1- NEI PALAZZI DELLA POLITICA SI GIRA IL REMAKE DI UN VECCHIO FILM “IL MUCCHIO SELVAGGIO” 2- ECCO PERCHÉ IL BANANA AVREBBE APERTO ALL’IPOTESI NAPOLITANO DI UN GOVERNO TECNICO-POLITICO CON MARIO MONTI PREMIER E SACCOMANNI ALL’ECONOMIA, FUORI LA LEGA DI BOSSI E DENTRO L’UDC DI PIERFURBY, CON GIANNI LETTA E FRATTINI A PRESIEDERE LA ROCCAFORTE DI PALAZZO CHIGI E DELLA FARNESINA, SFANCULANDO IL PROPRIO PARTITO 3- CIÒ CHE MAGGIORMENTE IERI L’HA CHOCCATO È STATO IL CROLLO DEL 12% DI MEDIASET IN BORSA. UN PESO DI 350 MILIONI SULL’AZIENDA DI FAMIGLIA, CHE SALE A 450 SE CALCOLATI DUE GIORNI DI SCIVOLONI A PIAZZA AFFARI. A QUEL PUNTO CHISSENEFREGA DEL PDL 4- SE IL CENTRODESTRA PIANGE, IL CENTROSINISTRA SI STRAPPA I CAPELLI. DI PIETRO E VENDOLA INSISTONO SUL VOTO ANTICIPATO: "MONTI? NON SI COMPRA A SCATOLA CHIUSA" 5- L´EX PM: "ANDARE AL GOVERNO AD INGOIARE ROSPI? PERCHÉ? CON CHI? E PER FARE COSA?" 5- AMORALE DELLA FAVOLA: TUTTI CONTRO TUTTI! CONTRO IL PAPOCCHIO MONTI SALVA-BANANA, IL MINISTRO GIANFRANCO ROTONDI SI DIMETTE DA MINISTRO E DA DEPUTATO 6- DAGOFLASH! NON FATE RUMORE, IL CAVALIER POMPETTA DORME, STANOTTE HA SPATONZATO

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1- REMAKE
Jena per La Stampa -
"Nei palazzi della politica è in lavorazione il remake di un vecchio film "Il mucchio selvaggio"

2- IL CAVALIERE PRONTO A LASCIARE EX AN E LEGA FANNO RESISTENZA
DENTRO IL PDL C'È GIÀ CHI SI ORGANIZZA PER EVITARE UN'EMORRAGIA DI VOTI VERSO IL CARROCCIO
Amedeo La Mattina per La Stampa

Bossi ha saputo che Berlusconi si stava orientando verso un governo Monti dalle agenzie. Non era stato informato e questo ovviamente non gli è piaciuto proprio. Per cui in serata è andato a Palazzo Grazioli con l'intenzione di rompere e passare all'opposizione. Dei calcoli del Cavaliere, della deflagrazione del Pdl, non gliene frega niente. E gira la voce che lo stesso Tremonti si schiererà con il Senatur.

Ma le preoccupazioni di Berlusconi sono tante in questi giorni. Del resto sta decidendo come uscire dalla scena politica con l'onore delle armi o come resistere e difendersi. Ciò che maggiormente ieri l'ha choccato è stato il crollo del 12% di Mediaset in Borsa. Un peso di 350 milioni sull'azienda di famiglia, che sale a 450 se calcolati due giorni di scivoloni a Piazza Affari.

Un dato nerissimo che a quanto pare avrebbe fatto riflettere anche Confalonieri che solo l'altro giorno ad Arcore, insieme ai figli del premier, aveva consigliato all'amico di sempre di non dimettersi, mai e poi mai. Mentre ieri aveva cambiato idea: in fondo un governo di larghe intese non sarebbe male; metti che ti fanno una legge contro l'impero televisivo.

Così come non è passata inosservata la dichiarazione di Ennio Doris, socio in Mediolanum della Fininvest, che si è già convertito alla bontà di un esecutivo di transizione di tipo tecnico. Alla fine un'osservazione del Cavaliere ai suoi più stretti collaboratori la dice lunga. «Oggi le mie aziende valgono meno dei debiti che hanno».

Insomma, nelle scelte di Berlusconi c'è anche questo. Rimanere fuori dai giochi, con una frana di parlamentari del Pdl verso nuovi equilibri politici, potrebbe significare un grave danno economico, oltre che politico. Un danno che deriverebbe se intralciasse una soluzione che mette l'Italia al riparto dalla voragine degli spread e della Borsa.

Ecco perché avrebbe aperto all'ipotesi Monti. Ma il suo problema si chiama Bossi. Sono molti i ministri che gli chiedono di mettere in conto anche una rottura con il Carroccio che aprirebbe uno scenario diverso: una potenziale alleanza elettorale con i centristi di Casini.

Il dilemma di Berlusconi è grande, ma ha capito il pericolo che corre. Nel vertice di ieri sera con lo stato maggiore della Lega ha cercato di convincere gli alleati a rendersi disponibili a un esecutivo tecnico e di breve durata per approvare le misure europee. Con quanta convinzione l'abbia fatto non è dato saperlo. Anzi chi spinge per un governissino teme che il capo cambi idea, ancora una volta. E che vada in fumo il lavoro per convincerlo a sostenere Monti fatto da Gianni Letta e da Angelino Alfano.

La maggior parte del Pdl (contrari tutti gli ex An, Sacconi, Brunetta e Romani) spinge per imboccare questa strada, anche a costo di un divorzio con Bossi. Non è accettabile, per questa maggioranza del partito, perdere decine di parlamentari e regalarli al Terzo Polo. Berlusconi vorrebbe un esecutivo tutto tecnico.

Non considera possibile che ministri del Popolo della libertà siedano accanto a quelli del Pd. «Sarebbe la morte del bipolarismo e il ritorno al consociativismo che ha prodotto quel debito pubblico: la vera causa dei problemi che abbiamo oggi. Infatti gli eventi di questi giorni, l'aggressione del mercati, l'assalto all'euro, dimostrano che il problema non sono io».

Ma la soluzione tutta tecnica non piace a molti attuali ministri: come fai a mettere un tecnico in ogni casella; va bene Monti alla presidenza del Consiglio, va bene magari Amato o Saccomanni all'Economia, ok Gianni Letta riconfermato a sottosegretario alla Presidenza. Ma poi è necessario che ci siano anche politici, altrimenti non regge. Poi ci sono gli altri del Pdl che si preparano a passare all'opposizione per non lasciare a Bossi una prateria di consensi. «Il primo sarò io - dice Rotondi - farò un gruppo autonomo. E con me ci saranno molti altri, così Berlusconi avrà una parte dei parlamentari in maggioranza una parte all'opposizione», ironizza il ministro per l'Attuazione del programma.


2- DI PIETRO E VENDOLA INSISTONO SUL VOTO "MONTI? NON SI COMPRA A SCATOLA CHIUSA" - L´EX PM: "ANDARE AL GOVERNO AD INGOIARE ROSPI? PERCHÉ? CON CHI? E PER FARE COSA?"
Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica

Cupo e pensieroso. Così appare Antonio Di Pietro nelle ore che seguono la caduta di Silvio Berlusconi. L´ex magistrato, l´eterno nemico, appare spiazzato come e più del Pd. La scelta del governissimo non gli piace per niente. Lo ha detto subito. Lo ripete a ora di pranzo al Tg1: si vada a elezioni anticipate, qualsiasi altra soluzione è «un inciucio che serve solo a rimanere attaccati alla poltrona».

Poche ore più tardi, in Transatlantico, è più cauto: «Per ora diciamo no a qualcosa che non c´è, che non sappiamo da chi verrà guidato, da chi verrà sostenuto e per fare cosa». A sera infine, dopo la nomina di Mario Monti a senatore a vita, dopo che la nascita di un governo guidato dall´ex commissario europeo diventa qualcosa più di una voce, il leader dell´Italia dei Valori spiega a Repubblica: «A scatola chiusa non prendiamo niente. Da parte nostra ci sono grande rispetto e stima per il professor Monti, per il senatore Monti, ma così come non accettiamo le misure di macelleria sociale che ha in mente il governo, non le accetteremo da lui perché ha la faccia pulita».

Di Pietro non crede che a un governissimo con tutti dentro abbia senso arrivare: «Le soluzioni a 360 gradi non funzionano, noi siamo per il sistema bipolare. Andare al governo a ingoiare rospi? E perché mai? Con chi? Per fare cosa?».

E´ qui, che la foto di Vasto sbiadisce. L´emblema dell´accordo con Bersani e Vendola ha bisogno - per restare nitido e fermo - che ci sia intesa sui passi da compiere, condivisione sulle misure necessarie a combattere la crisi. Di Pietro dice chiaro: cominciamo col tagliare i costi della politica e della casta, che sono strutturali. E´ da lì che si parte, non da pensioni e licenziamenti.

Altrettanto chiaro il messaggio che arriva da Sinistra Ecologia e Libertà. Vendola è in Cina, i suoi tengono a dire di non sottovalutare affatto la crisi, ma di non credere che - in alcun modo - il governo tecnico possa essere la medicina giusta. Gennaro Migliore è cauto: «C´è bisogno di avere il massimo senso di responsabilità». Quindi, Sel valuterà passo passo le decisioni del presidente Napolitano, le rispetta, apprezza la mossa di ieri - l´accelerazione impressa alle dimissioni del premier - ma ritiene che per rispondere a una crisi del genere serva un governo che duri cinque anni.

Se mai ci fosse un governo di salvezza nazionale, poi, sarebbe inaudito - secondo Vendola e compagni (o amici come preferisce dire lui) - che arrivasse alla fine della legislatura con Sel fuori dal Parlamento. E dovrebbe fare subito l´unica cosa a questo punto ineludibile: mettere una tassa sui patrimoni.

Alla patrimoniale il Pd è ormai vicino, e lo stesso vale per Di Pietro, ma prima dei contenuti viene lo strumento. E il governo di salvezza nazionale - che strappa a metà la foto di Vasto - vede il Pd giocare un´altra partita.

3- DAGOREPORT
Boatos. Gianfranco Rotondi si dimette da ministro e da deputato. Una decisione clamorosa che sarà annunciata oggi alle 12 nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, maturata nella tarda serata di ieri per l'ipotesi del governo Monti che avanza. Il ragionamento di Rotondi è questo: è in atto un'operazione che non ha nulla di politico, che anzi prescinde dalla politica, contro Berlusconi 'costretto' ma non convinto ad accettare l'esecutivo Monti e che porterà il Pdl a sfracellarsi.

Per Rotondi serve un gesto simbolico che risvegli la coscienza degli italiani. Che la mossa di Rotondi sia L'inizio della fine del Pdl? Pare che la clamorosa decisione potrebbe portare alla costituzione di gruppi a Camera e a Senato che darebbe così filo da torcere a Monti e farebbe storcere il naso a Napolitano. Si prevede una slavina non solo nel Pdl ma anche dalle parti del centro-sinistra dove gli scontenti e i delusi sono in tanti per la piega presa dalla crisi

 

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