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Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"
La casa è il privilegio più antico della Casta. In questo, democristiani, comunisti, socialisti, poi berlusconiani, postmissini e postmarxisti hanno rispecchiato le ansie e le ambizioni di un popolo piccolo e medio borghese. In Italia i proprietari di casa sono più del 70 per cento e questo spiega perché nel 2006 il Cavaliere, partito battuto, pareggiò quasi con Prodi proponendo l'abolizione dell'Ici, e perché, sempre il Cavaliere, comincerà la sua sesta campagna elettorale schierandosi contro l'odiata Imu del governo di Mario Monti. La casa, la villa, il casale, l'attico a buon prezzo, se non regalato, rappresentano lo status del potere più di ogni altro privilegio.
L'ossessione della Casta per la casa offre una casistica ampia e trasversale. Il politico cerca e protegge il suo tetto in tutti i modi. Nella Seconda Repubblica del ventennio breve di Silvio Berlusconi il caso più clamoroso è quello di Claudio Scajola, ex democristiano poi azzurro di Forza Italia e del Pdl. Nella primavera del 2010, il ligure Scajola s'intesta una categoria sino a quel momento inesplorata: l'acquisto a sua insaputa.
à il 4 maggio quando l'allora ministro del Cavaliere si presenta in conferenza stampa. Nell'inchiesta sulla cricca del G8 di Anemone e Balducci c'è una bella casa romana per Scajola, con vista sul Colosseo. I quotidiani ne scrivono per dieci giorni e persino il Giornale di Vittorio Feltri arriva a chiedere le dimissioni del ministro. Davanti ai giornalisti, Scajola ha il volto contratto e contrito.
Si difende con toni solenni: "La politica dà sofferenze ma ho imparato che le sofferenze sono compensate dalle soddisfazioni. Da ministro non posso reggere il sospetto che la casa dove abito sia stata pagata da altri senza saperne io il motivo". Una vetta mai toccata da nessuno. A tutt'oggi non si hanno notizie della promessa che Scajola fece: "La metterò in vendita".
L'acquisto scontato, sfruttando il binario comodo degli enti pubblici, è un classico della Casta noto come Svendopoli. Quattro nomi, per esempio: Pier Ferdinando Casini (che ha pure un suocero costruttore), Walter Veltroni, Clemente Mastella, Franco Marini. In origine però fu Affittopoli. Era il 1995 e si scoprì, tra gli altri, che Massimo D'Alema
pagava un canone di un milione di lire per una casa di 150 metri quadrati a Porta Portese. Di proprietà , ovviamente, di un ente previdenziale. Se ne andò e comprò casa altrove, a Prati.
Il mutuo è un'altra categoria della Casta che ama la casa. Massimo Calearo, industriale vicentino, fu portato in Parlamento dal Pd di Veltroni. Poi passò al centro, infine con Berlusconi, accompagnandosi ai Responsabili dell'amico Domenico Scilipoti. Da mesi non va più alla Camera, ma lui si è rifiutato di dimettersi. Ecco perché: "Lo stipendio da parlamentare mi serve per pagare il mutuo".
Affitti e prezzi scontati, case pagate da altri senza saperlo, i soldi della politica per il mutuo. Nel catalogo c'è anche l'abuso edilizio. Uno dei presunti uomini nuovi della Terza Repubblica, Luca Cordero di Montezemolo, ha una villa ad Anacapri. Il presidente della Ferrari trasformò ruderi e garage in abitazioni: è stato condannato a un anno. Il crepuscolo della Seconda Repubblica ha ampliato la casistica con altri racconti degni del pubblico ludibrio.
Il villone di Genzano di Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita arrestato per la gestione personale dei rimborsi elettorali; le case della dinastia Bossi; le abitazioni comprate da Berlusconi per i testi dei suoi processi. La casa è il viatico per ogni sfregio all'etica pubblica. Comprese quelle lasciate in eredità ai partiti. Una casa di An a Montecarlo consentì una bella vita al cognato di Fini. Affittata o comprata è ancora un mistero da risolvere.
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