gianluigi paragone con alessandro di battista e due attivisti a tivoli - dicembre 2019

IL PARAGONE NON REGGE - DOPO AVER FATTO DI TUTTO PER FARSI BUTTARE FUORI L’EX GIORNALISTA VUOLE RIENTRARE NEL MOVIMENTO: VUOLE RIENTRARE E FAR FUORI LUIGI DI MAIO, IL TUTTO D'ACCORDO CON L'AMICO ALESSANDRO DI BATTISTA – CREARE UN NUOVO PARTITO SOVRANISTA? "È COMPLICATO, NON È NELLE NOSTRE INTENZIONI, MA SE ALE MI DOVESSE DIRE RIPARTIAMO IO…” - VIDEO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

 

M5s, Gianluigi Paragone: ''Faroo' ricorso contro l'espulsione, se mi gira anche alla giustizia ordinaria''

 

Federico Capurso e Ilario Lombardo per “la Stampa”

GIANLUIGI PARAGONE CON ALESSANDRO DI BATTISTA E DUE ATTIVISTI A TIVOLI - DICEMBRE 2019

 

Il 17 dicembre scorso Beppe Grillo è a Roma, a parlare con i gruppi parlamentari del Movimento 5 stelle. Ad ascoltarlo non c' è Gianluigi Paragone. Proprio quel giorno, contro l' ex conduttore tv e senatore grillino, da parte del collegio dei probiviri, viene aperta la procedura di espulsione per il voto contrario sulla manovra economica. Quella sera Paragone è a Tivoli, a un evento organizzato da alcuni attivisti. Con lui c' è Alessandro Di Battista. Si fanno una foto assieme.

 

commento su gianluigi paragone di alessandro di battista

Una foto che non è casuale ma, come racconta chi era presente, viene scattata come monito a Luigi Di Maio. Durante la cena tra i due si chiacchiera di quello che sta avvenendo nel partito, della riforma sul fondo salva-Stati che Giuseppe Conte tre giorni prima, a Bruxelles, ha congelato proprio su spinta del Movimento, e del governo con il Pd.

GIANLUIGI PARAGONE

 

Paragone si lamenta dei vertici del M5S, dell' avvio della procedura che nemmeno due settimane dopo, il primo giorno del nuovo anno avrebbe portato alla sua cacciata. Di Battista condivide la sua rabbia, lo stesso fanno altri presenti: la convinzione di tutti è che una buona parte della base dei militanti condivida la campagna del senatore. Di sicuro lo fa l' ex deputato. Di Battista è incredulo, dice che non arriveranno a tanto, a mettere alla porta uno come Paragone.

IL DITO MEDIO DI GIAN LUIGI PARAGONEdi battista di maio

 

I due si spalleggiano da sempre. Paragone a Roma si è trasferito nell' appartamento in cui viveva «Dibba». Sono il cuore della fronda sovranista e anti-europeista del M5S. Abili oratori entrambi, a loro agio di fronte a telecamere e piazze, non si rassegnano alla svolta governista del Movimento e meno che mai alla saldatura con il Pd, nonostante la benedizione di Grillo. Tra i due, com' è noto, è soprattutto Di Battista ad avere un interesse in gioco. Rientrare in Parlamento, riconquistare una carica, avere un peso che vada al di là della sua forza mediatica.

 

Paragone Di Battista

In Parlamento, però, il suo è un nome che non concilia. Anzi. Senatori e deputati non digeriscono le sue uscite e non lo vorrebbero tra i piedi. Fuori, il discorso è diverso. I militanti ancora lo osannano. Lo stesso avviene con Paragone. E lui ne è cosciente: «Sono uno divisivo, non potrei mai fare il capo politico», confessa a La Stampa, «ho un brutto carattere».

 

di maio e paragone

Eppure, l' intento dei due è prima di tutto quello di cambiare il Movimento dall' interno e di far cadere Di Maio. Un progetto esterno, d' altronde, «è complicato, non è nelle nostre intenzioni», ammette Paragone. «Ma se Ale mi dovesse dire "ripartiamo", io gli risponderei di sì mille volte...». Il senatore cerca una metafora calcistica: «Voglio essere come l' Atalanta, che tutti dicevano sarebbe uscita dalla Champions League e invece ha passato il turno». Ecco perché i due continueranno a incontrare gli attivisti e a partecipare ai meetup in giro per l' Italia, parlando dei valori e delle battaglie abbandonate da Di Maio: contro le regole di Bruxelles, il sistema bancario e i potentati economici. Non solo. Anche il progetto del leader M5S di trasformare il Movimento in un partito rappresentativo solo del Mezzogiorno viene considerato fallimentare. I due ne hanno parlato e sono d' accordo sul fatto che non si può governare senza rappresentare quelle regioni in cui c' è il motore industriale e imprenditoriale del Paese.

matteo renzi gianluigi paragone

 

ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO

Ma il primo obiettivo da raggiungere, almeno per Paragone, è quello di rientrare nel Movimento. Si appellerà alla presidente del Senato Elisabetta Casellati contro il suo allontanamento forzato dal gruppo dei senatori M5S e ricorrerà con urgenza alla giustizia ordinaria contro l' espulsione dal partito per ottenere - si augura - il suo rientro. «Verranno loro a dirmi: "Scusa, avevi ragione" - punge Paragone -. Saranno costretti, perché sono già sott' acqua e non avranno più ossigeno. Se non lo faranno, ci sarà qualcuno come Ale che li metterà da parte, nel fondale». Nel frattempo, «mi unirò a chi chiede che Di Maio non sia più il capo politico. E saremo sempre di più».

gianluigi paragone si astiene dalla fiducia al conte bis 1gianluigi paragone si astiene dalla fiducia al conte bisgianluigi paragonegianluigi paragone matteo renzi