
DAGOREPORT - A 53 GIORNI DAL RINNOVO DELLA GOVERNANCE DI GENERALI, A CHE PUNTO È IL RISIKO…
1 - SVELATA LA MANOVRA PER SOSTITUIRE RENZI
Adalberto Signore per “il Giornale”
Il timore della tempesta perfetta inizia a prendere piede se a Palazzo Chigi, pure nel riserbo più assoluto, si ragiona sulle contromisure e si studiano vie d' uscita. D'altra parte, ci sta che Matteo Renzi possa essere preoccupato dopo i tanti e ripetuti segnali di queste ultime settimane. A partire da Giorgio Napolitano che, intervistato qualche giorno fa da Repubblica, ha sollecitato il premier a una maggiore «accortezza» con l' Europa e con Angela Merkel, invitando però a non fare «analogie» tra il Berlusconi del 2011 e il Renzi di oggi.
L' ex capo dello Stato, insomma, ha voluto smentire i timori di chi pensa che sia in atto un' operazione per far saltare il governo Renzi. Ma, forse, ottenendo l' effetto di rafforzarli. D'altra parte, è proprio questo il sospetto che ieri campeggiava sulla prima pagina del Foglio, quotidiano solitamente informatissimo sulle cronache renziane, al punto che più d'una volta ne ha anticipato le mosse (per esempio sull' abolizione dell' Imu sulla prima casa).
In un lungo pezzo a firma del direttore Claudio Cerasa si racconta di un forte pressing presso l'establishment europeo da parte dei tre ex premier Romano Prodi, Massimo D'Alema e Enrico Letta, uniti dall' obiettivo comune di voler commissariare Renzi e sostituirlo con un tecnico alla Mario Monti (il nome che rilancia Il Foglio è quello dell'attuale presidente dell' Inps, Tito Boeri). Uno scenario non nuovissimo, ma ora avvalorato anche dall'inner circle del premier.
E di segnali, in questo senso, ce ne sono stati. Dalle brusche oscillazioni dei mercati e di Piazza Affari fino al sali e scendi dello spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi, uno dei principali indicatori per capire i segnali che arrivano dalla burocrazia di Bruxelles. Ma la tempesta potrebbe essere perfetta anche per l' imminenza di una tornata amministrativa delicatissima, con la minoranza del Pd che sta lavorando alacremente per mettere i bastoni tra le ruote a Renzi.
A Roma in particolare, dove a sostenere Roberto Morassut alle primarie del Pd contro il renzianissimo Roberto Giachetti ci sono Walter Veltroni, Massimo D' Alema, Goffredo Bettini e Pierluigi Bersani. A cui, pare, potrebbe aggiungersi la sponda silenziosa del defilato governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Giachetti, insomma, rischia non poco.
E per Renzi la sconfitta potrebbe essere ancora più sonora se, oltre a «perdere» le primarie di Roma, il Campidoglio dovesse poi finire ai Cinque stelle. Una notizia che farebbe il giro del mondo in pochi minuti e che avrebbe ripercussioni non solo d' immagine per il premier, ma anche nei suoi rapporti con Bruxelles. Potrebbe essere questo, insomma, l' ultimo tassello dell' operazione anti-Renzi.
MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA
Che, non a caso, racconta chi è di casa a Palazzo Chigi e molto vicino al leader del Pd, starebbe già ragionando su cosa fare da grande. Dietro agli affondi all' Europa e i botta e risposta con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, infatti, potrebbe esserci la volontà di prepararsi il terreno per un' eventuale corsa proprio alla sua successione. È uno scenario a lungo termine, perché il mandato di Juncker scade nel 2019. Ma che torna non solo con la scelta di attaccare frontalmente la Merkel, che dal versante Ppe ambirebbe anche lei a quella poltrona, ma pure con una proposta lanciata qualche giorno fa dallo stesso Renzi. Quella di fare delle primarie del Pse per scegliere il prossimo candidato alla presidenza della Commissione Ue.
2 - CHI VUOL MANDARE IN PENSIONE RENZI
Claudio Cerasa per “il Foglio”
La scena che vi stiamo per descrivere si ripete ormai da un po' di settimane con una certa continuità. E da quando i mercati hanno deciso di punire con decisione le Borse europee, e soprattutto quella italiana, facendo registrare delle brusche oscillazioni sui titoli bancari (ieri Milano ha chiuso a meno 5,63 per cento) e rimettendo in movimento lo spread tra titoli di stato italiani e titoli di stato tedeschi (spread che ieri ha superato i 150 punti base), capita sempre più spesso che i collaboratori più stretti del presidente del Consiglio si ritrovino a rispondere a domande brusche come quelle ricevute in queste ore, a Roma, da diversi ambasciatori.
Il tema è il seguente e la domanda è stata rivolta ancora una volta ieri, da parte di un importante ambasciatore, a un esponente del Pd vicino al premier: "Ci risulta ci sia un piano per far cadere questo governo. Siete sicuri che il presidente del Consiglio non faccia la fine che ha fatto Berlusconi nel 2011?". Il collaboratore di Renzi anche in questa occasione ha risposto con un sorriso e ha argomentato l' inesistenza di questa eventualità. La scena si ripete ormai da settimane con vari pezzi più o meno pregiati della diplomazia straniera.
Ma al contrario di quello che si potrebbe credere, la ragione per cui si è diffusa, anche in molte ambasciate romane, la voce che ci sia qualcuno che stia provando a lavorare ai fianchi il presidente del Consiglio non è legata a un' invenzione di qualche malelingua diplomatica. E' legata, piuttosto, alla presenza sulla scena internazionale di un pezzo di establishment italiano, un po' sgangherato, che da alcune settimane tende a sponsorizzare la tesi, esplicita, che ci sia una connessione precisa tra lo stato di salute delle Borse italiane e lo stato di salute del governo.
Un pezzo di establishment, dicevamo, guidato da uno speciale club con ottimi contatti in Europa formato da ex presidenti del Consiglio (Enrico Letta, Massimo D' Alema, Romano Prodi) che da tempo, a vario titolo, sostiene, in modo più o meno implicito, che - per salvare l' Italia e non condannare il nostro paese a una nuova recessione e a un imminente collasso economico - sia necessario, urgentissimo, preparare la strada a un' alternativa all' attuale presidente del Consiglio.
Commissariare, adesso. L' idea che D' Alema, Letta e Prodi - spalleggiati da un establishment in movimento e in leggero riposizionamento che si riconosce negli editoriali di Eugenio Scalfari e in molti fondi del Corriere della Sera improvvisamente critici con il governo - possano ambire a innescare una scintilla capace di far saltare Renzi può apparire goffa e sconclusionata anche perché i tre ex presidenti del Consiglio si trovano ormai distanti anni luce dal Parlamento e dai giochi di palazzo e difficilmente sarebbe sufficiente una raffica di interviste o una mitragliata di dichiarazioni sulle agenzie, come quelle registrate negli ultimi giorni, per far cambiare il volto di un governo (anche se Enrico Letta, per esempio, mantiene da tempo ottimi rapporti con il Mef, dove si trovano diversi tecnici che Letta aveva a Palazzo Chigi, e con lo stato maggiore del Quirinale).
napolitano monti stretta di mano
Eppure, a credere alla possibilità di uno switch off, non sono soltanto gli amici del club degli ex premier e alcuni ambasciatori ma è anche un personaggio particolare, un tecnico di lusso con il profilo da perfetto politico, che da mesi prova ad accreditarsi, anche con il Quirinale, come il sostituto naturale di Matteo Renzi in caso di improvviso collasso di questo governo. Come se fosse lui, in un certo senso, il Mario Monti del 2016.
Il nome del tecnico è quello dell' attuale presidente dell' Inps Tito Boeri, economista di fama internazionale, professore ordinario di Economia del lavoro all' Università Bocconi, già consulente del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, della Commissione europea, già senior economist all' Ocse dal 1987 al 1996, già direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, ottimi rapporti con il mondo Rep. e ottimi legami con la sinistra non solo del Pd (ai tempi della riforma del mercato del lavoro, la proposta alternativa al Jobs Act, la legge Boeri -Garibaldi, fu sponsorizzata non solo dalla sinistra del Pd ma persino dalla sinistra a sinistra del Pd, fronte Pippo Civati).
Nonostante sia stato proprio Renzi a nominarlo a capo dell' Inps - anche se la decisione è stata presa più sulla base della rinuncia degli altri candidati che su quella di un investimento specifico di Palazzo Chigi - dal giorno del suo insediamento all' Istituto nazionale della previdenza sociale Boeri ha scelto di muoversi con un passo non da tecnico puro ma da tecnico politico.
Già pochi mesi dopo la sua nomina (24 dicembre 2014) ha cominciato a intestarsi alcune battaglie squisitamente politiche: lotta ai vitalizi ("Dimezziamo quelli sopra gli 80 mila euro"), lotta alle pensioni d' oro ("Ricalcoliamo tutte le pensioni retributive o miste con il solo calcolo contributivo"), lotta a favore dell' introduzione del reddito minimo ("Andrebbe introdotto un reddito minimo garantito per gli over 55").
Al di là delle dichiarazioni, che quasi somigliano comunque a una bozza di agenda di governo, la tentazione di Boeri (fratello di Stefano, architetto, ex assessore della giunta Pisapia) di svestire i panni del tecnico per indossare gli abiti del politico era già emersa esattamente due anni fa, quando il fondatore del sito Lavoce.info si illuse che le voci che lo davano come prossimo ministro del Lavoro del governo Renzi fossero vere - Boeri digerì a fatica la scelta fatta dal segretario del Pd di affidare invece quel ruolo a Giuliano Poletti.
Oggi Tito Boeri coltiva una nuova illusione. E se da un lato il club delle prime mogli (D' Alema, Letta, Prodi) probabilmente non crede fino in fondo alla possibilità di spodestare Renzi da Palazzo Chigi (anche perché il presidente della Bce Mario Draghi, pur mantenendo alcune riserve nei confronti dell' atteggiamento del governo in Europa, non ha alcuna intenzione di triangolare neanche lontanamente con il partito della zizzania), dall' altro lato si può dire che il bocconiano Boeri sogna ormai da tempo di poter essere un giorno la guida di un governo alternativo a quello attuale (e poi chissà).
Oggi i renziani sorridono, e sorridiamo anche noi. Ma se un domani dovesse esserci un qualche cortocircuito al governo il partito trasversale di Tito Boeri proverà in tutti i modi a trasformare il presidente dell' Inps nel Monti del 2016. Auguri, e figli spread.
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