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Massimo Nava per "Corriere della Sera"
La decisione del Consiglio Costituzionale francese di censurare il proposito del governo socialista di tassare al 75 per cento i redditi oltre il milione di euro non va interpretata soltanto come uno smacco politico per il presidente François Hollande che di questa imposizione aveva fatto una bandiera e una promessa elettorale. à anche - e questo è forse più grave - una sorta di bocciatura sul piano culturale, poiché i saggi del Consiglio hanno ritenuto la misura in contraddizione con il principio dell'égalité, materia in cui la cultura di sinistra dovrebbe avere il primato.
In altri termini, la censura non riguarda la pur discutibile entità della tassazione, bensì le disparità di trattamento che ne sarebbero derivate fra diverse categorie di contribuenti. Non si tratta soltanto di un incidente di percorso o di un ostacolo alla politica fiscale, ma di un giudizio d'incostituzionalità , peraltro da settimane messo in preventivo nel dibattito pubblico, ma non preso in considerazione da chi aveva deciso di andare avanti.
Basti pensare che due coniugi che guadagnassero entrambi cifre al di sotto del milione (ad esempio 600 mila e 800 mila euro) ne sarebbero stati singolarmente esentati, mentre avrebbe dovuto pagarla una persona fisica monoreddito appunto «colpevole» di superare da solo la soglia del milione.
Al di là delle valutazione politiche sulla presunta natura «confiscatoria» del provvedimento, è dunque il meccanismo discriminatorio che ha portato alla censura dei «saggi».
Il primo ministro Ayrault ha annunciato le contromisure, pur nel rispetto della decisione del Consiglio, ma è probabile che nelle anticamere dell'Eliseo si tiri qualche sospiro di sollievo, in quanto la censura costituzionale offrirebbe almeno un alibi a presunti ripensamenti del presidente dopo l'ondata di polemiche.
Resta da vedere se l'abbandono della supertassa attenuerà i propositi di esilio fiscale di ricchi e personaggi pubblici come l'attore Gérard Depardieu e correggerà l'immagine di un potere giacobino impressa sulla sinistra francese, non solo a causa delle supertasse. Secondo la regola che troppe tasse uccidono le tasse, va aggiunto che la misura a carico di un'esigua minoranza avrebbe avuto soltanto un valore simbolico e appunto giustizialista, con effetti trascurabili e addirittura controproducenti per le finanze pubbliche e per l'economia del Paese, bisognosa di attirare capitali e investimenti.
Anziché lasciarla nel dimenticatoio delle promesse elettorali, il presidente Hollande si era però mostrato determinato ad imporre la supertassa, concepita come un doveroso contributo di solidarietà - comunque transitorio - di fronte alla crisi economica e nel rispetto della gran parte dei francesi costretti a tirare la cinghia. Dopo i regali fiscali ai ceti abbienti del predecessore Sarkozy, Hollande si è presentato (e ha vinto) come il presidente dei lavoratori e dei ceti popolari.
Del resto, il 60 per cento dei francesi era d'accordo sulla supertassa, il che è rivelatore della mentalità collettiva, fortemente statalista e protezionista. Al di là del pianto delle classi più agiate, c'è quindi da scommettere che continueranno a versare lacrime poiché il governo socialista non sembra avere intenzione di allentare la presa.
Le motivazioni del Consiglio Costituzionale fanno ritenere che l'imposizione fiscale al 75 per cento sia stata concepita con superficialità e dilettantismo, il che non fa bene a un governo e a un presidente già nel mirino dell'opinione pubblica, oltre che delle opposizioni. I sondaggi sono in pericoloso declino.
Al presidente viene rimproverata una sostanziale sottovalutazione della crisi che colpisce la Francia al pari di altre economie europee e un eccesso di prudenza nell'affrontare i nodi strutturali che frenano la ripresa e la crescita. Al governo e al primo ministro vengono invece imputate gaffes e improvvisazioni di alcuni ministri, come nella vicenda dell'acciaieria Mittal, a sproposito minacciata di nazionalizzazione.
Hollande non potrà continuare a eludere la necessità di risanare le finanze pubbliche. Finora ha operato pochi tagli e aumentato le tasse, ma il cantiere delle riforme strutturali non ha ancora cominciato i lavori.
FRANCOIS HOLLANDE GERARD DEPARDIEU GERARD DEPARDIEU N CHIN GERARD DEPARDIEU GERARD DEPARDIEU HOLLANDE FOTOGRAFATO DA RAYMOND DEPARDON jpeg
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