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Alessandra Arachi per il "Corriere della Sera"
Ieri è stato un assaggio del caos: i cancelli degli scavi di Pompei sono rimasti chiusi fino alle dieci e mezza del mattino e cinquecento turisti attoniti sono rimasti in attesa di entrare in piedi e sotto il sole. Oggi si replica. Meglio, si peggiora: gli scavi di Pompei dovrebbero rimanere chiusi fino a mezzogiorno e mezza per una protesta sindacale che i sindacati chiamano «assemblea» . E così dovrebbe succedere anche domani. E poi dopo domani. Pure giovedì. Ammesso che qualcuno non intervenga prima.
Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, lo ha già fatto sapere: «Proporrò il commissariamento della Cisl di Pompei. Possono anche esserci problemi sindacali, ma non si può mettere in discussione la fruizione di un bene così importante per il nostro Paese. Non si possono usare i turisti come ostaggio, si può trovare una soluzione ai problemi legittimi sollevati dai lavoratori con il dialogo e la ricerca di confronto».
Non è la prima volta che succede. «Avevano già messo in atto questo tipo di protesta a Pasqua» dice Bonanni ricordando che già a Pasqua il sindacato aveva cercato di intervenire attraverso la segreteria regionale. «E invece adesso replicano e non ci ascoltano. Dunque bisogna intervenire pesantemente».
Pure la Cgil locale aveva criticato questo tipo di protesta e si era sfilata, anche se ad aderire alle assemblee sono rimaste in campo tutte le altre sigle sindacali, oltre la Cisl, la Uil e quelle di settore Filp e Unsa. Hanno una piattaforma di rivendicazioni che si trascinano da diverse amministrazioni: dalla riorganizzazione del lavoro, alla richiesta di più custodi , pagamenti per i carichi lavoro maggiori, carenza di personale.
FILM DOCUMENTARIO SU POMPEI DEL BRITISH MUSEUM
«Io sono il primo a voler rispettare i diritti sindacali e voglio risolvere i problemi, ma non è possibile pensare che un’assemblea blocchi il sito e lasci fuori centinaia di turisti sotto il sole». Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, non ha dubbi: «Quella protesta non ha senso». Dice, infatti: «I musei sono un servizio pubblico come lo sono i treni e gli aerei. Di più: per Pompei abbiamo gli occhi di tutto il mondo addosso e questa chiusura rischia di vanificare il lavoro di tanti».
C’è Massimo Osanna, il nuovo sovrintendente, che lavora a Pompei dalla fine di gennaio. È un archeologo e si sta occupando dei diritti sindacali. Spiega: «Capisco i problemi dei lavoratori e ascolto i rappresentanti sindacali praticamente ogni settimana, da quando mi sono insediato». Poi spiega: «Ho messo mano alla riorganizzazione del lavoro, ma ci sono 450 dipendenti in questa soprintendenza, il tempo ci vuole. In più: ho ripristinato un gruppo di lavoro formato da rappresentanti sindacali e vigilanti: ho chiesto di avere le loro proposte sul problema dei custodi. Da aprile nessuno mi ha mandato neanche due righe per proporre qualcosa».
Massimo Osanna ha convocato i sindacati stamattina alle dieci per una contrattazione sui lavoro legato alla nuova stagione nel teatro grande di Pompei, quella che proprio stamattina verrà presentata alla stampa all’interno degli scavi, con una sorta di gemellaggio con il teatro greco si Siracusa . «Chissà se ci faranno entrare, almeno noi, per fare questa conferenza stampa e presentare la nuova stagione», aggiunge Osanna, spiegando che la convocazione di stamattina alle dieci doveva servire a fissare un nuovo calendario di incontri con i sindacati.
Antonio Pepe, rappresentante della Cisl di Pompei, difende la protesta e la spiega: «A Pompei abbiamo un carico di lavoro superiore a qualsiasi altro posto, sia per orari, sia per via della carenza di personale. È una disparità che non viene sanata. Non veniamo pagati di più per questo né tantomeno si risolve il problema di soli 27 custodi che ad ogni turno devono controllare un’estensione di 44 ettari ».
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