E DUE! DOPO LA NOTIZIA DI GRILLO INDAGATO, ARRIVA LA RICHIESTA DEL PM NEL PROCESSO SUI NO-TAV: 9 MESI DI RECLUSIONE – FINIRA’ AL GABBIO?

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Da www.corriere.it

La Procura di Torino ha chiesto di condannare a nove mesi di reclusione Beppe Grillo al termine di un processo legato a una delle dimostrazioni dei No Tav in Val di Susa.

Il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce , fa inoltre sapere che Grillo risulta anche indagato in diverse procure, ma non nel capoluogo ligure, in relazione all'episodio del 10 dicembre scorso , quando, nei giorni della protesta dei Forconi, incitò gli agenti a smettere di proteggere i politici. Frasi per cui il parlamentare e coordinatore dei giovani del Pd, Fausto Raciti, aveva presentato un esposto. Nella mattinata si era diffusa la notizia che Grillo fosse indagato per «istigazione alla disobbedienza» a Genova, da qui la precisazione del procuratore Di Lecce.

IL CASO TAV - Beppe Grillo era salito in Valle di Susa il 5 dicembre 2010 durante una manifestazione dei No Tav. Davanti alla baita ancora in costruzione improvvisò un breve comizio e si fece accompagnare all'interno del locale. In precedenza il comandante dei carabinieri della compagnia di Susa lo aveva informato che se avesse varcato la soglia della casetta avrebbe commesso un reato. Dopo qualche minuto Grillo uscì e, davanti alle telecamere, mimò di avere i polsi ammanettati.

Il processo vede imputate 21 persone per violazione di sigilli. Sono state chieste quattro assoluzioni e, per il resto, condanne fra i 18 e i 6 mesi di reclusione.

IL CASO FORCONI - Le parole di incitamento agli agenti, per cui Grillo è ulteriormente indagato, sono contenute in una lettera aperta del leader dei Cinque Stelle indirizzata ai vertici di polizia, esercito e carabinieri in cui li invita a non schierarsi a protezione della classe politica italiana. Lo scritto risale al 10 dicembre scorso e segue le manifestazioni dei Forconi e il gesto di alcuni agenti addetti all'ordine pubblico che si sfilarono il casco protettivo.

Raciti (Pd) ravvisò nella lettera di Grillo un'istigazione alla disobbedienza e quindi un reato. «Alcuni agenti di polizia e della guardia di finanza a Torino si sono tolti il casco - scrisse Grillo - si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. È stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari». Quindi, sosteneva: «Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare».

La lettera era indirizzata a Leonardo Gallittelli, comandante generale dell'arma dei carabinieri, Alessandro Pansa, capo della polizia di Stato e Claudio Graziano, capo di stato maggiore dell'esercito italiano. Raciti denunciò Grillo ai carabinieri di Roma, l'esposto fu trasferito alla procura di Roma e quindi indirizzato a Genova. Il reato contestato a Grillo prevede pene da 1 a 3 anni e se commesso in pubblico pene da 2 a 5 anni.

 

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