SI SCRIVE MONTI, SI LEGGE MERKEL - LE POLEMICHE TEDESCHE SULL’INTERVISTA DI MONTI ALLO “SPIEGEL” PUZZANO DI SCHERMAGLIA PRE-ELETTORALE – MONTI-SPIA: “ANCHE IN GERMANIA SONO IN CAMPAGNA ELETTORALE. CI ATTACCANO MA PER ME CONTA SOLO CHE NON METTANO IN DISCUSSIONE GLI ACCORDI RAGGIUNTI A FINE GIUGNO” - GLI EURO-FALCHI NON PERDONO OCCASIONE PER MASSACRARE I ‘PIGS’, E SONO CONTRARI AL FONDO ANTI-SPREAD TANTO CARO A MONTI...

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Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

«Anche in Germania sono in campagna elettorale. Ci attaccano ma per me conta solo che non mettano in discussione gli accordi raggiunti a fine giugno». È un giorno amaro e ad alta tensione, per il presidente del Consiglio Mario Monti. I mercati sorridono, lo spread concede una tregua. Ma il fuoco di fila si scatena contro di lui da Berlino e fin dal mattino.
Eppure a Palazzo Chigi solo in serata - dopo ore di consultazioni febbrili e nervose - viene pubblicata la nota destinata a far scendere la temperatura, a smussare, a rassicurare i tedeschi ma anche i partiti di maggioranza a Roma.

Tra la presidenza italiana e la cancelleria tedesca, tuttavia, non c'è stato alcun contatto, alcun chiarimento diretto. Per il momento risulta confermato il bilaterale programmato per la seconda metà di agosto - ma non ancora fissato - proprio tra la Merkel e Monti. E non è poca cosa. Un confronto che secondo alcune fonti potrebbe trasformarsi in un trilaterale esteso al presidente francese Hollande, da tenersi a Parigi. Ma è una doccia scozzese, quella piovuta addosso al Professore in queste ore, dopo l'intervista al
Der Spiegel.

Gli attacchi il premier li riconduce alla dialettica politica ormai accesissima anche in Germania sui nodi che attanagliano la crisi dell'euro. Ma da quei fendenti lascia intendere ai suoi collaboratori di non essere segnato più di tanto: «A criticarci da Berlino è stata solo una parte politica, non altre. E il portavoce di Angela Merkel è stato molto più misurato, morbido».

A menare giù duro è stato il leader della Csu, Alexander Dobrindt, in fondo l'unico spintosi fino a parlare di «attacco della democrazia» tedesca. Di ben altro tenore le parole del leader Spd, Sigmar Gabriel, avversario della Merkel: «Abbiamo bisogno di una politica fiscale e di bilancio comune per tenere insieme l'euro». Per Palazzo Chigi, la conferma di come anche lì, a meno di un anno dalle elezioni, ogni argomento è buono per marcare le differenze.

Resta il fatto che la lettura che la cancelleria tedesca ha fatto dell'intervista di Monti non sia stata delle più felici. Vissuta come una mezza interferenza negli affari interni e nei già delicati equilibri di maggioranza della Merkel. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, dato che pure le uscite e gli entusiasmi del premier italiano dopo il Consiglio europeo del 28 e del 29 giugno avevano in parte indisposto la cancelliera. Incomprensioni poi in parte superate dal successivo bilaterale tra i due a Roma, il 4 luglio. Ora la tensione è tornata a salire.

Ma è altro a preoccupare il presidente del Consiglio italiano: «Gli accordi raggiunti nell'ultimo Consiglio europeo vanno rispettati, anche la Germania dovrà accettarlo». Un
pacta sunt servanda riferito al meccanismo anti spread messo a punto a Palazzo Chigi che in quell'occasione è stato fatto proprio dall'intero consesso europeo. Un passo avanti, un ombrello al quale - sotto la tempesta della speculazione - né l'Italia, né altri paesi vogliono rinunciare. Del resto, quelle considerazioni dell'«economista» Monti allo Spiegel non erano improvvisate.

Risale a una settimana fa il faccia a faccia, all'Eliseo, con François Hollande. Nelle due ore di colloquio, stando alle ricostruzioni emerse solo negli ultimi giorni, il presidente francese avrebbe continuato a garantire pieno sostegno alla linea «europeista» del premier italiano. Ma al contempo gli avrebbe rivelato come dalla Germania le pressioni sarebbero sempre più insistenti perché, oltre alla Spagna, anche l'Italia chieda nei prossimi giorni gli aiuti alla Commissione europea. Irrigidimenti e incomprensioni che hanno contribuito al clima di queste ore.

Quel che è certo è che il Professore gli aiuti per l'Italia continua a non volerli chiedere, convinto che non ve ne sia affatto bisogno. Tanto meno intende sottoscrivere un "memorandum" dopo aver rivendicato nella contestata intervista che l'Italia
non ha ricevuto un euro e che alla Germania chiede solo sostegno morale e non finanziario. Questione di orgoglio, anche.

È la linea che Monti ha condiviso col presidente della Repubblica Napolitano. Confermata nei contatti che il premier ha continuato ad avere col capo dello Stato, in questi giorni a Stromboli. Sul fronte interno ora diventa ancor più importante tenere salda la pur «strana maggioranza» che oggi gli voterà il tredicesimo decreto in un mese, quello sulla Spending review.

Domani pomeriggio Monti incontrerà il segretario Pdl Angelino Alfano. Un giro di orizzonte prima dello stop di Ferragosto lo dovrebbe fare, al telefono, anche con Bersani e Casini. Pure con loro preciserà il senso delle sue parole sul ruolo del Parlamento che, in effetti, hanno rischiato di creargli qualche incidente diplomatico anche in casa. «Alla Germania la verità fa male, l'Italia da problema è diventata parte della soluzione - sostiene il responsabile delle politiche Ue del Pd, Sandro Gozi - ma il Parlamento italiano i suoi compiti li ha fatti». Insomma, il ruolo delle Camere va tenuto in considerazione.

 

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