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Mario Giordano per âLibero Quotidiano'
Dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno. E invece ne sono diventati i custodi più severi. Il Senato? Non si tocca. Il bicameralismo? Giù le mani. La parità tra le due aule? à sacra. Benvenuti nel mondo della Democrazia Cristian-Grillina, il Movimento Cinque Stelle e Una Balena (ovviamente bianca), il vaffa-moroteismo, le convergenze parallele al tempo del meetup, Internet e Fanfani, l'on line che profuma di Rumor.
Pensavate che facessero la rivoluzione? Macché: sono diventati il pilastro della conservazione. La Costituzione è immodificabile. E Palazzo Madama sarà trasformato in Fort Alamo. Tutti a casa, come gridava Beppe nelle piazze. Solo che la loro casa, ormai, è diventata il palazzo. E, da lì, chi li scaccia più? Il ribaltamento è sorprendente. Potevamo aspettarci una posizione del genere dai parrucconi, potevamo aspettarcela da Gustavo Zagrebelsky (pensionato d'oro della Consulta) e da Stefano Rodotà , uno che bazzica il potere da quando aveva i pantaloncini corti, e faceva il parlamentare quando i genitori dei grillini dovevano ancora conoscersi. Ecco: da loro sì, ci si poteva aspettare un arroccamento sulle barricate dell'immobilismo.
Ma quando ieri mattina sul Corriere della Sera è comparso l'articolo firmato Luigi De Maio, giovane e rampante deputato del Movimento 5 Stelle, nonché vicepresidente della Camera, che difendeva a spada tratta il bicameralismo perfetto, in molti hanno fatto un salto sulla sedia. E hanno pensato: che succede? Anche nelle austere stanze di via Solferino, si sono messi a giocare con i pesci d'aprile? Macché. Quell'articolo non era un pesce d'aprile. Esprimeva la linea ufficiale del movimento. E cioè la difesa del bicameralismo perfetto che (cito) «rappresenta un virtuoso meccanismo tramite il quale il Parlamento è in grado di ponderare adeguatamente le scelte complesse e delicate che si trova ogni giorno ad affrontare ».
Dice proprio così. Parole sue. Testuali. Scusate se ve l'ho propinate, ma bisogna pur rendersi conto della trasformazione radicale, della mutazione genetica in corso, un cambiamento totale che riguarda anche il modo di parlare dei Cinque Stelle. Ricordate? Sono entrati in Parlamento con urla di guerra, voci pesanti e roboanti, che dicevano: sfasceremo tutto, zombie, sterco secco, «ominicchi e prendinculo». Adesso siamo passati al «ponderare adeguatamente» e altre formule soffici come un bignè. Come sono le scelte? «Complesse e delicate».
E il meccanismo? «Virtuoso». E la scelta? Da «ponderare adeguatamente ». Quasi una musica. Ma chi la sta suonando? Un grillino o Forlani? Dev'essere l'aria del Parlamento, ci saranno degli acari nell'aria, o dei batteri micidiali che si trasmettono dalla buvette al sangue, e provocano l'insorgere del doroteismo nel Dna di chiunque sieda in quelle aule. Mica solo per il linguaggio. Anche e soprattutto per i comportamenti. Prendiamo l'ultimo caso, sempre di ieri: il senatore Bartolomeo Pepe che abbandona il movimento grillino per il gruppo misto.
Qual è il motivo? Una battaglia ideale? La difesa di un principio irrinunciabile? La tutela dei cittadini oppressi e offesi? Macché: non gli hanno dato una poltrona. Quella di presidente della commissione ecomafie. Lui pensava di averne diritto, il Movimento no: insomma, un tiramolla, una trattativa da corridoio, perfetto intrigo bizantin- democristiano che ruota attorno al bene prezioso della cadrega. E cadrega dopo cadrega, i grillini sono arrivati a difenderle tutte, a cominciare da quelle del Senato. Chi tocca Palazzo Madama muore, il bicameralismo va da Dio, e se le leggi fanno avanti e indietro da un'aula all'altra per tempi infiniti, chi se ne importa? Bisogna difendere le istituzioni dall'attacco di chi le vuol cambiare.
E così i Cinque Stelle diventano le vestali della conservazione, i guardiani del faro rotto, gli ultimi custodi della palude. Sia chiaro: le riforme di Renzi hanno molti difetti. Ma il difetto principale, purtroppo, è che sono ancora troppo poco incisive, puri specchietti per le allodole, titoli da pubblicare sui giornali con fregatura al seguito: il Senato diventa un altro ente inutile (con 21 senatori nominati dal Presidente della Repubblica), le Province non spariscono ma al massimo cambiano nome, gli stipendi dei manager da 6 milioni di euro l'anno restano intoccabili... E allora ci si aspetterebbe, dal movimento che voleva rovesciare tutto, che puntasse su questi argomenti, che pretendesse da Renzi meno fumo e più arrosto, più cambiamento e meno slide. Invece no: i grillini difendono lo status quo.
Piccoli democristiani crescono: la Costituzione è sacra, il bicameralismo pure e il linguaggio si fa bizantino. «Tra l'altro, qualora dovesse giungere in porto la riforma si creerebbero ulteriori problemi », scrive Luigi Rumor Di Maio. «Per esempio l'auto - matica equivalenza etc etc comporterebbe la necessità di continui nuovi interventi correttivi etc etc con un conseguente e ulteriore deterioramento della qualità della legislazione ». E al «deterioramento della qualità della legislazione », scusatemi, sono costretto a fermarmi perché sento una forte, insopprimibile (e forse insana) nostalgia del «vaffa».
BARTOLOMEO PEPE LUIGI DI MAIO GRILLO E CASALEGGIO ARRIVANO A ROMA APRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLOPALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICAGRILLO E CASALEGGIO esizer
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