QUANTI TIPINI FINI NELL’INCHIESTA ATLANTIS - DUE INDAGINI GIUDIZIARIE PER IL COLOSSO DELLE SLOT MACHINE DEL CATANESE FRANCESCO CORALLO - NEL 20006 DALL’ESTERO ARRIVANO 120 MILIONI € ALL’EX SINDACO DI SUBIACO ANGELUCCI CHE A “PANORAMA” DICHIARA: “LI HO CONSEGNATI A PROIETTI COSIMI” (SEGRETARIO DI GIANFRY) - IL PM CASCINI VUOLE VEDERCI CHIARO ANCHE NEL FALLIMENTO DELLA KEIS DELLA FIGLIA DI PROIETTI COSIMI - IL RUOLO DELL’EX FINIANO LABOCCETTA E DI WALFENZAO, SOCIO DI ATLANTIS E INTERMEDIARIO PER L’ACQUISTO DELLA CASA DI MONTECARLO…

DAGOREPORT

Il nome dell'Atlantis world group è tornato di moda. Infatti la procura di Milano indaga su un finanziamento da 148 milioni di euro concesso dalla Banca popolare di Milano alla società anglocaraibica del catanese Francesco Corallo (figlio di Gaetano, condannato per associazione a delinquere e vecchio amico del boss Nitto Santapaola) famosa nel mondo per le sue slot machine. Però questo non è il solo grattacapo dell'Atlantis (oggi Bplus) che in Italia è interessata da almeno altre due procedimenti giudiziari, in gran parte innescati da un'inchiesta di Panorama.

Infatti il settimanale a febbraio raccontò di uno strano finanziamento dell'Atlantis a un'associazione culturale di Subiaco (Roma) per un evento mai realizzato: 120 mila euro, che arrivarono dall'estero nel marzo 2006 e vennero ritirati in contanti in cinque tranche. A incassarli fu l'ex sindaco di Subiaco Pierluigi Angelucci che disse di aver agito su richiesta di Francesco Proietti Cosimi (l'ex segretario particolare di Gianfranco Fini) di cui era stato collaboratore.

«I soldi li ho consegnati a lui» dichiarò Angelucci a Panorama. La procura di Tivoli, guidata da Luigi De Ficchy, ex procuratore aggiunto di Roma e pm della Direzione nazionale antimafia, ha aperto un fascicolo (le ipotesi di reato, non ancora cristallizzate, potrebbero andare dalla truffa al riciclaggio al finanziamento illecito ai partiti) per capire a che titolo siano stati consegnati quei soldi a Proietti Cosimi, visto che il parlamentare di Futuro e libertà, come risulta da alcune intercettazioni, nel 2005 si era speso presso i Monopoli di Stato per risolvere alcuni problemi dell'Atlantis.

Le indagini tecniche sono state affidate al Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, lo stesso che si è occupato di Gianfranco Lande, il cosiddetto Madoff dei Parioli. Nella Capitale, invece, si procede per «bancarotta fraudolenta» e il fascicolo è nelle mani di un altro pm di spicco: Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm. Nei prossimi giorni dovrebbe esserci un summit tra la procura romana e quella tiburtina per coordinare le indagini.

Nel mirino di Cascini c'è il fallimento della Keis media, società di comunicazione e spettacolo, chiusa per un debito di 57 mila euro. Peccato che nel frattempo avesse ricevuto quasi mezzo milione di euro di sponsorizzazioni dalla Atlantis, pure quelli ritirati in contanti a colpi di 30 mila euro. All'epoca del crac ai vertici della Keis c'erano la figlia e il nipote di Proietti Cosimi.

Ma non fu solo quest'ultimo, tra gli ex fedelissimi di Fini, a sostenere l'affermazione dell'Atlantis in Italia. Per esempio procuratore della filiale tricolore è stato Amedeo Laboccetta, oggi parlamentare pdl, che nel 2004 ospitò Fini nel paradiso caraibico dove pulsa il cuore dell'Atlantis. In quei mesi Corallo si apprestava a sbarcare in Italia.

«Mettemmo a punto l'associazione temporanea d'imprese con Atlantis e Bit media nello studio romano dell'avvocato Giancarlo Lanna» ricorda Remo Molinari, ex socio di Corallo con la sua Plp. Lanna sarà nel 2007 tra i promotori della fondazione Farefuturo, il centro studi finiano che con gli attacchi al premier Silvio Berlusconi, diventerà una delle cause della spaccatura del Pdl.

Comunque, nel 2004, Corallo poteva contare sull'appoggio di altri esponenti di spicco dell'ex An. «Anche perché con alcuni di loro aveva militato nel Fronte della gioventù» conclude Molinari. Quattro anni dopo, nel luglio 2008, James Walfenzao, socio di Atlantis, avrebbe fatto da intermediario con le sue società all'acquisto della casa di Monte-Carlo occupata da Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini.

 

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