DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
sergio mattarella giorgia meloni alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa
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Non solo la giustizia secondo Nordio. L’incontro tra Mattarella e Meloni ha toccato i casi Santanché e La Russa. Oltre alle consuete raccomandazioni di agire con cautela, sottolineando che La Russa ricopre la seconda carica dello Stato, il presidente della Repubblica ha fatto presente alla premier di aver apprezzato eccome il suo tosto intervento nel quale prendeva le distanze dalle parole e note del co-fondatore di Fratelli d’Italia in difesa del figlio accusato di stupro.
sergio mattarella giorgia meloni alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa
Nelle dichiarazioni a margine del vertice Nato di Vilnius, Meloni ha sfanculato di brutto l’insostenibile tesi della nota data alla stampa, quindi pensata e riletta, in cui La Russa faceva giustizia e impacchettava la sentenza: “Ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante”; ancora: “Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall’avvocato estensore […].
giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella parata 2 giugno
Gran finale: “Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua”.
Letto tale delirio, l’intervento della Meloni è come una ginocchiata che chiude la porta: “Comprendo da madre la sofferenza del presidente del Senato anche se non sarei intervenuta nel merito della vicenda”. Ancor più netta e definitiva: "Tendo a solidarizzare per natura con una ragazza che denuncia e non mi pongo il problema dei tempi”.
DANIELA SANTANCHE E IGNAZIO LA RUSSA
Nei palazzi romani, dopo tale dichiarazione tombale della Ducetta, si vocifera di una furibonda telefonata di ‘Gnazio, ma non siamo riusciti a trovare conferma. Quello che è certo è che le dure parole di condanna della Sora Giorgia su La Russa non arrivano da Colle Oppio ma dal colle del Quirinale. E’ stato Alfredo Mantovano che, come ex magistrato e sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha un filo diretto con Mattarella, a suggerire alla premier di smarcarsi da ‘Gnazio fuori controllo.
LA CASA SUL MARE DI FORTE DEI MARMI - POSTER BY MACONDO
E sempre nel suo ruolo di pompiere del Quirinale, e sempre d’accordo con Meloni, Mantovano ha sconfessato aspramente il ministro della Giustizia Carlo Nordio, anche lui, come La Russa, in preda al delirio del potere: “Modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, non c’è bisogno di aprire un altro fronte, non serve intervenire politicamente, le priorità sono altre”.
Una bastonata da un sottosegretario, lui che è ministro, che Nordio ha preso male, molto male. Anche perché al vaffa della triade Meloni-Mantovano-Quirinale a Nordio si è subito aggiunto Matteo Salvini.
Essì, ha ragione Mantovano: le priorità sono altre. La Russa e la Santa sono ormai una ditta di fatto, con il compagno di lei che fa affari con la moglie di lui. E benché la vendita lampo della villa non ha nulla a che vedere con il famigerato accanimento di magistrati de sinistra ma è stata segnalata da Bankitalia, i due eroi cercano di resistere con i denti e le unghie.
Se la Pitonessa è ormai solo un problema per il sistema nervoso di Giorgia, incazzata per come la ministra del Turismo si vanta sui giornali di essere difesa dalla premier, il caso La Russa ha tutte le caratteristiche di incrinare l’immagine di un partito giustizialista come Fratelli d’Italia che nel 2013 si sbracciava a chiedere le dimissioni del ministro delle Pari opportunità e dello Sport Josefa Idem per il mancato pagamento dell'Imu per la sua casa-palestra di Ravenna.
Per non parlare poi della cagnara di Meloni e camerati nel 2015 che hanno spinto alle dimissioni il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per un Rolex ricevuto in dono dal figlio. Ora il governo Meloni si ritrova la seconda carica dello Stato che corre il rischio di rassegnare le dimissioni se le indagini, condotte con cautela dalla Questura di Milano, dovessero portare il giudice delle indagini preliminari a una richiesta di rinvio a giudizio per la Russa Jr.
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