ALLARME ROSSO A PALAZZO CHIGI - LA NOMINA DI BONDI COME CONSULENTE DEL GOVERNO PER SFORBICIARE LA SPESA PUBBLICA SAREBBE ILLEGITTIMA - LE COMPETENZE SUI TAGLI AL BILANCIO STATALE SONO GIA' ASSEGNATE CON DECRETO DEL QUIRINALE AL MINISTRO GIARDA - L'IPOTESI DEL CONFLITTO D'ATTRIBUZIONE TRA POTERI DELLO STATO E IL BRACCIO DI FERRO CON LA CORTE DEI CONTI - LOTTA AGLI SPRECHI: CHI LEGGERA' LE 95MILA MAIL?...

Francesco De Dominicis per "Libero"

Palazzo Chigi si esalta sulla lotta agli sprechi. Con tanto di nota stampa ieri il Governo ha annunciato che i suggerimenti per la spending review arrivano a valanga. Diversi i temi toccati. Sanità, enti locali, «auto blu», tetti agli stipendi, risparmio energetico, consulenze, pensioni quelli in cui si concentrano le oltre 95mila segnalazioni sul piano da 4,2 miliardi di euro inviate dai cittadini in una settimana, una media di 1 messaggio ogni 2 secondi.

Ma ora chi valuta tutti quei messaggi e presunti consigli? Delle due l'una: o il premier Mario Monti affiancherà al superconsulente Enrico Bondi un esercito di "addetti alla lettura" oppure siamo di fronte a una gigantesca pagliacciata. La prima ipotesi sarebbe da scartare se non altro perché dopo Bondi appare difficile poter trovare volontari disposti a non essere retribuiti. E infatti per ora i funzionari all'opera sono appena dieci.

Tra tanti dubbi e poche certezze, il decreto sulla razionalizzazione della spesa statale ha mosso comunque i primi passi in Parlamento. Il testo da ieri è al Senato. Frattanto, il ministro Piero Giarda, nonostante sia stato nei fatti esautorato dal presidente del Consiglio, che gli ha preferito l'ex commissario straordinario Parmalat, continua a occuparsi del dossier. Giarda pensa che sia indispensabile una «purga» per i cittadini, in modo da evitare che un domani paghino le future generazioni, ed è convinto che si possa mettere la parola fine ai mega uffici dei dirigenti della Pa: «Bastano 15 metri quadrati» ha detto ieri nella veste di agente immobiliare.

I riflettori restano puntati su Bondi, ma il suo incarico è in bilico. Non a caso, a palazzo Chigi crescono le perplessità sulla legittimità della mossa del Governo e sulla figura di un commissario che svolge mansioni già affidate a un ministro. Ne consegue, secondo la tesi che porta all'incostituzionalità del decreto, che Bondi doveva essere nominato sottosegretario oppure ministro al posto di Giarda.

Senza dimenticare, come ha ricordato ieri l'Italia dei valori, che la competenza sulla spesa pubblica appartiene alla Corte dei conti. E qui si aprirerebbero le porte per un ricorso per «conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato»: il braccio di ferro scatterebbe tra Esecutivo e magistratura contabile. In ogni caso, prima o poi il fascicolo arriverà sul tavolo della Corte costituzionale.

 

MARIO MONTI E IL DITINO ALZATO ENRICO BONDIGIARDA