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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Maria Giovanna Maglie per DagospiaBOMBE NEW YORK RICERCATO
Meno quattro al fatidico lunedì, quando i due contendenti si sfideranno guardandosi in faccia e guardando in faccia gli elettori alla Hofstra University di Hempstead, New York, moderatore l'anchor di Nbc nightly news, Lester Holt, dalle 21 alle 22,30. Charlotte, North Carolina, brucia da due giorni, il governatore ha dichiarato lo stato di emergenza e chiamato la Guardia Nazionale; ma anche New York non scherza dopo quasi una settimana di nullafacenti che l'hanno invasa per l'inutile Assemblea dell'Onu.
La Grande Mela è pronta a tutto, anche a traffico bloccato per giornate intere e poliziotti pure nel bagno di casa, ma un’altra dichiarazione fessa sul terrorismo che diminuisce, come quella preparata dai sindaci di Parigi e Londra con la collaborazione dell’ineffabile De Blasio, e finiva a incendi e scontri pure qui.
C’è un limite alla sopportazione, la gente ha paura perché ha capito quanto facile e improvvisato ma non per questo meno pericoloso possa essere fabbricare e piazzare un ordigno per certi invasati. E allora tutti a scrivere e commentare su giornali e tv che sia proprio questa, la grande paura, la molla che ispira le elezioni del 2016, come se avere paura non fosse il sentimento più umano.
Cosa succede ai democratici se la loro candidata perde? Per Michael Barone del Examiner significa che ha perso il candidato più forte di uno dei due partiti contro il più debole dell'altro partito, ma simili riflessioni rivelano ancora una volta la stessa incapacità di comprendere il processo elettorale del 2016 alla quale assistiamo da circa un anno.
le teorie del complotto sulla sosia di hillary clinton 7
Se Barack Obama al termine di due mandati di successo avesse scelto e stesse sostenendo, come sta sostenendo, il candidato più forte per la sua successione, forse i neri d'America non sarebbero scatenati come non succedeva dagli anni 60, e forse il suo discorso di commiato alle Nazioni Unite sulla necessità di accogliere profughi e rifugiati che è tanto piaciuto a Matteo Renzi non sarebbe stato accolto dalla disapprovazione generale degli americani, come testimoniato da Rasmussen Reports.
Forse semplicemente il candidato democratico non era quello giusto e invece ha funzionato l’outsider imposto ai repubblicani. Si chiamerebbe ribellione allo establishment, inteso, forse ragionando a spanne, come tutto alleato e trasversale, e il goffo, livoroso appoggio dei Bush alla Clinton lo confermerebbe. Non che Donald Trump non li abbia provocati, ma se sei parte della storia del glorioso Partito repubblicano, stai in dorata pensione e tieni la bocca chiusa, anche perché l’ultimo della famiglia nell’agone, Jeb, ha fatto una figura barbina.
La mappa dei collegi elettorali alla fine restituisce un'immagine abbastanza comune per il Paese, perché i democratici sono forti nella West Coast e nella East Coast, il cuore, il centro dell'America, è repubblicano. Quindi come minimo Hillary Clinton non è un candidato molto forte, e Donald Trump non è un candidato debole. Lei oggi sta al 57 per cento di possibilità di vincere lui al 43.
Non erano queste le aspettative, si partiva 90 a 10, tanto è vero che tutti gli analisti ormai si azzardano a dire che in caso di sconfitta il Partito Democratico si frantumerà e dividerà in fazioni in guerra fra di loro, mentre anche in caso di sconfitta il partito repubblicano sarà ridefinito dal ciclone Trump. La ribellione già si percepisce.
JIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMP
Il Wall Street Journal pubblica oggi l'opinione di un vecchio democratico newyorkese che si chiama Andrew Stein figlio di democratici, una vita nel partito con incarichi di livello medio; dichiara che “la fedeltà non mi farà votare la Clinton” e spiega che il partito ha abbandonato la missione storica di rappresentare le classi di lavoratori e svantaggiati per abbracciare le élites, e nel contempo ha scelto un orientamento di sinistra insopportabile.
Voterà per Donald Trump che secondo lui offre la speranza di ricostruire le periferie e fornire l'occasione di l'educazione migliore e di lavoro per cittadini intrappolati nella povertà che hanno perso la speranza.
Donald Trump, sostiene Stein, restituirà dignità all’esercito, è un sostenitore di Israele, non abbandonerà gli alleati in Medio Oriente, non consentirà a decine di migliaia di migranti che non vengono esaminati nel modo appropriato di entrare nel Paese.
JIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMP
Hillary Clinton per Stein è la personificazione di establishment e status quo, e l'intera vicenda delle mail private insicure e dei pagamenti opachi alla sua Fondazione lo testimonia. Cita addirittura Kennedy che una volta disse ad Arthur Schlesinger jr: qualche volta la lealtà al partito richiede troppo, per sostenere che è il caso di questa elezione e chiedere ai democratici che lo conoscono di votare anche loro per Trump.
Sotto l'effetto di bombe e accoltellamenti, ma anche del fallimento complessivo della politica di Obama, delle Nazioni Unite, con appresso un pezzo di Europa, in Libia è in Siria, che si consumava in tutta la sua evidenza proprio nei giorni dell’Assemblea di New York, il dibattito di lunedì avrà la questione degli immigrati e dei profughi tra i punti scottanti.
Nel vibrato discorso all’Onu Barack Obama ha ribadito con la sua visione del mondo la proposta chiave di aumentare il numero di rifugiati dal Medio Oriente e dell'Africa il prossimo anno da 85 mila e 110 mila, ma non è piaciuto per niente agli americani.
Solo il 12 per cento è d'accordo, per il 48 non è il caso di far entrare più nessuno; il 62 per cento degli intervistati da Rasmussen reports crede che incrementare ancora il numero di rifugiati del Medio Oriente e dell'Africa aumenti il rischio di sicurezza per gli Stati Uniti.
obama e hillary clinton a charlotte in north carolina
Allo stesso modo gli elettori sono contrari e preoccupati per le minacce alla sicurezza nazionale causate dall'arrivo di siriani quest'anno, che Barack Obama ha giustificato spiegando che ci sono preoccupazioni umanitarie e pressioni degli alleati europei. Hillary Clinton condivide e addirittura vorrebbe esaltare la politica dei rifugiati di Obama, e quindi questo è un problema tra lei e gli elettori.
Nbc e Wall Street Journal oggi in un sondaggio nazionale danno Hillary Clinton avanti di 6 punti, ma guardando i sondaggi Stato per Stato Donald Trump va avanti e la supera in Stati chiave come Nevada, North Carolina, Ohio e Florida.
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