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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Wanda Marra per il "Fatto quotidiano"
Il problema non è Genova. Aspettiamo il voto in Parlamento sulle liberalizzazioni e la riforma del lavoro, e poi vediamo. Se la Cgil non firma l'accordo a quel punto può succedere qualsiasi cosa". Stefano Ceccanti, "montiano" del Pd, il giorno dopo la dèbacle genovese l'atmosfera nel partito la restituisce bene. Dopo le polemiche e i distinguo delle prime ore, il clima è gelido, anzi raggelato.
Nello "scannatoio" quotidiano che caratterizza il partito (copyright Dario Ginefra, deputato Pd) tutto continua a succedere sotto traccia. Molto concreti però i timori: da quello di perdere le elezioni a Genova, alle incognite legate alle primarie a Palermo (dove c'è un segretario regionale, alle consultazioni per il segretario del Lazio, con il partito diviso in sei pezzi.
A Roma si fa una segreteria nazionale dove, mentre si discute di questioni varie ed eventuali, si prova a consolidare la tesi che la causa della sconfitta di Genova stia nelle regole delle primarie. Bersani, però, che non può permettersi di andare allo scontro, visto che il partito su questo (e molto altro) non lo segue tiene ancora più basso il tono rispetto al giorno prima: "Qualche rifinitura del meccanismo ci vorrà , senza escludere che ci saranno casi in cui ci saranno più candidati del Pd, ma ci sono casi nei quali una preselezione di un candidato del Pd sarebbe più utile".
Ma ancora una volta è tutto rimandato: prima bisogna approvare le liberalizzazioni e portare a casa la riforma del lavoro, poi ci sono le amministrative, poi forse si farà quella Conferenza sul partito di cui la segreteria parla da mesi. I veleni avanzano indisturbati, in una situazione in cui nessuno sferra l'attacco finale, ma la deflagrazione sembra dietro l'angolo.
Veltroni tace, ma non acconsente, la Velina rossa chiede il congresso straordinario, Fioroni dichiara ai quattro venti che non si può sostenere a livello locale chi non appoggia Monti (problema molto sentito da tutta l'area moderata del Pd), su posizioni opposte, Fassina, Orlando e Orfini stilano un documento per dire che bisogna essere più socialdemocratici. E Qdr, la rivista dei giovani veltroniani, chiede le dimissioni del responsabile Enti locali del partito.
A Genova, intanto, continuano a volare gli stracci. Marco Doria accusa il Pd di non aver ascoltato gli elettori, Don Andrea Gallo parla di "fango morale", e Marta Vincenzi imperterrita nel suo sfogo e si spinge fino a paragonarsi a Obama: "Pensi un po' se a Obama adesso gli avessero fatto fare le primarie contro la Clinton? Come ne sarebbe uscito?". Ma quanto rischia il centrosinistra di perdere Genova. ll rischio di arrivare al ballottaggio c'è", spiega l'Assessore Mario Margini.
L'Udc non ha intenzione di appoggiare Doria, l'Idv pensa anche a una lista civica con un candidato alternativo, i Democratici genovesi sciolgono in un'assemblea stasera il nodo, anche se ufficialmente non potranno che sostenere il candidato uscito vincente dalle primarie. Il governatore ligure Burlando dopo averlo accuratamente evitato a giochi non fatti, si è schierato (Doria è una "scelta vincente").
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