DAGOREPORT – IL MIRACOLO DEL GOVERNO MELONI: HA UNITO LA MAGISTRATURA – LE TOGHE SI SONO COMPATTATE…
Alessandro Barbera per “la Stampa”
Ha l’aria autorevole di Nilde Iotti, l’eloquio di Laura Boldrini, gli esordi di Irene Pivetti. Ma lei andrà molto più lontano, perché Zoi Konstantopoulou è già una quasi ex presidente della Camera. Il 6 febbraio Alexis Tsipras la sceglie per diventare la più giovane della storia greca senza sapere cosa sarebbe successo cinque mesi dopo. Lo stallo con l’Europa, i pasticci di Varoufakis, il referendum contro l’austerità, quel brutto prendere o lasciare dei colleghi europei.
Mercoledì notte Zoi ha detto no di fronte alle televisioni di tutto il mondo. A voce alta, con qualche battuta decisamente sopra le righe: «In questo Paese è in atto un genocidio sociale e un crimine contro l’umanità». Di più, dice che in Grecia «si sta consumando un colpo di Stato» e l’accordo con l’Europa è «un memorandum di schiavitù». Zoi tenta di rallentare il voto, di fermare il suo ormai ex amico Alexis, poi le fanno capire che è meglio lasciare il banco della presidenza al vice. Dimenticate Yanis il brillante o il capocorrente Lafazanis, finora in corsa per accaparrarsi la leadership del correntone. Ora la leader in pectore della sinistra di Syriza è lei, Zoi.
Il giorno dopo lo strappo l’attende l’aula Magna strapiena della facoltà di Economia dell’Università di Atene. Entra con passo lento, calcolato. Tailleur nero, maglietta gialla, trucco leggero, tacco ma non troppo. La baciano, la abbracciano, la invocano. Nella sala c’è gente di tutte le età ed estrazione sociale.
Si parla di «verità e giustizia sul debito», il cavallo di battaglia di cinque mesi alla presidenza della Camera. Ha istituito una commissione d’inchiesta «che nessun altro Paese europeo ha mai insediato», ha fatto scrivere un rapporto che ora è pubblico e sarà la sua piattaforma politica. «Il debito greco è illegale, ingiusto, odioso, insostenibile», «ha caricato sulle spalle dei poveri colpe non loro». L’hanno creato i vecchi politici «con illegalità e corruzione, tangenti e tassi di interesse astronomici, a beneficio di banche e imprese straniere».
E’ un volto nuovo, eppure è anche il classico prodotto della nomenklatura politica greca. Il padre, Nikos, è fra i fondatori della coalizione di sinistra, il partito da cui nascerà Syriza, ministro degli Interni socialista per una breve stagione, è soprattutto un ex partigiano. Durante i sette anni della giunta dei colonnelli è arrestato, torturato e imprigionato. Quando la giunta cade, nel 1974, guida il movimento per l’abolizione della monarchia. Zoi nascerà due anni più tardi. Laurea in legge ad Atene, specializzazione a Nanterre, master alla Sorbona in diritto penale europeo. Si fa le ossa difendendo gratuitamente poveri e carcerati, nel 2003 si presenta di fronte al Procuratore del Tribunale penale internazionale con un dossier contro alcun funzionari britannici in Iraq.
Nel 2013 incappa in una vicenda che le macchia il curriculum: un gruppo di turiste straniere la accusa di cavilli procedurali da azzeccagarbugli per ritardare il processo contro i presunti violentatori greci e finisce di fronte alla Commissione europea per i diritti umani. L’anno dopo un giornale greco scopre che la madre aveva ricevuto sussidi pubblici illegali per lei e la di lei sorella Vassiliki-Joanna. La madre non nega il pasticcio, lei litiga con i giornali. Si rifà con il primo incarico in Parlamento: è relatrice della commissione sulla lista Lagarde, che coinvolge mezzo parlamento, giornalisti, imprenditori e fa emergere 25 miliardi di evasione fiscale. Uno dei tanti tasselli di un debito pubblico costruito più fra le mura della politica che delle banche che lei attacca.
Quando entra nel cortile dell’Università saluta con grande cortesia chi l’aspetta per un commento, ma non ha voglia di parlare del suo futuro politico, né di cosa è rimasto dell’amicizia con il premier. «Le pare che possiamo parlare di questo, oggi?», dice con un sorriso tiratissimo. Alla gente piace soprattutto per il carattere duro, spigoloso, determinato, incapace di compromessi. Ora le interessa parlare solo di debito. Il suo destino è scritto. Verrà sostituita da un uomo gradito al premier, e si metterà alla testa dell’opposizione. Nella sala ci tiene a presentare del rapporto in francese, in omaggio ai cronisti stranieri accorsi per ascoltarla.
Twitter @alexbarbera
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