LA PENNA DELLA “STAMPA” FABIO MARTINI, NON CI STA A FARSI IDARE DEL ‘’PIRLA’’ DA TRAVAGLIO SUL CASO DEL TURCO: “MA ALLORE TUTTE LE VOLTE CHE I GIUDICI HANNO SMENTITO I SUOI ANATEMI (COME NEL PROCESSO MORI), DOVREMMO DEDURNE CHE TRAVAGLIO È UN PIRLA? DATA LA QUANTITÀ, UN GRANDISSIMO PIRLA?”

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1. LETTERA DI FABIO MARTINI AL "FATTO QUOTIDIANO"
Caro direttore,
sono uno degli innumerevoli pirla della lista compilata da Marco Travaglio, "colpevole" - a suo dire - di aver dato conto di alcune delle contraddizioni dell'istruttoria che negli anni scorsi ha coinvolto Ottaviano Del Turco. Oramai gli insulti di Travaglio non offendono più, il suo turpiloquio adolescenziale fa sorridere e quindi mi permetto di chiedere spazio al Fatto-Quotidiano non tanto per "questione personale", ma per segnalare, da collega a collega, un rischio non banale.

La prova regina della pirlaggine dei tanti giornalisti messi dall'indice da Travaglio sarebbe la condanna di primo grado emessa dal tribunale di Pescara. Logica insidiosa per il collega: tutte le volte che i giudici hanno sentenziato contro di lui personalmente, o smentendo i suoi anatemi (come nel processo Mori), dovremmo dedurne che Travaglio è un pirla? Data la quantità, un grandissimo pirla?

No e sbaglierebbe Travaglio a considerarsi tale, perché i giudici ogni tanto lo contraddicono: le verità scomode da lui rivelate in processi che gli hanno dato "torto", non perdono valore se sembrano inficiate da una sentenza. La vita è molto più travagliata di quel che crede Travaglio, ma per lui è sempre tutto chiaro e tutto sempre uguale: chi la pensa diversamente da lui è un pirla.
Complimenti.

RISPOSTA DI MARCO TRAVAGLIO
Caro Fabio,
qui ci dev'essere un grosso equivoco.
Firmare per quattro anni articoli intitolati "Crollano le accuse a Del Turco" (La Stampa, 8-1-2010) e "Soldi, bugie, foto false. Affondano le accuse contro Del Turco" o scrivere che "il processo potrebbe diventare un caso proverbiale nella storia giudiziaria italiana" (La Stampa, 12-3-2013) non significa "dare conto di alcune delle contraddizioni del-l'istruttoria che negli anni scorsi ha coinvolto Ottaviano Del Turco".

Significa anticipare una sentenza, in questo caso di assoluzione, sulla base di dati distorti. Quando la difesa Del Turco ha cercato di dimostrare che le foto delle tangenti di Angelini erano false, è stata clamorosamente sbugiardata dal perito non dei pm, ma del tribunale. Dunque da un perito super partes. Ma quel giorno La Stampa, così prodiga sulle fantasie della difesa,ha taciuto.

Così la condanna di Del Turco, almeno per i tuoi lettori, è giunta inattesa e sorprendente e ingiusta: ma come, le foto non erano false? Le prove non erano crollate? Quanto a me, non mi sono mai sognato di lanciare anatemi, né tantomeno di anticipare sentenze di condanna. Io non ho mai scritto che Mori era colpevole: sei tu che hai scritto che Del Turco era innocente.

Io i reati li lascio accertare ai giudici, ma da giornalista racconto i fatti che emergono dai processi: come il fatto che, pur imbeccato da un mafioso confidente, il Ros guidato da Mori non arrestò Provenzano nel 1995. Quindi, caro Fabio, sono spiacente di deluderti, ma la sentenza Mori non ha smentito me, avendo accertato che il fatto c'è ma non è reato (dalle motivazioni scopriremo il perché); invece la sentenza Del Turco ha smentito te. Per il resto, lo so anch'io che la vita è molto travagliata, ma non fino al punto di pensare che "chi la pensa diversamente da me è un pirla".

Però lo è, o gli somiglia molto, chi dipinge per quattro anni un politico imputato come un giglio di campo e poi se lo vede condannare a 9 anni e 6 mesi per corruzione. Complimenti.

 

 

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