

Allo stato attuale il quadro non è ancora chiaro. Il piano messo sul tavolo dall'amministratore delegato Pietro Scott Jovane non ha convinto appieno il consiglio, in particolare il dito è puntato sia su alcuni elementi di carattere industriale sia su alcuni aspetti finanziari, come l'accordo con le banche che prevede, a fronte del rifinanziamento del debito, un rimborso del 25% dell'esposizione anziché un riscadenziamento tout court. L'esito è dunque una spaccatura tra i soci.

Anche se c'è un fronte, di un certo peso, che è pronto a dare fiducia al progetto dell'ad. Al momento, sono date per certe le adesioni alla ripatrimonializzazione di Mediobanca, Fiat, Intesa Sanpaolo, Fondiaria Sai e di Lucchini. Una fetta che rappresenta circa il 36% del capitale e che assicurerebbe dunque denari freschi per 216 milioni. Certo, il resto potrebbe venir assorbito dal consorzio di garanzia ma a questo punto diventa fondamentale capire se esiste e esisterà ancora un nocciolo duro di azionisti che si prenderà l'onere di ridisegnare l'identità di Rcs.

Anche perché, considerato che l'aumento di capitale verrà promosso a un forte sconto sul Terp, si parla anche del 50%, gli effetti fortemente diluitivi potrebbero stravolgere gli assetti. Di conseguenza, chi non dovesse sottoscrivere l'iniezione di liquidità si ritroverebbe con un investimento fortemente ridimensionato. Un punto che costringerà per forza di cose i soci a interrogarsi sull'opportunità o meno di partecipare al rilancio. Detto questo, molti interpretano questa fase, con tutte le problematiche annesse, come un'opportunità reale per dare una nuova fisionomia alla società.

Con l'auspicio che possa prima o poi, magari dopo la conversione completa al digitale, diventare un boccone appetibile per un gruppo editoriale puro, come la tedesca Axel Springer, sul cui potenziale interesse si è vociferato nelle ultime ore. Soprattutto a valle delle dimissioni del presidente di UniCredit Giuseppe Vita, già nel board del gruppo editoriale teutonico, dal consiglio di Rcs. Rumor, tuttavia, che non trovano conferma complice anche il fatto che Axel Springer ha già completato la sua trasformazione e negli ultimi anni ha acquistato soltanto siti internet mantenendo la presenza nella carta stampata solo con Die Welt e la Bild.

In ragione anche di ciò i prossimi giorni saranno cruciali per capire quanto sia possibile compattare il fronte degli azionisti. Se il no dei Benetton è scontato, alcune posizioni potrebbero essere riviste. La schiera degli indecisi è infatti nutrita. Il primo della lista, per peso azionario, è Giuseppe Rotelli, insoddisfatto del piano ma non ancora certo di volersi sfilare. In forse anche la Italmobiliare di Pesenti, la Pirelli di Marco Tronchetti Provera così come le Generali e la famiglia Merloni. Il progetto e i suoi futuri aggiustamenti potrebbero dunque essere la chiave di volta.

 

 

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