
JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA…
Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera
«Vladimir Putin non è un killer?», chiede Bill O' Reilly, il conduttore più famoso della tv conservatrice Fox News . Sono le 16 di domenica: gli americani si preparano a vivere il Super Bowl, la partita di football e lo show di contorno più seguiti dell' anno. L' intervista a Donald Trump fa parte della grande attesa. Questa la risposta del presidente degli Stati Uniti: «Pensi che l' America sia così innocente? Anche da noi ci sono molti assassini».
«Sì, ma qui stiamo parlando di un leader», replica il giornalista. Trump non arretra: «Anche noi abbiamo fatto tanti errori. Pensa solo alla guerra dell' Iraq. Quanta gente è morta».
george w e jeb bush visti da trump
Ecco fatto: in due minuti Trump ha messo insieme un' equazione esplosiva. Le responsabilità di Putin sono, di fatto, accostabili a quelle di George W. Bush, il presidente che ordinò l' invasione dell' Iraq. Il resto dell' intervista sembra ormai routine, tra un avvertimento all' Iran e l' approccio verso Mosca: «Io rispetto Putin, è il capo del suo Paese. Non so se ci andrò d' accordo, questo si vedrà. Dico, però, che sarebbe meglio trovare un' intesa con la Russia piuttosto che litigarci. E se la Russia ci aiuta nella lotta contro l' Isis e il terrorismo islamico nel mondo, beh, allora questa è una cosa buona».
Spianati dall' ennesima sorpresa, i vertici del partito repubblicano avevano già tentato il recupero in mattinata, quando Fox aveva diffuso stralci del colloquio. Mitch McConnell, leader della maggioranza al Senato, aveva preso le distanze: «Putin è un ex agente del Kgb. È un criminale. È stato eletto in un modo che la maggior parte delle persone non considererebbe una votazione credibile. Non penso si possa confrontare il modo in cui agiscono i russi e quello degli Stati Uniti».
Ma intanto Trump è già altrove, ad appiccare un altro incendio, via Twitter. Tema: l' ordine esecutivo che sospende, a tempo indeterminato, l' ingresso nel Paese dei profughi siriani e per 120 giorni l' accesso di tutti gli altri richiedenti asilo. Inoltre il bando blocca i viaggiatori in arrivo da sette Paesi musulmani: Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen. Ieri mattina la Corte d' appello di San Francisco ha confermato la sentenza del giudice James Robart di Seattle, respingendo il ricorso presentato dal Dipartimento di Giustizia. Risultato: il provvedimento restrittivo firmato dal presidente il 27 gennaio scorso resta inapplicabile. La battaglia legale e lo scontro istituzionale tra magistratura e Casa Bianca continuano.
Trump lo alimenta con i suoi tweet: «È incredibile come un giudice possa mettere il nostro Paese in un così grave pericolo. Se succede qualcosa, prendetevela con lui e il sistema giudiziario». E ancora: «Ho dato istruzioni al ministero della Sicurezza interna di controllare le persone che entrano nel nostro Paese con grande attenzione. I tribunali stanno rendendo il nostro lavoro molto difficile».
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