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Antonio Pitoni per "la Stampa"
Non ci sono ancora indagati né ipotesi di reato. Ma, come prevedibile, la relazione del presidente del Tribunale di Roma, Mario Bresciano, sulle procedure che hanno portato all'espulsione di Alma Shalabayeva, finita ieri sulle scrivanie del procuratore capo, Giuseppe Pignatone, e del pm Eugenio Albamonte, ha di fatto aperto un nuovo filone investigativo.
Epilogo scontato dopo le «omissioni» e la «fretta insolita e anomala» riscontrate nell'attività di polizia da parte del magistrato che aveva ricevuto dal ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, l'incarico di verificare la correttezza delle procedure seguite dal Giudice di Pace Stefania Levore, in occasione dell'udienza di convalida del trattenimento della moglie del dissidente kazako, Mukhtar Ablyazov, presso il Cie di Ponte Galeria.
A quello relativo alla controversa autenticità del passaporto della Repubblica Centroafricana, esibito dalla Shalabayeva (e per questo indagata) agli agenti della squadra mobile in occasione del blitz del 28 maggio nella villetta di Casal Palocco, si è aggiunto ieri un secondo fascicolo, proprio sulla base della relazione di Bresciano, secondo la quale il Giudice di Pace «è stato tratto in inganno» proprio dalla condotta della polizia.
Da Piazzale Clodio ai palazzi della politica, è sempre il caso Ablyazov a tenere banco. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha inviato al Copasir (dove sarà sentito a settembre) una lettera per chiarire che i servizi segreti non erano al corrente della presenza del dissidente kazako e di sua moglie in Italia né del blitz e della successiva espulsione della donna e della figlia. Secondo il premier non erano, per altro, tenuti a saperlo dal momento che Ablyazov non rappresentava un pericolo per la sicurezza nazionale tale da attivare l'intervento dell'intelligence.
Versione affatto gradita da Claudio Fava, componente Copasir in quota Sel: «Anche se era ricercato per reati finanziari e non per terrorismo la sua presenza doveva essere un elemento di attenzione per i nostri servizi, visto anche che ci sono ben 54 aziende italiane che hanno interessi in Kazakistan». E mentre il ministro Cancellieri fa appello al «silenzio» sulla vicenda per «lasciar lavorare gli inquirenti», la presidente della Camera, Laura Boldrini sottolinea, nel caso Ablyazov, i «comportamenti omissivi e superficiali» da contrastare anche sul piano culturale.
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