IL PIRELLONE A SAN VITTORE - SFOTTE, IL CONSIGLIERE DI SEL (EX IDV) GIULIO CAVALLI: “PRATICAMENTE IL 20% DEI CONSIGLIERI REGIONALI HA GUAI CON LA GIUSTIZA. SE FOSSE UN CONDOMINIO NON CI ANDREI AD ABITARE” - L’ARRESTO DI NICOLI CRISTIANI, CON 100 MILA € TROVATI NEL CASSETTO DI CASA, È SOLO L’ULTIMO DI UNA LUNGA SERIE DI SCANDALI: DA PENATI ALLA MINETTI, AI VARI BUSCEMI, MAULLU, PROSPERINI - ALTRO CHE RIFIUTI TOSSICI AL NORD PORTATI AL SUD: CON L’AMIANTO E IL CROMO ESAVALENTE CI COSTRUIVANO LE AUTOSTRADE…

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1 - TANGENTI SUI RIFIUTI TOSSICI BUFERA PDL IN LOMBARDIA
Paolo Colonnello per "la Stampa"

"Nicoli è un grandissimo uomo: te ricordati sempre che i bresciani sono larghi di bocca e stretti di mano, nè?...Pensa, a marzo-aprile aveva promesso i permessi per settembre e a settembre i permessi sono arrivati...Lui non è più assessore, eh? Li ha tutti sotto, li ha fatti crescere tutti...È un grande uomo, secondo me, è uno che fa cosa dice...».

Alla fine dello scorso settembre, Pierluca Locatelli, imprenditore bergamasco attivo nello smaltimento dei rifiuti e nelle cave, arrestato ieri con l'accusa di corruzione e traffico di rifiuti tossico nocivi, è al colmo dell'entusiasmo. Il suo sponsor politico, Franco Nicoli Cristiani, potentissimo ras bresciano del Pdl e vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, lo ha salvato da un mezzo fallimento facendogli ottenere la concessione per l'apertura di una pericolosa discarica vicino a Cremona dove stoccare amianto, a rischio di intaccare la falda acquifera.

Perché Nicoli Cristiani è un uomo di parola: è bastato portargli 100 mila euro in contanti da «Berti», il ristorante di lusso a due passi dal Pirellone e lui, il giorno stesso, il 26 settembre di quest'anno, ha fatto avere la concessione. Con buona pace dei sindaci e della popolazione di Cappella Cantone e del cremonese che innaffieranno campi e si berranno acqua un filo contaminata. Che efficienza, che uomo, che politico! «Big bubble», così lo chiamavano per il colore rosa delle banconote da 500 che formavano i 100 mila euro della tangente.

Guarda caso, proprio la stessa somma, appunto in pezzi da 500, che ieri mattina poco prima dell'alba, i carabinieri di Brescia hanno trovato in un cassetto della scrivania di casa Nicoli.

«Sono rovinato», ha commentato «Big bubble» quando i militari glieli hanno sventolati sotto il naso. E si è lasciato accompagnare in carcere. Parole (e mazzette) date, promesse mantenute. Non è solo la solita edificante storia di tangenti in cambio di appalti e concessioni quella che ieri ha portato in carcere su ordine del gip di Brescia l'ex assessore all'Ambiente Nicoli Cristiani, il coordinatore regionale dell'Arpa e suo braccio destro, Giuseppe Rotondaro e una manciata di imprenditori bergamaschi e bresciani, alcuni dei quali finiti ai domiciliari.

Qui c'è un "quid" in più: perché oltre all'accusa di corruzione, gli imprenditori devono rispondere anche di un reato tipicamente mafioso: il traffico di rifiuti tossico nocivi nella movimentazione terra, la turbativa d'asta, la truffa allo Stato. Per questo è scesa in campo la direzione nazionale antimafia che, per bocca del procuratore nazionale Pierluigi Dell'Osso, parla di «punta dell'iceberg», intendendo dire non solo che l'inchiesta non è affatto terminata ma che al Nord è ormai un fenomeno in crescita quello di imprenditori senza scrupoli che, saldati a politici compiacenti, sono pronti a far correre rischi seri alla popolazione asfaltando intere autostrade con materiale tossico o infiammabile e a riempire discariche di amianto a costo di contaminare intere falde acquifere.

Un'inchiesta nata all'inizio della scorsa primavera dal sequestro dei cantieri della piccola tangenziale di Orzivecchi, in provincia di Brescia, dove i carabinieri trovano tra i massetti che devono sostenere l'asfalto rifiuti di ogni genere: plastica, legni trattati, acciaieria, cromo esavalente, marmoresina e fresato di asfalto utilizzato in dosi del 90 per cento superiori a quelle previste per legge. Lo stesso materiale tossico nocivo, si scoprirà in seguito, che le società del gruppo Locatelli usano - facendo transitare per finta i camion da un deposito di smaltimento - per riempire il fondo della Bre.be. mi, la bretella autostradale che dovrebbe collegare Brescia, Bergamo e Milano: un appalto da 55 milioni di euro. Come mai nessuno controllava?

È l'indagine a fornire una prima risposta puntando direttamente al potere esercitato in Regione da Nicoli che, incredibilmente, pur non essendo più assessore, riesce ad ottenere autorizzazioni e appalti per «gli amici», utilizzando il braccio destro Giuseppe Rotondaro da lui nominato al coordinamento dell'Arpa e anch'egli destinatario di una mazzetta da 10 mila euro, consegnata dalla moglie di Locatelli, Orietta Rocca. Ma toccherà alla procura di Milano adesso stabilire i vari gradi di complicità, visto che l'indagine, per la parte relativa alla corruzione verrà trasferita da Brescia per competenza territoriale.

Nel frattempo Nicoli, Rotondaro, Locatelli e la moglie rimarranno in carcere. A inchiodarli non solo intercettazioni o tabulati telefonici ma perfino i filmati che la procura antimafia di Brescia è riuscita a realizzare. Come quello girato presso il «Lorenzaccio», rinomato ristorante di Brescia, i primi di ottobre. A pranzo con Locatelli e Nicoli c'è anche un altro imprenditore della Valsabbia sempre nel settore smaltimento, MauroPapa.

«Dovete fare cartello», intima Nicoli ai due e spiega: «Locatelli prende Cremona e Pavia e tu ti prendi Brescia e Bergamo». Uno stratega. Il tutto mentre sotto il bel cielo di Lombardia si agitano appetiti di ogni tipo intorno alle discariche e ai centri di smaltimento rifiuti. «Non può non destare inquietudine scrive il gip Cesare Bonamartini nel suo provvedimento - il progetto di ulteriori affari sotto "l'alto patrocinio" dell'attuale vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia».

2 - NEL CAOS DEL PIRELLONE DOVE UNO SU CINQUE HA GUAI CON LA LEGGE
Fabio Poletti per "la Stampa"

Ieri al Pirellone si è insediato il Comitato per la Trasparenza degli appalti. I componenti sono cinque: tutti tecnici e nemmeno un politico. Meno male perché di questi tempi nel palazzo dove ha sede la Regione Lombardia c'è una sfilata di poliziotti carabinieri e finanzieri che fa molto 2 giugno. Tanto per dire: nelle stesse ore in cui si insediava il comitato che ha per obiettivo il «rafforzamento del presidio di legalità», veniva arrestato il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani del Pdl, che aveva a casa due buste assai sospette con 100 mila euro in contanti.

LO SCANDALO PENATI
Una storia che nasce dallo smaltimento di rifiuti tossico nocivi lungo la Brebemi, l'altra grande autostrada che sfiora Milano insieme alla Serravalle, per cui sotto inchiesta per tangenti a luglio era finito l'altro vicepresidente del Pirellone, Filippo Penati del Pd.

Davide Boni della Lega, vicepresidente superstite, mica l'ha presa bene: «Non emerge mai quello che il consiglio fa di buono». In effetti non è facile se su ottanta consiglieri di questa legislatura ben sedici sono stati arrestati, imputati, indagati o anche solo sfiorati da qualche inchiesta giudiziaria. «Praticamente il 20% dei consiglieri. Se fosse un condominio non ci andrei ad abitare», si permette la battuta irriguardosa Giulio Cavalli, eletto con l'Idv poi passato con Sel, l'unico davvero guardato a vista dalle forze dell'ordine visto che vive sotto scorta per aver ricevuto serissime minacce dalla ‘ndrangheta.

UDC, IDV E SEL UNICI INDENNI
Il fatto è che non c'è un pianerottolo di questo condominio - a parte dove vivono i consiglieri dell'Udc, dell'Idv e di Sel - dove si possa stare tranquilli. Guardando in ordine volutamente sparso: Nicole Minetti del Pdl è sotto processo per favoreggiamento della prostituzione per le feste ad Arcore da Silvio Berlusconi; nelle serate del bunga-bunga c'era anche il suo compagno di banco Giorgio Puricelli del Pdl, gradito ospite ma non indagato; Gianluca Rinaldin sempre del Pdl è sotto inchiesta a Como per tangenti; Massimo Ponzoni se la vede con i magistrati di Monza per corruzione e bancarotta;

Filippo Penati del Pd è sotto inchiesta per corruzione a Monza; Daniele Belotti della Lega Nord, a Bergamo per le violenze degli ultras dell'Atalanta; Monica Rizzi della Lega, assessore allo Sport senza essere consigliera è indagata a Brescia per i dossieraggi a favore di Renzo Bossi il Trota, immacolato ma appunto. In alcune intercettazioni per varie inchieste di n'drangheta in Lombardia sono poi finiti Stefano Maullu, Massimo Buscemi, Angelo Giammario, Alesandro Colucci, Domenico Zambetti, Angelo Ciocca, tutti del Pdl meno l'ultimo che è della Lega, nessuno è indagato ma i conoscenti sono quelli che sono.

Senza tornare ai tempi di Tangentopoli - chapeaux al democristiano Roberto Adamoli che si dimise un minuto dopo essere stato indagato, salvo poi essere assolto - si ricordano le mazzette incassate dal pidiellino Piergianni Prosperini che poi tentò un teatralissimo suicidio e il giro di tangenti internazionali sul petrolio dell'Irak dell'inchiesta Oil for food, per cui venne molto sfiorato il Governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

Che ieri nel giorno dell'arresto del suo vice ha stilato un comunicato con parole assai oliate dalla consuetudine: «Dalla Regione sugli appalti solo procedure ineccepibili. Confido in una rapida azione degli organi inquirenti e sono sicuro che le posizioni personali possano essere positivamente chiarite». Altre parole, pure quelle già strasentite, le dice Giuseppe Civati del Pd: «C'è una preoccupazione politica e amministrativa».

LA SOLUZIONE DEL VOTO
Dalle parti di via Fabio Filzi, in questo clima generalizzato di guerra alla casta, c'è più di un timore. Il vicepresidente Davide Boni ha un'idea che a guardarla bene sarebbe un controsenso ovunque, ma non in Lombardia: «Bisogna intensificare le leggi per tenere la politica lontano dagli appalti». Sarebbe come dire che bisogna togliere ai controllori le funzioni di controllo. Giulio Cavalli di Sel vorrebbe molto di più: «Sarebbe meglio andare tutti a casa e tornare a votare.

Come si fa ad essere credibili quando un consigliere finisce in carcere per tangenti sui rifiuti e poi bisogna approvare una legge regionale su questa tema?». La domanda è quella di sempre. Le dimissioni arrivano quasi mai. Se va bene si mette in piedi un comitato. Come quello di ieri sulla Trasparenza degli appalti presentato dal Governatore Roberto Formigoni: «Noi non vogliamo sovrapporci all'attività propria della magistratura». Come se il problema non fosse l'esatto contrario.

 

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