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Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
magliette con il volto di putin
Con il terzo cyberattacco in pochi giorni degli hackers russi contro il partito democratico americano, l' ombra di Vladimir Putin si allunga sulla campagna presidenziale americana. Dopo l' intrusione nella posta elettronica del comitato nazionale del partito, che aveva costretto alle dimissioni la presidente Debbie Wasserman Schultz, e dopo l' accesso agli archivi top-secret dei finanziatori, i pirati informatici sono adesso riusciti a entrare nel data-base elettorale della campagna di Hillary Clinton.
L' Fbi ha subito aperto una inchiesta sul giallo politico. I democratici hanno assoldato la CrowdStrike, una società specializzata in cybersicurezza. Ma gli esperti non hanno dubbi: gli attacchi sono ricollegabili alla "Fancy Bear" (Orso simpatico), una cellula legata all' intelligence militare russa. Mosca ovviamente smentisce. L' Fsb, il servizio federale di intelligence ha persino denunciato ieri che una ventina di agenzie e aziende militari russe sono state loro stesse vittime di attacchi coordinati di hacker stranieri.
Ma proprio mentre, con la fine delle due convention di Cleveland e Philadelphia, cominciano gli ultimi cento giorni decisivi per la Casa Bianca, il giallo del Cremlino rimbalza nelle elezioni americane. Qual è il piano di Putin? Vuole forse ricordare a tutti di essere un interlocutore potente e imprescindibile? O spera addirittura di condizionare l' esito elettorale favorendo Donald Trump, che ha sempre avuto parole lusinghiere nei suoi confronti, criticando invece la Nato?
Certo il tycoon newyorkese si era molto sbilanciato a favore di Mosca, arrivando persino a suggerire agli hackers russi di mettere le mani sulle 30mila mail top secret della Clinton: un invito, questo, criticato duramente dall' establishment repubblicano. Per evitare contraccolpi, Trump tende ora a minimizzare ("scherzavo...", dice) i suoi rapporti con la Russia di Putin.
bill clinton hillary e donald trump
D' altra parte la questione rischia di danneggiare anche la Clinton: non solo per nuove rivelazioni potenzialmente imbarazzanti; non solo perché rappresenta una distrazione nella fase post-convention, in cui cerca di recuperare consensi in Pennsylvania, Ohio e in altri stati-chiave, ma soprattutto perché riapre la ferita del suo uso improprio di un server privato per le mail ufficiali quando era segretario di Stato.
sostenitori di trump con il cartello hillary joker
trump su hillary disgustato
Ieri il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha fatto sapere di essere pronto a pubblicare altri documenti sulla Clinton, dopo le 19mila pagine sottratte al comitato democratico. Le mosse di Assange hanno fatto sorgere nuove polemiche sui suoi rapporti con l' intelligence russa. Wikileaks è stata anche attaccata da un altro paladino della trasparenza nei segreti di stato: Edward Snowden. In un tweet l' ex-consulente della Nsa, ora in esilio a Mosca, ha criticato Assange per l' assenza di qualsiasi filtro nel rivelare il materiale top secret. Immediata la replica: protegge Hillary perché spera nella grazia.
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