DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1 - «BASTA GUERRA AI NARCOS» VINCE IL VECCHIO MESSICO
IL NUOVO PRESIDENTE E LA TENTAZIONE DELLA TRATTATIVA
Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"
Enrique Peña Nieto ha vinto ma non stravinto. Ha preso più voti ma non ha conquistato la solida maggioranza che tutti si aspettavano. Ad ogni modo il candidato del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri) si considera il nuovo presidente del Messico. Non la pensa così il suo rivale più diretto, Andrés Obrador, esponente della sinistra, che si è rifiutato per tutta la giornata di accettare il verdetto: a suo dire c'è ancora un margine di incertezza, visto che la distanza che li separa è di pochi punti in percentuale (6 o 7).
E poi ci sono le denunce di brogli che hanno spinto gli studenti alla mobilitazione. Tutto già visto nel 2006, con uno scenario in copia carbone. Allora il contestato era Felipe Calderón, oggi è il golden boy Peña Nieto. Con un'aggravante per chi non lo ha votato. à l'uomo del Pri, il partito capace di imporre la «dittatura perfetta», con un sistema clientelare e legami pericolosi.
Per questo è possibile che il voto abbia code polemiche. Ecco perché Peña Nieto, 45 anni, mentre ancora si discute sui risultati, ha subito cercato di lanciare la palla in avanti. Con promesse di riforme e maggiore attenzione al sociale: «Siamo la nuova generazione», ha detto.
Ci vorrà però altro per placare gli inquieti. I timori sono tanti e Peña Nieto ha fatto poco per dissiparli. Per differenziarsi da Calderón, ha specificato che i due obiettivi principali della sua politica sono l'economia e il lavoro. Poi, un gradino sotto, c'è la lotta ai trafficanti della droga. Certo, vuole continuarla ma senza l'ossessione del predecessore e allargandola ai criminali in genere. Chi non si fida insinua che il Pri potrebbe cercare un patto con i narcos. Una ripetizione degli accordi taciti del passato.
E gli avversari sostengono che il Pri ha la «vocazione» e gli uomini giusti per questi acuerdos. Gli osservatori neutrali, pur non escludendo lo scenario, rilevano un dato importante. Il quadro narcos è cambiato. Se nel 2006 c'erano sei grandi cartelli è previsto che nel 2014 saranno una ventina. E neppure troppo coesi. Sottocapi decidono stragi in modo autonomo, altri si ribellano creando il loro gruppo. Anche volendo e tralasciando l'immoralità della scelta, un patto diventa complicato. Chi è l'interlocutore? E lo rispetterà ? Le analisi mostrano che la violenza cala in quelle zone dove un cartello impone il suo «ordine».
à avvenuto nella capitale degli omicidi, Ciudad Juárez, dove i killer di Joaquin El Chapo Guzmán hanno eliminato i rivali. Si muore ma di meno: «soltanto» 536 uccisioni nel 2012. E allora lo Stato dovrebbe favorire una gang rispetto ad un'altra? Chi non ama il Pri è convinto che le vecchie volpi meditino la mossa. Giusto, però, ricordare che gli stessi sospetti hanno accompagnato il Pan dopo la facile evasione de El Chapo nel 2001. Insinuavano che avrebbe aiutato lo Stato a fermare gli altri. Ma non è andata proprio così.
2 - ELEZIONI, OBAMA SI CONGRATULA CON PENA NIETO
(ANSA) - Il presidente americano Barack Obama ha telefonato al presidente eletto messicano Enrique Pena Nieto per congratularsi per la sua vittoria alle elezioni di ieri "basata sui risultati iniziali delle autorità elettorali messicane", e con l'occasione "i due leader hanno ribadito la stretta partnership bilaterale di Stati Uniti e Messico basata sul reciproco rispetto, responsabilità condivisa e profondi collegamenti tra i nostri popoli". Lo riferisce la Casa Bianca, aggiungendo che Obama "ha ribadito il suo impegno a lavorare in partnership con il Messico" per far progredire gli interessi comuni, tra cui "la promozione della democrazia, la prosperità economica e la sicurezza nella regione e nel mondo".
3 - LOPEZ OBRADOR NON RICONOSCE SCONFITTA
(ANSA) - Andres Manuel Lopez Obrador, il candidato del Movimento progressista sconfitto da Enrique Pena Nieto nelle elezioni presidenziali messicane di domenica scorsa, ha annunciato che cercherà l'impugnazione dei risultati della votazione, che ha definito "troppo sporca". "Le elezioni presidenziali, e il voto più in generale, sono state evidentemente ingiuste e segnate de molti e gravi irregolarità ", ha detto Lopez Obrador in conferenza stampa, nel momento in cui lo scrutinio dell'Istituto federale Elettorale (Ife) gli attribuiva il 31,68% delle preferenze, contro il 39,08% al candidato del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), con il 96,72 dei voti contati.
Il dirigente della sinistra messicana ha sottolineato che userà "tutti gli strumenti legali a mia disposizione" per fare annullare i risultati elettorali, spiegando che "non posso rispettarli finché non avrò la piena certezza che è stata rispettata la volontà dei cittadini". Anche sei anni fa, dopo essere stato sconfitto nelle elezioni presidenziali per meno di un punto percentuale dall'attuale presidente uscente Felipe Calderon, Lopez Obrador non riconobbe i risultati, dichiarandosi "presidente legittimo" del Messico e iniziando una vasta campagna di protesta di piazza, durata mesi, che non servì però a cambiare la situazione.
4 - CENTINAIA DI STUDENTI IN PIAZZA CONTRO PENA NIETO
(ANSA) - Diverse centinaia di aderenti al movimento studentesco '#YoSoy132' sono scesi oggi per le strade centrali di Città del Messico nella prima marcia di protesta contro Enrique Pena Nieto, eletto nuovo capo di Stato nelle elezioni di ieri. Lo rendono noto oggi i media, precisando che sfilano intonando lo slogan 'Peña entiende el pueblo no te quiere', più o meno 'Lo devi capire, il popolo non ti vuole''. Secondo 'El Universal' agli aderenti di '#YoSoy132', si sono affiancati esponenti di altre organizzazioni sociali che hanno bloccato un paio di autobus e infranto i vetri di alcuni edifici. Forze di polizia seguono da vicino i cortei, che hanno già cambiato diverse volte il percorso previsto.
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