
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”
I governi passano, i burocrati restano. Questa regola aurea della nostra pubblica amministrazione ci ha regalato esempi di longevità e sopravvivenza alle intemperie politiche fuori dal comune. Ma nessuno capace di reggere il paragone con quello di Ercole Incalza, inossidabile capo della struttura di missione al ministero delle Infrastrutture.
Settant’anni compiuti a Ferragosto scorso, ha passato 14 anni ininterrottamente nella stanza dei bottoni del palazzone di Porta Pia, a Roma. Ecco perché, ora che ne è uscito, è davvero finita un’epoca. Che però non sarà certo ricordata per una gestione smagliante delle grandi opere pubbliche: i dati e i fatti sono lì a dimostrarlo.
Ercole Incalza e Alessandra Necci
Quattordici anni, con sette diversi governi e cinque ministri. Di ogni schieramento. Arrivato nel 2001 come capo della segreteria tecnica di Pietro Lunardi (governo Berlusconi), Incalza ha resistito allo sbarco di Antonio Di Pietro (governo Prodi), quindi è stato promosso capo struttura di missione da Altero Matteoli (di nuovo Berlusconi), confermato da Corrado Passera (governo Monti), Lupi (governo Letta) e poi ancora Lupi (governo Renzi).
Ma in quel ministero che allora si chiamava dei Trasporti era già di casa al tempo della sinistra ferroviaria di Claudio Signorile, prima di essere consacrato insieme a Lorenzo Necci come il padre dell’alta velocità dei general contractor Eni-Iri-Fiat-Montedison, delle concessioni spartite a tavolino, della società con le banche... E delle inevitabili tempeste giudiziarie a valle. Dalle quali Incalza è tuttavia sempre uscito indenne.
Proprio ciò che ha ripetuto il suo ministro Maurizio Lupi a luglio del 2014, quando ha dovuto replicare ai grillini imbufaliti che con una interrogazione al vetriolo ne chiedevano la testa. «Il suo nome è apparso nelle intercettazioni delle inchieste sul Mose, sull’Expo, è indagato dalla procura di Firenze per la Tav», lo incalzava Michele Dell’Orco. E lui: «In ragione della delicatezza delle funzioni, Incalza è stato oggetto di numerose e doverose verifiche del suo operato, ma gli organi giuridici mai hanno rilevato elementi di reato né irregolarità amministrative».
Riguardo alla storia di Firenze, «è stato effettivamente indagato ma non è mai stato interrogato, né è stata avanzata richiesta di rinvio a giudizio». Stop. Nessun riferimento alle prescrizioni con cui erano evaporati alcuni procedimenti, e neppure a quella storia imbarazzante raccontata da Fiorenza Sarzanini sul Corriere . La storia di una casa acquistata dal genero di Incalza nei pressi di piazzale Flaminio, a Roma, grazie a un meccanismo fotocopia di quello del famoso appartamento al Colosseo dell’ex ministro Claudio Scajola.
Cioè con una parte del prezzo pagato, si deve ritenere anche in questo caso a insaputa dell’acquirente, utilizzando 520 mila euro messi generosamente a disposizione da Diego Anemone, il costruttore finito al centro della bufera giudiziaria sulla Cricca degli appalti per i Grandi eventi gestiti dalla Protezione civile. Il genero di Incalza ha bisbigliato: «Ho fatto l’affare grazie a mio suocero...».
PROTESTE NO TAV A FIRENZE PERSONE HANNO MANIFESTATO SOTTO LA PREFETTURA
Una vicenda sulla quale è calato il silenzio. Ma che in ogni caso non ha avuto alcun riflesso concreto. Era il maggio del 2010 e da allora il capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture è stato confermato altre tre volte da tre governi diversi. E lo sarebbe stato anche una quarta volta, a voler prendere alla lettera un comma di sei righe spuntato a sorpresa nella legge di stabilità approvata un mese fa.
Dove c’è scritto testualmente: «Al fine di garantire la continuità delle attività in corso della struttura tecnica di missione di cui all’articolo 163 del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, restano confermati fino al 31 dicembre 2015 i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in essere alla data di entrata in vigore della presente legge».
ANEMONE ALL\'USCITA DAL CARCERE
Ma anche se nel sito internet ufficiale del ministero continua a figurare il suo nome, lui ha vuotato i cassetti e se n’è andato. Della struttura di missione si occuperà Paolo Emilio Signorini, capo degli affari generali del dipartimento. Quanto a Incalza, non sarete delusi: da qualche parte, dicono i bene informati, lo vedrete di nuovo spuntare...
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