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Maurizio Molinari per "La Stampa"
«La proposta russa offre a Barack Obama una via d'uscita alla crisi siriana»: a sostenerlo è Robert Kaplan, lo stratega di «Stratfor» già consigliere di più presidenti americani.
Che effetto può avere a Washington il piano russo per il controllo internazionale sull'arsenale chimico siriano?
«Consente al presidente degli Stati Uniti di poter dichiarare il successo delle proprie pressioni militari e di non condurre l'attacco contro il regime di Assad, evitando un'azione militare dalle caratteristiche incerte come anche di affrontare i rischi connessi ad un voto del Congresso di Washington dall'esito assai dubbio. Sarà Obama a decidere se cogliere tale opportunità ».
Ma il piano proposto da Mosca è davvero realizzabile?
«E' una proposta abile da un punto di vista politico ma sul piano concreto la realizzazione da parte delle Nazioni Unite si preannuncia molto difficile perché si tratta di impiegare un numero massiccio di personale Onu, assumere il controllo di dozzine di siti militari in Siria e di trasportare in luoghi sicuri centinaia di kg di gas nel bel mezzo di una sanguinosa guerra civile».
Come giudica la mossa compiuta da Vladimir Putin?
«Putin si comporta come un abile autocrate russo. Sta giocando una partita geopolitica lucida, raffinata. Ma nasconde un bluff...».
Quale è il bluff?
«Sta nel fatto che i suoi margini di manovra sono destinati a scomparire se gli Stati Uniti lanceranno l'attacco militare contro Assad. A quel punto la debolezza strategica russa diventerebbe palese, impossibile da nascondere. E' per evitare di trovarsi in tali condizioni che il capo del Cremlino sta operando, con indubbia abilità , per tentare di ostacolare l'America».
Barack Obama appare stretto fra lo scenario di un intervento limitato e un voto al Congresso che rischia di indebolire la sua credibilità . Perché si trova in tale situazione?
«Per il motivo che la politica estera degli Stati Uniti non è più disciplinata come avveniva ai tempi della Guerra Fredda. Basta guardare a quanto avvenuto nelle ultime settimane per accorgersene.
Quando Gorbaciov era al Cremlino e iniziò a seguire la strada che avrebbe portato alla dissoluzione dell'Urss Bush padre ordinò ai funzionari di non parlare più di diritti umani per non irritare Mosca, perché avrebbe potuto creare ostacoli imprevisti. Tale disciplina alla Casa Bianca non c'è più».
Come spiega la scelta di Obama e del Pentagono di annunciare in anticipo che l'intervento sarà "limitato"?
«Lo spiego con l'assenza di strategia. Questo tipo di attacchi hanno successo se chi li riceve non ha idea di cosa sta per avvenire. Quando Bill Clinton attaccò la Jugoslavia per liberare il Kosovo ebbe successo perché non avvertì in anticipo Slobodan Milosevic che sarebbe stata esclusivamente una campagna aerea».
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