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Angelo Aquaro per la Repubblica
La donna che non voleva fare la fine del panettone oggi si è ritagliata la fetta più gustosa nel governo del Giappone: la popolarità. E la signora Akie, 54 anni, moglie di Shinzo Abe, 62, c’è riuscita dicendo esattamente l’opposto di tutto quello che dice il premier conservatore.
«Del resto qui la moglie del primo ministro è la moglie del primo ministro e basta» ragiona lei. «Non fa parte della famiglia imperiale, non ha doveri istituzionali, non è pagata dal governo, non ha neppure la scorta». Il che a volte può essere un vantaggio: perché sai che imbarazzo scortare la first lady nel corteo che a Okinawa protestava contro l’allargamento della base Usa concesso dal marito?
Inarrestabile Akie. A Tokyo c’è un modo più che politicamente scorretto per indicare le ragazze che non si sposano entro i 25 anni: fare la fine del dolce di Natale, che per la verità lì non è il panettone ma lo sponge, uno di quei dolcetti spugnosi appunto immangiabili dopo il 25. Beh, lei, fra l’altro figlia di un noto industriale dolciario, ha aspettato fino all’ultimo giorno del 24esimo anno d’età per cedere: ma da allora, al marito, non ne ha fatta passare più una.
E non facendo nulla per nasconderlo: ha pure aperto un sito Facebook e scritto un libro, “Watashi wo Ikiru”, che vuol dire “Io vivo la mia vita”. Il governo Abe spinge per il nucleare? La signora Abe dice che «il disastro di Fukushima è andato oltre ogni immaginazione». Il premier Abe frena sui matrimoni gay? La signora Abe partecipa al gay pride. Il governo Abe è superproibizionista?
La signora Abe predica la marijuana terapeutica. Giù giù dal sociale al privato: il signor Abe non ama parlare in pubblico della famiglia, la signora Abe svela le cure antifertilità e il progetto abbandonato di adozione. Non sbagliano, dunque, a chiamarla la “kateinai yato”: il partito d’opposizione di famiglia. Ruolo che ha riconosciuto lei stessa l’altro giorno in una intervista a Bloomberg: «Mi muovo tra i punti di vista che mio marito non coglie: che è un po’ come essere un partito d’opposizione». Il che non toglie la possibilità di trovare convergenze bipartisan. Anzi.
Il premier fatica a portare avanti la sua “womenomics”: facciamo lavorare di più le donne, dice, lo sostiene perfino Goldman Sachs che la chiusura del gap farebbe crescere il Pil di quasi il 13%. Malgrado il piano, intitolato un po’ troppo pomposamente “Creare una società in cui tutte le donne risplendano”, il Sol Levante continua però a tenere le signore in ombra: il Paese è al 104esimo posto su 142 nella classifica dell’uguaglianza di genere e soltanto il 63% delle donne in età da lavoro riesce a trovare occupazione rispetto all’84% degli uomini, guadagnando fra l’altro il 30% in meno.
E dunque quale miglior “poster lady” per il piano-riscatto di questa popolarissima moglie? Akie ha preso così a cuore la battaglia da spingersi a pubblicizzarla anche all’estero: tra una chiacchierata con l’amica Michelle Obama e una missione in Iran. Ora dicono ci sia sempre lei perfino dietro alla sorpresa che il premier ha dato alla nazione: l’annuncio che andrà a Pearl Harbor. Lei, lì, c’era già stata in preghiera un mese fa: pregando perché trovasse anche lui la forza del gesto che laverà la vergogna?
Per molti il blitz nel Pacifico è soprattutto una mossa che galvanizzerà l’opinione pubblica. E quindi la prova che dietro c’è l’ultima scommessa che marito e moglie stanno facendo insieme: un terzo mandato di governo. Ma per brindare è ancora presto. Intanto perché prima bisognerebbe sciogliere le Camere. E poi perché Akie, certo, è tanto amante del sakè e del cibo buono da avere aperto a Tokyo un ristorantino di prelibatezze organiche e liquori tradizionali: ma Shinzo, e ti pareva, no. È astemio.
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