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Barbara Palombelli per "Il Foglio"
I marciapiedi cittadini non sbagliano mai. E recitano in coro: dopo sabato, ci toccano altri dieci anni di Berlusconi. Chissà se i centri sociali, "Er pelliccia" con il suo estintore, evocativo del G8 e della morte di Carlo Giuliani, i bravi ragazzini che sapevano e oggi leggono comunicatini scritti sui quadernini volevano proprio sostenere il governo in carica.
E chissà se i grillini del Molise sanno di avere dato un colpo irreversibile al candidato del centrosinistra, regalando la vittoria al neogovernatore targato Pdl. L'Italia non è un paese normale: gli antagonisti diventano sempre la stampella dei poteri che a parole vorrebbero abbattere. Si tengono, in un gioco di equilibri che salva i due poli in un gioco pericoloso ma redditizio sul piano dell'immagine reciproca.
Più io sono irriducibile, più tu che sei chiuso nel palazzo puoi usare le maniere forti per difenderti legittimamente. Chi ha tanti anni, ricorda bene i drammi di chi vedeva allontanarsi le vittorie elettorali popolari per colpa di quella che si chiamava la "strategia della tensione". E c'erano gli autonomi, i potop, i terroristi finti e quelli veri a tenere lontana la sinistra autentica dai centri nevralgici del paese.
Allora si sospettavano collusioni ancora tutte da dimostrare: oggi non c'è bisogno, gli indignati sono sempre davanti ai microfoni e nessun agente segreto sarebbe in grado di scrivere testi a migliaia di protagonisti del Web e dei programmi di approfondimento tv. Dalla storia tragica alle farse attuali sembra passato un soffio.
Vogliamo parlare dell'antagonista presunto più apparentemente duro: il molisano, appunto, Tonino Di Pietro. I suoi eletti presidiano come travi di cemento armato la traballante maggioranza: da Domenico Scilipoti, simpatico e brillante in tv, al supertecnico Aurelio Misiti, già uomo forte dei Lavori pubblici, il casting dell'Italia dei Valori regala sorprese sempre scintillanti. Ci vuole un attimo, basti ricordare il senatore di Gregorio, per il salto dei valori dall'opposizione alla guardia reale. Sarebbe divertente rivedere i loro comizi, riascoltare le loro invettive e paragonarle allo zelo con cui inseguono oggi la corte del "cavaliere nero".
Ma Di Pietro è già a suo modo nella cronaca trascorsa. Si affacciano, alle spalle der Pelliccia, altri nomi, altri volti, altri superavversari in grado di ricompattare la maggioranza per anni. Grillini e black bloc caserecci sono pronti a togliere consensi e migliaia di voti all'area che si contrappone all'attuale governo. Aiuteranno una coalizione in crisi a restare unita. La faranno vincere in giro per l'Italia, si batteranno nelle piazze in nome di una purezza e di una forza che - visti i trionfi dipietristi - prima o poi darà i suoi dividendi.
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