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SOTTO A CHI TOGA! – LA PRESIDENTE USCENTE DELLA CASSAZIONE, MARGHERITA CASSANO, RIFILA UN ULTIMO SCHIAFFONE A CARLO NORDIO, CHE NON PERDE OCCASIONE PER ATTACCARE I MAGISTRATI: “UNA CRITICA CHE SI TRASFORMI IN DILEGGIO, IN NEGAZIONE STESSA DI UNA FUNZIONE DELLO STATO, NON È PIÙ QUALIFICABILE COME TALE” – LA BOCCIATURA SENZA APPELLO DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DELLA DESTRA: “LA COSTITUZIONE VIETA DI ISTITUIRE GIURISDIZIONI SPECIALI COME L’ALTA CORTE CHE DOVRÀ OCCUPARSI DEI PROFILI DISCIPLINARI DEL MAGISTRATI…”
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”
MARGHERITA CASSANO - ASSEMBLEA GENERALE DELLA CORTE DI CASSAZIONE - FOTO LAPRESSE
Margherita Cassano è appena uscita dall'organico della magistratura dopo una carriera lunga e strepitosa. Prima donna ad essere stata Presidente della Cassazione. L'avevano accolta con grandi applausi forse perché qualcuno si aspettava in lei una figura malleabile, ma non è stato così.
«Non penso che quando si parla di una donna la si possa necessariamente identificare con un essere fragile e indifeso, no? Ognuno ha la sua formazione. Io devo ringraziare dei maestri che mi hanno insegnato non soltanto a tentare di esercitare al meglio la professione, ma anche che non basta declamare l'autonomia e l'indipendenza. Bisogna praticarle in concreto».
E lei, pur di formazione conservatrice, ha criticato severamente la riforma Nordio sulla separazione delle carriere. Non la convince la creazione di un corpo separato dei pubblici ministeri, né lo sdoppiamento dei Csm.
«Cercherò qui di semplificare al massimo il mio pensiero. Primo, è indubbia prerogativa esclusiva del legislatore fare le scelte di sua pertinenza. Secondo, quando queste scelte hanno ricadute sull'organizzazione giudiziaria o sul funzionamento della giustizia, il Consiglio superiore della magistratura non solo può, ma deve fornire il suo contributo.
Lo prevede l'articolo 10 della legge costituzionale istitutiva del Csm. Ebbene, in attuazione dell'articolo 10, il Consiglio superiore della magistratura ha formulato un parere che mette in luce talune criticità nell'adozione di questa riforma. È un parere che è stato adottato con la totalità del voto dei consiglieri togati, compreso il mio, e ha visto il voto dissenziente di alcuni togati laici, espressi dal Parlamento. Sulla base di queste premesse e riaffermando ciò che è già scritto in quel parere, ho ribadito quali possono essere i profili di criticità».
Il principale?
«La Costituzione vieta espressamente di istituire giurisdizioni speciali oltre quelle esistenti. Ma l'istituenda Alta corte (che dovrà occuparsi dei profili disciplinari del magistrati, ndr) è indubbiamente una nuova giurisdizione. Lo dice la Corte costituzionale, non io. La Corte in più occasioni ha riaffermato la natura giurisdizionale del procedimento a carico dei magistrati.
Quindi, in chiave propositiva e di apporto tecnico alle scelte esclusive del legislatore, noi poniamo questo interrogativo tecnico che non è stato molto ripreso nel dibattito: è possibile senza una modifica costituzionale prevedere un'ulteriore giurisdizione speciale?
E c'è un secondo problema. Sempre la Costituzione prevede come garanzia generalizzata per ogni cittadino, e quindi anche per il magistrato, che tutte le sentenze siano appellabili in Cassazione. Per i magistrati, invece, pare previsto solo un ricorso alla medesima Alta Corte. Insomma, sarebbe fondamentale capire se anche queste sentenze saranno suscettibili o meno di ricorso per Cassazione».
SERGIO MATTARELLA E CARLO NORDIO AL CSM
Eppure, a dispetto dei vostri argomenti, il governo e il centro-destra spingono in Parlamento per approvare al più presto la riforma con clamorosa accelerazione.
«Mi auguro che i contributi offerti dalle varie figure professionali mosse soltanto da uno spirito di collaborazione (perché le istituzioni devono cooperare, sa) possano essere prese in esame. Sicuramente la magistratura non è mossa da intento di polemica né di contrapposizione.
Siccome la sua attività consiste quotidianamente nella interpretazione delle norme, forse noi abbiamo la possibilità, o meglio la fortuna di cogliere tecnicamente alcune aporie, alcune questioni, che, se affrontate preventivamente, consentono poi di evitare problemi in sede applicativa o interpretativa» [...]
Si sono dimenticati della Cassazione, insomma, ma forse quella scelta va letta assieme alle polemiche che la maggioranza di recente ha rivolto alla Suprema corte per alcune sentenze non gradite. Lei trova normale che nell'anno di grazia 2025 si debba difendere il ruolo della Cassazione in Italia?
«Io mi auguro che le sentenze pronunciate dai magistrati in nome del popolo italiano possano essere studiate e anche essere oggetto di critiche, ma motivate, non contestate genericamente in maniera tale da arrivare a delegittimare una funzione sovrana dello Stato. Perché se arrivassimo a queste situazioni patologiche, noi incrineremmo i fondamenti dello Stato di diritto».
È però un periodo incandescente nei rapporti tra magistratura e politica.
margherita cassano inaugurazione anno giudiziario 2025 - foto lapresse
«Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, le sentenze di tutti i giudici, compresi quelli di legittimità, possono e devono essere oggetto di critica. La critica ci aiuta a crescere. Ma una critica che si trasformi in dileggio, in negazione stessa di una funzione dello Stato, non è più qualificabile come tale».
A proposito di carriere separate, lei ha ricordato che il Parlamento la vedeva molto diversamente qualche anno fa.
«Accadeva nel 1999: con la legge 479, si previde che prima di essere assegnati alle funzioni di pubblico ministero, obbligatoriamente i magistrati dovessero esercitare funzioni giudicanti collegiali.
Perché è nel Collegio che si stempera l'individualismo. È nel collegio che si impara a rimettere in discussione le proprie convinzioni e a confrontarsi con gli altri, e si affina la sensibilità della prova su cui si deve fondare l'esito del processo. Quindi sì, nel giro di poco tempo, si ha avuto un percorso esattamente opposto».
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