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Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
ROBERT GATES CON OBAMA E HILLARY CLINTON
L’appuntamento più caldo (e mondano) dell’estate politica americana è fissato per stasera alle 18. Al golf club Farm Neck di Martha’s Vineyard, l’isoletta incantata al largo del Massachusetts, tra piante secolari e prati che si affacciano sull’Atlantico, si festeggerà l’ottantesimo compleanno di Ann Dibble Jordan, moglie di Vernon, da sempre un potente mediatore tra partito democratico, mondo finanziario e comunità afro-americana.
Tra gli invitati, oltre al “gotha” di Washington e Wall Street, ci saranno anche Barack Obama e Hillary Clinton, la cui rivalità è riesplosa negli ultimi giorni, facendo felici i cronisti politici e soprattutto i repubblicani, che ormai danno per scontata una vittoria nelle elezioni di novembre.
barack obama e hillary clinton
Che faranno stasera il presidente e l’ex-first lady? Si guarderanno in cagnesco? Si scambieranno qualche battuta cattiva? O daranno forfait all’ultimo minuto per evitare altre scintille? Certo, nel duello a distanza Obama-Hillary sono finora volate parole grosse e accuse pesanti. «Horseshit, sterco di cavallo»: così, senza peli sulla lingua, Barack ha definito in una riunione a porte chiuse di esponenti del suo partito, le posizioni di chi, a cominciare dalla Clinton, voleva armare i ribelli siriani.
«Erano richieste irrealistiche», ha poi confermato il presidente, con parole meno volgari, ma altrettanto ferme, nell’intervista sullo “stato del mondo” concessa a Thomas Friedman del New York Times.
HILLARY CLINTON E BARACK OBAMA
Ma la politica estera della Casa Bianca, secondo quanto ha detto la Clinton nel colloquio uscito su The Atlantic e ieri anche su Repubblica , è stata «un fallimento»: «Non ci si può muovere nel mondo delle relazioni internazionali senza principi-quadro. E non basta evitare di fare cose stupide», ha tagliato corto l’ex-segretario di Stato, riferendosi polemicamente a una frase cara a Obama e pugnalando così alle spalle il suo ex-boss. Il quale ha poi mandato al contrattacco il suo fidato consigliere David Axelrod.
«Non fare cose stupide, significa anche non invadere l’Iraq, che fu una decisione tragica e sbagliata», ha scritto Axelrood in un tweet, criticando il voto della Clinton, quando era senatore di New York, in favore della guerra voluta da George W. Bush e contrastata invece dall’attuale presidente.
Dietro al battibecco Barack-Hillary si nasconde una crisi di identità della politica estera americana, che ormai da tempo non riesce più a plasmare il mondo come una volta, né a promuovere la democrazia, né a evitare i conflitti: appare sempre più impotente rispetto alla prepotenza di capitali estere e alla efferata violenza di movimenti estremisti. Non è facile reagire a questa impasse. Obama, umiliato dai sondaggi d’opinione, non ha più la forza politica per una svolta.
E dà la sensazione di barcamenarsi tra una crisi e l’altra. La Clinton ha invece un obiettivo ambizioso: diventare nel 2016 la prima donna-presidente della storia americana. Ma deve distanziarsi dalla politica della Casa Bianca pur avendo lei guidato il dipartimento di Stato. Di qui il suo tradimento del presidente e il ritorno alla vecchia rivalità del 2007-2008, quando i due di contendevano la nomination democratica senza esclusioni di colpi.
Il duello estivo diverte e appassiona l’opinione pubblica.
E i tabloid sottolineano un altro aspetto, sicuramente più mondano, della rivalità Obama-Clinton: le vacanze. Le due famiglie sono a poca distanza, a Martha’s Vineyard il presidente, negli Hamptons i Clinton. Ma la villa degli Obama – dicono i bene informati - ha un valore di mercato di “soli” 9 milioni di euro, rispetto ai 13 milioni della villa dei Clinton.
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