
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Luigi Grassia per "La Stampa"
L'Italia sprofonda sotto il peso delle tasse. Sarà anche vero che questo purgatorio ci tocca per forza, come ci dicono e ci ripetono in tanti, perché dobbiamo scontare gli errori del passato (errori, peraltro, fatti da chi?) ma con una pressione fiscale del 52% è difficile immaginare come il Paese possa mai riprendersi.
La rilevazione dell'Istat sul conto economico trimestrale della pubblica amministrazione ci informa che fra ottobre e dicembre 2012 il prelievo del fisco (in tutte le sue forme) è salito appunto al 52% del prodotto interno lordo, mentre nel trimestre corrispondente del 2011 la quota era stata del 50,5% (già da allarme rosso ma non sembra esserci limite al peggio). E questa è solo la famosa media del pollo. Ovvio che ci sono persone che fra tasse e contributi versano molto più della metà del loro reddito teorico mentre gli evasori fiscali se la cavano con pochi punti percentuali (o anche con zero tasse).
A fronte della tosatura fiscale i risultati sui conti pubblici si vedono, per quanto siano risultati che non creano occupazione e non danno da mangiare. Il rapporto fra il deficit dello Stato e Pil è sceso al 2,9% cioè al di sotto della soglia del 3% prevista dai trattati europei. Il miglioramento è stato di 0,8 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2011.
Da segnalare che secondo il governo il rapporto deficit/Pil dovrebbe scendere al 2,4% nel 2013. Con il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione il valore risalirebbe al 2,9%, comunque sotto controllo e in discesa, e questo consentirebbe all'Italia di uscire dalla procedura per deficit eccessivo avviata dall'Ue per il 3,7% del rapporto deficit/ Pil nel 2011.
Non solo: fra ottobre e dicembre il saldo primario (cioè il disavanzo al netto degli interessi passivi che il Tesoro deve pagare sui Bot, i Btp eccetera) è risultato positivo per 17,9 miliardi. L'incidenza di questo avanzo sul prodotto interno lordo è stata del 4,4%, superiore di 1,6 punti percentuali rispetto a quella registrata nel quarto trimestre del 2011.
Guardando alle entrate pubbliche totali (tributarie ed extratributarie) sono cresciute più delle spese (+2,5% nell'intero 2012 e +2,4% nel solo ultimo trimestre) e la loro incidenza sul Pil nel periodo ottobre-dicembre è stata del 56,3% in significativo aumento dal 54,5% del corrispondente trimestre del 2011. In particolare nel quarto trimestre 2012 le entrate correnti hanno registrato un aumento tendenziale del 4,3%, per effetto di un incremento del 7,6% delle imposte dirette, del 4,3% delle imposte indirette e del 6,7% delle altre entrate correnti.
Sono, invece, risultati in diminuzione i contributi sociali (-0,1%). Nel quarto trimestre le entrate in conto capitale sono risultate in diminuzione in assenza di versamenti una tantum. L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato dell'1,4%, risultando inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre del 2011.
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