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GIORGIA, IL PIATTO PIANGE: SOLO PER FINANZIARE VOCI CHE APPAIONO INCOMPRIMIBILI, AL NUOVO GOVERNO GIA’ SERVONO ALMENO 35-40 MILIARDI - LA CRESCITA DEL PIL FRANA E SALE IL DEFICIT: I MARGINI DI MANOVRA PER IL PROSSIMO ESECUTIVO SARANNO PIÙ STRETTI - IL DEBITO PUBBLICO SARÀ PIÙ ALTO DEL 145% STIMATO E IL RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA RIDURRÀ IL GETTITO FISCALE, FACENDO VENIR MENO LA "BENZINA" CHE HA ALIMENTATO I DECRETI LEGGE VARATI DAL GOVERNO DRAGHI CON AIUTI A FAMIGLIE E IMPRESE PER 66 MILIARDI…
Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
Il governo Draghi varerà domani la Nadef, cioè la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Il testo, che rivede le stime dello scorso aprile, si limiterà a recepire le tendenze in atto, a legislazione vigente. Per la manovra 2023 bisognerà invece attendere il nuovo governo, anche se ci sono già stati i primi contatti al Tesoro per gestire la transizione con gli sherpa del centrodestra. L'interlocuzione si intensificherà nei prossimi giorni tra il ministero dell'Economia (oltre a Daniele Franco, il Ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta) e coloro che in FdI seguono i conti pubblici, da Guido Crosetto a Maurizio Leo.
La Nadef correggerà al ribasso le previsioni sul Pil per il 2023: non più il 2,3% ma una crescita di poco superiore allo 0,5%; quindi ancora col segno positivo, nonostante l'aggravarsi della congiuntura, che ha spinto le agenzie di rating Fitch e Standard & Poor' s a stimare che l'Italia finisca in recessione l'anno prossimo, rispettivamente -0,7% e -0,1%.
La frenata dell'economia avrà conseguenze sui saldi di finanza pubblica. Il deficit 2023 sarà rivisto in aumento rispetto al 3,7% previsto ad aprile e arriverà intorno al 5% mentre il debito pubblico, pur in diminuzione rispetto al 2022, sarà più alto del 145% stimato in precedenza. Inoltre, il rallentamento della crescita ridurrà il gettito fiscale, facendo venir meno la "benzina" che ha alimentato i decreti legge varati dal governo Draghi con aiuti a famiglie e imprese per 66 miliardi. Tutto questo significa che i margini di manovra per il prossimo esecutivo saranno più stretti.
Tanto più che, a bocce ferme, servono 20-25 miliardi solo per finanziare voci che appaiono incomprimibili. Si tratta di 8,5 miliardi in più necessari per indicizzare le pensioni al costo della vita; di circa 5 miliardi per rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici; di 4-5 miliardi per prorogare il taglio del cuneo fiscale deciso dal governo Draghi per il 2022 e di un paio di miliardi almeno per finanziare le missioni militari all'estero. Il tutto senza contare i maggiori oneri sul debito.
Se poi il prossimo governo si trovasse nella necessità di rinnovare le misure contenute nel decreto Aiuti ter per il primo trimestre del 2023, dovrebbe trovare altri 10-15 miliardi, portando il conto finale a 35-40 miliardi. Nomisma, del resto, stima che dal primo ottobre le bollette della luce potrebbero aumentare del 60%.
È vero che, come ha detto il ministro Franco, anche negli ultimi mesi dell'anno si potrà contare su un gettito tributario superiore alle attese, ma bene che vada si tratterà di una decina di miliardi. Tutto ciò significa che il prossimo governo, per coprire la manovra 2023, se non vuole ricorrere a uno scostamento di bilancio, cioè a più deficit, dovrà trovare maggiori entrate (nuove sanatorie sulle cartelle esattoriali) e tagli di spesa, a partire dal Reddito di cittadinanza.
E questo senza considerare le tante promesse fatte in campagna elettorale, fra nuovi aiuti e taglio delle tasse. Le intenzioni del prossimo esecutivo dovrebbero prendere forma del Dpb, il Documento programmatico di bilancio. Bruxelles concederà una proroga del termine del 15 ottobre, per attendere la formazione del nuovo governo. Il Dpb sarà subito seguito dal disegno di legge di Bilancio, la manovra vera e propria, che il nuovo Parlamento dovrà approvare in tempi stretti, entro il 31 dicembre.
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