SALUTAME DON GEORG! - NEL PROCESSO AL CORVO ESPIATORIO, IL SEGRETARIO PERSONALE DI RATZINGER, RESTA L’UNICO TESTIMONE COL CERINO IN MANO - HA VINTO IL CERCHIO MAGICO DI TARCISIO BERTONE, CHE HA SEMPRE POCO AMATO IL GANZO MONSIGNORE TEDESCO CHE DIVENTERA’ VESCOVO, MA NELLA SUA GERMANIA…

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Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

Un giorno i puristi vaticani chiesero a don Georg Gaenswein, segretario personale di Benedetto XVI, di non scegliere campi troppi in vista per le partitelle a tennis o viali troppo scoperti per le corse mattutine. Volevano proteggere l'immagine del sacerdote tedesco che assiste il Papa e l'accompagna ovunque, sempre un passo indietro, spesso in abiti laici, mai trafelato.

Ora che la caccia ai corvi è aperta e il processo pure, il Vaticano trascura l'invidiato Georg, inserito nell'elenco dei testimoni di Paolo Gabriele in forma assolutamente anonima. Vuol dire che il monsignore tedesco, aspirante vescovo, sarà un protagonista fondamentale nel procedimento a carico del maggiordomo Paoletto, che rischia sei anni di carcere ma confida nell'epilogo più classico: la grazia papale, l'oblio.

L'avvocato Cristiana Arru, estrazione focolarina, avrà un motivo ben preciso per aver chiesto la presenza in aula di padre Georg, il principale accusatore di Paoletto. Il motivo sarà preciso, ma sfugge. Il giudice Piero Antonio Bonnet ha rinviato a giudizio il maggiordomo per furto aggravato anche per la deposizione di Georg davanti al promotore di giustizia (il pm, ndr) Nicola Picardi.

E un incontro drammatico, datato 21 maggio, due giorni prima dell'arresto di Gabriele, è il punto di partenza di Vatileaks: in quella circostanza, assieme al vice Alfred Xuereb e quattro Memores Domini, il segretario di Benedetto XVI tentò di convincere Paoletto a confessare. Non ci riuscì. Ma due lettere rubate a padre Georg, e sequestrate a Gabriele, non potevano che trovarsi nell'ufficio accanto all'appartamento papale.

Centinaia di telecamere e centinaia di taccuini, anziché sul maggiordomo, si concentreranno sul monsignore tedesco. Il Vaticano poteva evitare la passerella, non facile da affrontare. Come ha evitato di coinvolgere ex assistenti o cari amici di Benedetto XVI oppure, per scongiurare ulteriori danni, ha rimosso la potenziale testimonianza-bomba di monsignor Carlo Maria Polvani, chiamato in aula da Claudio Sciarpelletti (imputato per favoreggiamento): l'informatico forse avrà un processo parallelo, forse.

Per il momento, il suo avvocato ha fatto bingo. Polvani è nipote del nunzio apostolico Carlo Maria Viganò, l'apripista a mezzo lettere di Vatileaks, i documenti riservati che mostrano un Vaticano carico di tensioni e complotti. Scappano via tutti, resta soltanto padre Georg.

Appena due mesi fa, il 3 agosto, il Papa aveva deciso di nominarlo vescovo senza allontanarlo da San Pietro e segnare così un patto di non belligeranza con il primo ministro Tarcisio Bertone, che non tollera intermediari tra sé e il pontefice. Era in lista, Georg. Poi la promozione è saltata. Oggi sarà in Tribunale. Dicono che presto sarà vescovo, comunque. Non più in Italia: a casa, in Germania.

 

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