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Francesco Alberti per "Corriere.it"
Italiani che gridano alla «pulizia linguistica» e si preparano a dare battaglia, a costo di arrivare alla Corte costituzionale. Tedeschi che agitano antichi fantasmi: «Ecco che torna lo spirito fascista, lo stesso di 90 anni fa».
Lingue bollenti in Alto Adige, dove di lingue ce ne sono almeno tre (italiano, tedesco e ladino) e dove da quasi mezzo secolo il pendolo delle varie comunità , a dispetto dell'obbligo al plurilinguismo previsto dallo Statuto d'autonomia, non ha ancora trovato un assetto definitivo.
Figurarsi ora che è stata varata dalla giunta provinciale di Bolzano, dopo quasi mezzo secolo, la nuova legge sulla toponomastica (grazie all'asse Svp-Pd): testo «d'indirizzo», come lo chiamano, ma dalla valenza oggettivamente storica, visto che in queste vallate ancora sopravvive, seppur affiancato da toponimi tedeschi e ladini, il famigerato Prontuario stilato nel 1923 dall'irredentista Ettore Tolomei sotto l'ombrello nazionalista del governo Mussolini.
Benedetta dal grande capo della Svp, nonché potente presidente della Provincia, Luis Durnwalder, la nuova normativa, che affida a una commissione paritetica composta dai 3 gruppi linguistici il compito di valutare i toponimi di monti, torrenti, malghe e frazioni, ha scatenato le ire di Pdl e Fli, che hanno denunciato l'ennesimo tentativo di penalizzare il ruolo della comunità italiana («Un grave passo indietro che rischia di portare alla scomparsa di tutti i toponimi della nostra lingua»).
A rendere gli animi ancora più bollenti ci si è messo pure Durnwalder, che, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova legge, ha affermato (parlando in tedesco): «à chiaro che migliaia di toponimi verranno ripristinati nella loro forma originaria», aggiungendo poi che «solo le grandi frazioni dei Comuni» resteranno bilingue. Parole interpretate come un de profundis per i toponimi italiani. A nulla è poi valso il tentativo del presidente della Provincia di rasserenare gli animi: «Ora serve buon senso: non guardiamo cosa manca, ma che cosa è stato raggiunto». Ormai le trincee erano scavate.
Mercoledì il caso è approdato alla Camera sull'onda di un'interrogazione dei deputati pdl Giorgio Holzmann e Michaela Biancofiore, che, accusata «la maggioranza tedesca di comportarsi come quel Tolomei che combattono da sempre», hanno puntato il dito contro la composizione delle comunità comprensoriali che dovrebbero avanzare le richieste di revisione alla commissione («Organismi nei quali gli italiani sono minoranza»).
La risposta del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha lasciato aperta la strada a chi spera di poter impugnare la normativa davanti alla Corte costituzionale: «La nuova legge verrà attentamente vagliata» ha assicurato l'esponente di governo, facendo capire che non potrà sottrarsi a quel principio di bilinguismo sancito dalla Costituzione. I vertici della Svp ostentano sicurezza: «La legge reggerà ad eventuali impugnazioni». E si sentono a un passo da una storica vittoria: «Finalmente vengono riconosciuti come primari i nomi tedeschi e ladini». Ma Pdl e Fli: «Presenteremo ricorso al Tar caso per caso». La guerra dei nomi.
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