DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Ettore Livini per “la Repubblica”
Alexis Tsipras contro Vangelis Meimarakis. Il "bambino viziato" (come il leader di Nd chiama quello di Syriza) contro "il volto di 40 anni di scandali" (la risposta). L' ex-nuovo - invecchiato precocemente dopo la guerra con la Troika - contro il vecchio, ringiovanito da un'astuta operazione di marketing politico. La Grecia decide oggi il suo futuro nelle urne con un derby a due destinato a risolversi solo sul filo di lana. I sondaggi delle ultime ore danno il partito dell' ex premier di nuovo in leggero vantaggio sul centrodestra.
L'esito però resta incertissimo e la certezza pare una sola: Atene sarà governata da un governo di coalizione. E chiunque vinca - Tsipras o Meimarakis - il programma del nuovo esecutivo sarà quello messo nero su bianco nell' accordo firmato a luglio con Ue, Bce e Fmi in cambio degli 86 miliardi di prestiti necessari per evitare la Grexit.
I due protagonisti di questo duello quasi kafkiano - giocato sotto il Partenone ma con il copione scritto a Bruxelles - lo sanno bene. Ma per dare la caccia a indecisi e delusi (tantissimi specie tra le fila di Syriza) hanno chiuso la campagna elettorale gettando alle ortiche il bon ton e dandosele, verbalmente, di santa ragione. Il 62enne leader di Nea Demokratia, abilissimo a passare come uomo nuovo pur essendo uno dei fondatori del partito che ha portato la Grecia nel baratro, ha giocato la carta del padre rassicurante, costretto a sculacciare il figlio pasticcione e un po' discolo.
«È ora di dire basta agli esperimenti di Tsipras», ha ripetuto fino alla noia. «Al paese serve stabilità e non un leader capriccioso che quando è in difficoltà convoca un referendum o nuove elezioni ». Il "piccolo bugiardo" o "Mr.60 euro" - altri soprannomi rifilati al rivale ricordando le promesse elettorali e i limiti di prelievo in banca - «ha portato il paese in rovina in sette mesi». Sottinteso: adesso devono tornare a governare gli adulti «che hanno dimostrato tra il 2012 e il 2014 di poter portare Atene fuori dalle secche». Tsipras, come il figliol prodigo, può essere perdonato.
«Sono pronto a governare con lui», concede Meimarakis. «Ma solo per il bene della Grecia».
La commedia psicanalitica in qualche modo ha funzionato. Atene è reduce da nove mesi ad altissima tensione, vissuti sull' orlo del default e sotto la pressione dei creditori. E il leader di Nea Demokratia, grazie ai modi posati e all' ironia quasi da bar, è riuscito a trasmettere quel senso di affidabilità che ha consentito al centrodestra di accorciare quasi a zero il distacco da Syriza.
Tsipras ha risposto mettendo sul piatto il carisma personale, sopravvissuto al suo acrobatico trasformismo politico. «È l' unico in grado davvero di fare la guerra alle oligarchie che ingessano il paese », diceva adorante una delle ragazze che all' ultimo comizio reggevano lo striscione "Alexis ti amiamo". «Abbiamo fatto errori, ma gli errori sono esperienza», ha ammesso l' ex premier. «Ma restiamo la sinistra "utile" che cambierà l' Europa dal suo interno».
Meimarakis? «È il corresponsabile dei disastri che hanno portato la Grecia in queste condizioni. È stato ministro dei governi che hanno aperto i buchi in bilancio.
Accusare noi di aver rovinato il paese è come dire a chi ha bevuto tre bottiglie di whisky e un bicchierino di vodka che a ubriacarlo è stata la vodka». Il figliol prodigo non ha nessuna voglia di tornare a casa a farsi sgridare dal vecchio padre: «Lunedì la Grecia avrà un governo perché serve stabilità », ha ribadito. «Ma non faremo mai un'alleanza innaturale con Nd. O ci sarà un esecutivo progressista o uno conservatore».
i sostenitori di syriza festeggiano
Cosa succederà allora domattina? Difficile che Syriza o Nea Demokratia facciano Bingo, conquistando la maggioranza assoluta dei seggi. L' incarico di formare il governo sarà affidato al leader del partito con più voti. Tsipras potrebbe allearsi con la destra di Anel, il partner nell' ultimo esecutivo, che rischia però di non passare quel 3% necessario per entrare in Parlamento. In alternativa punterebbe sul Pasok ( «in fondo si è rinnovato», ripetono per autoconvincersi in Syriza) o il centro di To Potami.
A queste due stesse forze potrebbe rivolgersi Meimarakis in caso di successo. All' opposizione rimarranno così i comunisti del Kke, Unità Popolare, nata dalla scissione con Syriza ma a rischio di non superare il 3%, e Alba Dorata, in gran spolvero nei sondaggi sull' onda del dramma rifugiati.
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